Treia – Resoconto della Festa dei Precursori, dal 23 al 25 aprile 2017
Molto lunga e intensa è stata questa edizione della Festa dei Precursori del Circolo vegetariano VV.TT., iniziata il 23 e conclusa il 25 aprile 2017.
Come al solito io comincio queste giornate con un po’ di batticuore: chi ci sarà? chi non ci sarà? filerà tutto liscio? E, come al solito, tutto è andato nel migliore dei modi, grazie al senso di presenza e di partecipazione degli intervenuti.
Tanto per cominciare, abbiamo la fortuna di avere due amici generosi e preziosi, Aurora e Rossano, di Staffolo. Paolo li aveva contattati già da diverso tempo. Lei è una donna estremamente appassionata di erbe spontanee (e non) e della natura in genere, e ci ha accompagnati al mattino in una bellissima passeggiata erboristica in una strada proprio qui vicino al circolo nei pressi del lavatoio, ricchissima di piante.
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Avremmo potuto passare due ore buone nel primo metro, tanta era la ricchezza in biodiversità del luogo. Speriamo che l’amministrazione, grazie alla presenza anche del suo rappresentante per l’ambiente, Adriano Spoletini, sia sensibile alla tutela di questo patrimonio alla portata di tutti e che questo possa essere apprezzato e conosciuto sempre più dagli abitanti del luogo.
Comunque sia, la giornata era bella e soleggiata anche se fresca, i partecipanti interessati (cerco di nominarli tutti: Rossano, Simonetta, Fernando, Adriano, Lauretta, Danizete, Donatello, figlia, genero e nipotino, Silvana, Stefano e Mariagrazia, Mara Labanga con Matteo e Riccardo) e Aurora ci ha incantato scoprendo anche erbette apparentemente insignificanti, nascoste fra le altre, ma di quelle meno conosciute e appariscenti ci ha decantato proprietà e ha raccontato aneddoti. Ne nomino solo alcune: caccialepre, alliaria, cardi di veri tipi tra cui quello mariano, malva, da tutti conosciuta, strigoli, papavero, crepis, tarassaco, attaccavesti, gigaro o pandiserpe, vitalba, centocchi, senape e altre che in questo momento mi sfuggono. Anche Aurora è rimasta stupita di tanta biodiversità. Alla fine abbiamo avuto anche un incontro ravvicinato con alcune capre che soggiornano lungo un tratto della scarpata che risente alquanto negativamente della loro presenza.
Tornati indietro, ultime due chiacchiere e poi ci siamo divisi per il pranzo. Siamo rimasti in 9 e ci siamo avvicinati a casa, dove Paolo era rimasto per farci trovare il desco pronto e alcune cosette. Ma anche lì Aurora ha avuto modo di stupirci con le sue belle e buone preparazioni culinarie, tutte a base di piante spontanee e frutta da lei raccolte e lavorate. Non mancavano un vino aromatizzato con bacche di rosa canina e una bevanda al sambuco, fresca fresca dell’annata.
Poi siamo scesi al Circolo e lì piano piano ci hanno raggiunto diverse persone: Mavi, Umberto Rocchi, fitoterapeuta, Alberto Meriggi, il nostro amico storico che ci arricchisce ogni anno con le sue dotte dissertazioni in tema, Petra, la scultrice e potatrice di ulivi ed altro, Fabrizia e suo marito, Francesco Orazi, Antonello Andreani, musicista, ed in più alcuni che erano presenti nella mattinata e che sono ritornati. Mavi ha presentato il libro “Quaderno vegetariano con Gianni Rodari, in cui sono descritte le ricette fantastiche dell’Era Ecozoica.
Meriggi ci ha parlato degli esperimenti dell’Accademia Georgica sulla rotazione delle colture, sulla conoscenza delle erbe spontanee da parte dei contadini che le usavano come integrativo e della lavorazione della canapa a Passo di Treia. A rotazione poi ognuno dei presenti ha detto qualcosa di sé aggiungendo proprie esperienze sul tema erboristico.
La seconda giornata, 24 aprile 2017, è stata più tranquilla. La mattinata era libera, infatti Stefano e Mariagrazia sono andati a fare un giro a Macerata a prendere alla stazione Uphahar Anand e Ferdinando Renzetti (Fiordifango), i quali arrivavano uno da Riccione e l’altro da Pescara. Poi al pomeriggio è arrivato Felice (Rosario Colaci) che era stato invitato a presentare il suo libro, Non ho tempo per la fretta, dove sono raccolti circa 100 componimenti poetici sulla natura e sulla vita.
