Squilibrio mentale, indottrinamento e condizionamenti religiosi
Alla base di tutte le tirannie sta l’ignoranza del popolo, la mancanza di senso critico e di analisi dei suoi singoli componenti. Quanto più un popolo (e quindi un individuo) è ignorante tanto più è facilmente manovrabile, assoggettabile, condizionabile. Più manca la volontà di autodeterminazione più l’essere umano cade in balia di menti scaltre ed egemoni. Più manca la convinzione di essere portatori di ogni potenziale umano in grado di renderci artefici del nostro destino e più si è soggetti alle decisioni degli altri. Quando si trascura l’importanza della conoscenza diretta si delega altri a decidere per noi e per la nostra vita. Accettare passivamente un principio o una filosofia esistenziale senza capacità e volontà di analisi significa far decidere gli altri della nostra esistenza, del nostro bene fisico, del nostro intelletto, della nostra stessa coscienza che spesso resta coinvolta e porta l’individuo a scendere a compromessi con ciò che è ingiusto, illecito, disonesto.
Ogni principio inteso a reprimere la conoscenza, la vera cultura, la volontà d’indagine, è contro l’evoluzione integrale dell’uomo. La mente, l’intelligenza sono l’arma più efficace per la liberazione dell’uomo; ma affinché la mente produca pensieri positivi, costruttivi, edificanti è necessario che il sangue che irrora il cervello sia pulito e può essere tale solo se l’alimentazione dell’uomo è priva di inquinanti, di veleni e sia compatibile con le esigenze chimico-biologiche del nostro organismo. Come gli alimenti inquinati sono portatori di malattie organiche così i pensieri negativi, lesivi, di odio, disprezzo, avvelenano la mente e la rendono ammalata. Ma come alimentarsi troppo nuoce alla salute, per eccesso di nutrienti, allo stesso modo i pensieri persistenti, ossessivi finiscono col nuocere all’equilibrio mentale.
La mente è una delle 4 componenti fondamentali dell’essere senza la quale nessun evoluzione è possibile, nessuna liberazione è fattibile, nessun progresso attuabile.
L’aspetto che caratterizza il fideismo di molti credenti nasce dall’accettazione passiva di ciò che è scritto e storicamente tramandato attraverso i testi ufficiali considerati indiscutibili. In questo caso il credente accetta passivamente come verità assoluta i principi enunciati senza mettere in discussione la loro veridicità e senza chiedersi se quei principi potevano essere stati dettati per quel particolare popolo in quei particolari contesti storici. Nulla di ciò che viene detto o scritto ha valore imperituro, ma deve dare i suoi frutti, possibilmente benefici ai fini dell’evoluzione personale e sociale dell’uomo.
Il dubbio è ciò che ci fa progredire mentalmente e socialmente, ciò che attiva e rinforza la nostra ragione e che ci spinge alla riflessione, a sviluppare la memoria e la volontà partecipativa, che sposta l’attenzione sul “perché”, che rimanda alle cause e ci aiuta a trovare la soluzione dei problemi. Il dubbio è sinonimo di accortezza, di lungimiranza, di prudenza: è ciò che ci aiuta a vedere oltre l’apparenza delle cose, a guardare oltre l’aspetto superficiale, a vederne i risultati, gli effetti a breve e a lunga scadenza di tempo.
La storia è colma di orrori commessi dall’uomo nei confronti del suo simile, trascinato in guerre fratricide da soggetti megalomani capaci di condizionare il pensiero della gente. Allo stesso modo i delinquenti riescono a trascinare in azioni delittuose giovani, a indurli a prostituirsi, a diventare spacciatori di droghe, oppure essi stessi schiavi della droga. Gli scaltri, i furbacchioni, i malandrini riescono a circuire la gente ingenua semplicemente perché questa ha scarso senso critico delle cose. La gente in buona fede cade nelle trappole di falsi indovini, cartomanti o falsi guaritori che riescono ad abbindolare, a truffare, persone in situazioni psicologicamente ed emotivamente precarie, estorcendo loro anche ingenti somme di denaro. Gesù stesso raccomandava: “Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mtt. 10,16). E ancora: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci” (Mtt. 7,15).
Nel corso della storia le classi egemoni sono sempre riuscite a condizionare il pensiero della gente al punto che ancora oggi difficilmente l’individuo riesce a svincolarsi dall’idea che quello che viene dall’”alto”, dai media, dalle grandi lobby, dai centri di potere economico, politico, sia ad esclusivo beneficio del popolo.
Certo non tutto può essere spiegato; vi sono fenomeni e traguardi che l’uomo ancora non è in grado di capire. Credere per fede in un obiettivo finale, i cui meccanismi sfuggono alla capacità di analisi, spesso aiuta a raggiungere lo scopo; anzi, nulla sarebbe possibile senza la proiezione nel futuro di qualunque opera che sempre trova la sua origine nella mente e nel cuore della gente. Ma un fatto è credere possibile l’imponderabile, le cui leggi possono essere considerate perfette, un altro è credere a tutto ciò che viene dall’uomo per sua natura imperfetto.
Ma al di là di questo, manca nell’individuo la capacità di concentrarsi su un obiettivo specifico: la mente dell’uomo vaga libera senza ordine perché manca l’abitudine al senso critico, alla meditazione, difficilmente sta ferma nell’attimo in cui l’individuo compie l’azione: è sempre altrove, per questo è vittima della sua singola, intima, personale, disarmonica tempesta mentale.
Dimostrava forse senso critico la gente che urlava compiaciuta mentre venivano arsi vivi dall’Inquisizione le migliori menti del popolo? O quando Hitler, osannato dal popolo, decretava le leggi razziali e lo sterminio degli ebrei? E oggi dimostra forse senso critico la gente quando addenta il corpo di un animale ucciso considerandolo pietanza succulenta? O quando beve latte vaccino che è come succhiare le mammelle ad una mucca? o quando porta, con orgoglio, sulle spalle le spoglie di animali assassinati?
La mente, come il corpo e la coscienza, va educata. La vera conoscenza scaturisce solo da una mente armonica e positiva: è necessario abituare la mente a stare dove noi vogliamo che sia senza consentirgli di vagare su immagini e pensieri che non abbiamo cercato; allontanare pensieri fuorvianti, meditare sui grandi interrogativi della vita, chiedersi sempre il motivo delle cose; non accettare passivamente le opinioni degli altri specialmente quando possono condizionare la nostra esistenza: il dubbio fa progredire più delle certezze. Nella volontà di conoscere sta la vera forza dell’uomo che lo fa evolvere, che lo rende libero e artefice del suo stesso destino.
Franco Libero Manco