Felice aveva portato anche un campione delle sue innumerevoli produzioni: erbe secche per la preparazione di tisane (tiglio, biancospino, finocchio selvatico, melissa, ecc.) frutta secca (mele, cachi), caffè di ghiande e i suoi libriccini del Seminasogni, oltre naturalmente al suo libro. Ci ha raccontato qualcosa della sua vita e di come è nata questa vera e propria sua esigenza di scrivere poesie in rima.
La poesia e la musica sono stati gli ingredienti principali, chi ha suonato (Stefano Panzarasa, Antonello Adreani e Upahar), chi ha letto poesie (Paolo), chi ha raccontato qualcosa di sé. Io ho letto molto emozionata un paio di brani dal libro “la Figlia del Sarto” di Lucilla Pavoni, che, purtroppo, da un paio di mesi non è più con noi. E’ stato un pomeriggio “leggero” ed emotivamente molto coinvolgente. Il tutto è terminato, per chi è rimasto, con una cenetta a casa nostra.
La terza giornata, il 25 aprile 2017, è stata, almeno per me, alquanto impegnativa. Già tutto questo movimento di situazioni e persone mi aveva creato una certa apprensione ed alla notte non avevo dormito troppo bene. Al mattino c’è stato il laboratorio di ceramica neolitica condotto da Stefano Panzarasa nei locali della sezione dell’Auser Treia.
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Grandi e piccini si sono radunati durante il corso della mattinata nella stanza producendo un bel numero di statuine e piccoli contenitori. I manufatti sono rimasti poi quasi tutti qui da noi che nei prossimi giorni li porteremo ad Appignano, il paese dei coccetti, dove abbiamo preso contatto con la proprietaria di un laboratorio dotato di forno, disponibile a cuocerli.
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E’ seguito un bel pranzo allestito egregiamente da Paolo (che di esperienza in proposito ne ha), a base di riso integrale, lenticchie in umido speziate ed insalata e arricchito dal farro di Michele Meomartino (che nel frattempo ci aveva raggiunto da Pescara), il tutto consumato nell’orto, sotto gli ulivi o sul muretto, all’ombra o al sole, allietati dalle note romantiche dei nostri amici cantori.
Non ho ancora detto che il pomeriggio del 25 aprile comprendeva la presentazione da parte di Mariagrazia Pelaia di alcuni libri di Marija Gimbutas (“La Civiltà della Dea”, primo e secondo volume e “Le Dee e gli Dei dell’Antica Europa”). Mariagrazia ha curato la traduzione di questi testi. Il mio compito era di fare da moderatrice forse però sarebbe stato meglio lasciare il compito a chi di queste cose ha più esperienza… Comunque la Tavola Rotonda ha avuto inizio: la Gimbutas era una archeologa e linguista lituana che studiò le culture del neolitico e dell’età del bronzo nell’antica Europa. Trovando in varie parti d’Europa reperti attribuibili allo stesso periodo (Neolitico) che raffigurano figure femminili in varia forma si è ipotizzato che una “Grande Dea” venisse adorata. Ho fatto un po’ fatica a capire, dato che sono quasi completamente digiuna di questo argomento, quale sia stato il contributo di queste scoperte nell’elaborazione dell’ipotesi (visto che all’epoca non c’era ancora la scrittura e quindi documenti scritti) dell’esistenza di una civiltà matristica (o, per chi preferisce il termine, matriarcale), che pure è ben conosciuta e trattata in vari ambiti.
Dopo l’intervento di Mariagrazia, che ha parlato della Gimbutas come di una “Precursora”, tanto per rimanere in argomento, si sono succeduti vari contributi, tra cui quello più in tema forse è stato quello dell’archeologo (classico) Enzo Catani. Altri interventi sono stati sviluppati, ognuno secondo le proprie conoscenze e propensioni.
Voglio nominare, perché erano state invitate appositamente per la “tavola rotonda” del pomeriggio, Patrizia Cavallo, una naturopata di Jesi; Maria Gemma Massi, studiosa di rune celtiche e di sciamanesimo e responsabile del gruppo Erbasacra di Ancona; Simonetta Borgiani del Comitato Treia Comunità Ideale, che ha parlato delle antiche sibille marchigiane, e Michele Meomartino della Rete Olistica Italiana che ha espresso apprezzamenti per il lavoro svolto da Mariagrazia Pelaia nel tradurre l’opera della Gimbutas. Tra gli altri c’erano anche Orietta di Ancona e Mara Labanga di Loreto con Matteo, un giovane e simpatico amico.
Il tema era sì la produzione della Gimbutas, ma secondo me, ci stavano bene anche propri punti di vista e di esperienze personali sul femminile o informazioni sulle dee femminili di stampo più locale (come le Sibille di Simonetta). Per finire Stefano Panzarasa, compagno di Mariagrazia, col suo intervento, ha riportato il discorso sul tema della civiltà della Dea.
Si era fatto tardi, si era creata una certa confusione, con vari discorsi incrociati, per cui siamo passati alla merenda a base di un buon dolce e biscottini con vino e tisana, il tutto condito anche da chiacchiere e convenevoli in libertà. Abbiamo proseguito la serata davanti ad una buona pizza con i pochi rimasti.
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Per concludere, tornati a casa, si è tenuta una sessione dei bei canti proposti ed eseguiti da Upahar Ananad a cui ha partecipato anche un “ultimo arrivato”, Dimitri di Matelica.
Poi tutti a nanna, tutti più o meno toccati dall’intensità degli eventi!
Caterina Regazzi
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Nota critica (via Email) di Stefano Panzarasa: “Cari Paolo e Caterina, premesso che i primi due giorni dell’incontro e il laboratorio sono stati molto belli e vi ringrazio, ora è inutile che cancellate commenti e altro…
Volete che tutto sembri bello anche quando una persona così brava come Mariagrazia che si era tanto impegnata per voi si è sentita trattata male (la sciamana l’ha platealmente ignorata)?
Io ho parlato di quello che è successo (proporre la vendita di un libro su Gesù… una dell perle…) con più di dieci persone e tutti erano venuti per Mariagrazia e erano d’accordo con me (chiedete pure all’archeologo, al francese, a Mara, al ragazzo che era seduto di fronte a me e che ha anche comprato il libro).
Siete persino riusciti ad andare via senza salutare Mariagrazia… (commentate da voi questo comportamento) che era a casa quando siete usciti… Comunque il mio resoconto è già su FB con il mio commento e sta girando in rete tra le persone presenti e vi assicuro che se rintraccio la sciamana le dirò che è stata una grande maleducata ad ignorare Mariagrazia e ad approfittare dell’incontro sulla Grande Dea per provare a vendere un libro sul dio patriarcale… Insomma inutile scappare, quando bastava o basterebbe solo scusarsi con Mariagrazia. Io comunque non ho fretta e tanta creatività e allegria, la metterò al servizio di un riscontro positivo su quanto è accaduto…”
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Risposta di Caterina: “Non ritengo di avere nulla di cui scusarmi con Mariagrazia (e tanto meno con Stefano). Ho fatto quello che era nelle mie possibilità e credo di essermi data da fare al massimo per la riuscita della festa. Ho dato a Stefano e Mariagrazia la più bella stanza della casa per mettere a loro agio la coppia con tanto di gatto che addirittura si metteva a detta loro sotto le coperte (speriamo che non abbia le pulci).
Non ho salutato Mariagrazia prima di uscire, ma lei non è venuta la sera prima a fare i canti con Upahar e tutti noi; al mattino, fino alle 11 e passa, orario in cui noi dovevamo uscire per accompagnare Upa e Ferdinando a Macerata, lei non si è vista. Dovevo forse andare a riverirla in camera da letto?
Le persone che secondo Stefano hanno fatto interventi non in sintonia, hanno espresso il loro sentire sul femminile e le loro esperienze, cosa che mi è sembrata perfettamente in sintonia con il tema trattato e con il nostro sistema di fare le condivisioni, che sono appunto delle condivisioni aperte. Altrimenti dovevamo fare un tavolo con la relatrice e i relatori e infine, si chiedeva al pubblico presente di fare le sue domande. Cosa che non abbiamo mai fatto per nessuna presentazione di libri. Non abbiamo bisogno del “vate” che ci viene ad impartire un verbo, ma di uno spazio in cui tutti si possano sentire a loro agio (atteggiamento matristico) ed esprimersi senza paura di essere redarguiti per una scarsa attinenza al tema (atteggiamento patriarcale). Da lungo tempo ho sempre cercato di giustificare l’atteggiamento di Stefano, prepotente e desideroso non di scambiare con gli altri le proprie esperienze e idee, ma di imporre le proprie con la convinzione che la sua sia l’UNICA VERITA’, quando nella vita ha passato tante fasi, completamente diverse da quelle che sta vivendo adesso. Immagino che anche allora, quando mangiava la carne e quando forse con le donne non era così “matrista” credesse di avere la verità in pugno ed allora forse un po’ più di modestia non guasterebbe. Inoltre personalmente sono stata trattata da loro con disprezzo e dileggio, pertanto eventuali scuse sono da loro dovute e con ciò chiudo. Buona presa di coscienza…” (C.R.)
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Commento di Michele Meomartino: “Un sincero ringraziamento a Paolo e Caterina per aver organizzato quest’ennesima Festa dei Precursori. Come sempre siete stati molto bravi e ospitali ed io sono onorato di aver partecipato. Grazie anche a tutti gli altri operatori che hanno voluto condividere questa bella esperienza.”
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Commento di E.S.: “Ho visto le polemiche di S. per la Festa dei Precursori appena trascorsa, ed ora sento di poterlo dire. La prima volta che venni a Treia, dormii insieme a lui, e rimasi allibito da come parlava male di te. Non ti ho mai detto niente, non mi sembrava opportuno. Al di là delle vostre vicissitudini mi colpì molto questa cosa, mi dicevo “a quale scopo quest’uomo viene qui con apparenti motivi di comunanza, interessi, condivisione, empatia e poi parla male di Paolo?” Oggi posso comprendere meglio questi atteggiamenti, e senza giudicare Stefano, ammiro il tuo osservare stando in silenzio, è questa la lezione che tu mi regali, una lezione d’amore. Con gratitudine, ti abbraccio.”
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Commento di S.M.: “In risposta alla lamentela di Stefano su FB, mi sento coinvolta in quanto ho fatto uno degli interventi dopo la presentazione di Mariagrazia, che ringrazio di aver partecipato, ma al pari degli altri, che abbiano parlato o meno. Non avevo capito che fosse protagonista assoluta dell’evento, ma anche Stefano, avendo collaborato alla stesura del programma poteva opporsi da prima, senza trattare poi come maleducati e ignoranti tutti quanti, cosa che sinceramente non condivido. Se la Gimbutas fosse stata perfettamente nota a tutti, sarebbe stato inutile parlarne. E poi ognuno di noi ha qualcosa da dire: il modo di pensare, di vivere, è piuttosto soggettivo e a casa di Paolo e Caterina si è liberi di esprimere il proprio sentire, in un clima tradizionalmente informale. Potrei averne da dire anche io su ciò che ho sentito, ma non mi permetto. Nonostante la simpatia che comunque ho nei suoi confronti, visto il sasso lanciato, qualcosa lo sottolineo: nessuno ha mai contestato – come fa lui – il notevole spazio che gli è sempre stato dato, propinandoci all’infinito le sue canzoni ispirate da Rodari – che scriveva per bambini – tanto che neanche Magò (il cane) le sopporta più…”
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Commento di Luigi Caroli: “Milano, 28 aprile – Caro Paolo, mi è molto piaciuto il racconto della FESTA DEI PRECURSORI.
L’autrice vale le cinque ministre messe assieme.
Ipotizzavo un numero più alto di partecipanti.
Sbaglio di molto se ipotizzo che la media dei tuoi contatti
giornalieri sia 240?
Naturalmente…. di alto livello culturale.
Ciao, Luigi”
Mia rispostina: “Caro Luigi. grazie per l’apprezzamento, la mia compagna Caterina è una scrittrice vera che non sa di esserlo. I partecipanti alla Festa dei Precursori difficilmente superano un paio di dozzine. E di queste due dozzine qualcuno rema anche contro… Trattasi di processo alchemico. Per superare il livello di coscienza corrente occorre sempre mettere insieme elementi contrastanti in modo che possano amalgamarsi al meglio. Non sempre l’esperimento riesce al 100%, magari riesce al 70% od anche meno ma siamo sempre sopra la linea del 50%, quindi va bene. Insomma se non è oro è argento…
I seguaci virtuali del Circolo variano in numero secondo le onde pensiero e lo spazio tempo. Possono essere 3 o 240 o qualche migliaio. Alti e bassi… culmini ed abissi di un gioco della Coscienza. Ciao, Paolo”
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Mia annotazione: “Disse Eckart Tolle: Quando comprendete la natura transitoria di tutte le esperienze, e capite che il mondo non vi può dare nulla che abbia un valore duraturo, l’arrendersi diventa molto molto più facile. Continuate comunque lo stesso ad essere coinvolti in esperienze ed attività, ma senza le paure e le pretese del “sé” egoico. Questo per dire che non richiedete più che una situazione, una persona, un luogo o un evento, debbano soddisfare le vostre esigenze o farvi contenti. Lasciate essere la loro natura transitoria ed imperfetta…”