Donald Trump – La metamorfosi invertita: da farfalla a scarafaggio in meno di tre mesi!

L’ex sedicente pacifista miliardario una volta arrivato alla casa bianca rossa di sangue ha impiegato meno di tre mesi a trasformarsi, da brava lingua biforcuta, in normale presidente yankee che deve bombardare qualcosa.
Le prime due mosse, in Siria e Afghanistan, sono state demenziali.

59 tomhawak illegalmente lanciati, in violazione del diritto internazionale e nazionale (senza permesso nè dell’Onu né del Congresso, materia per due incriminazioni) su una base siriana evacuata, con un pretesto falso, e per due terzi deviati dall’elettronica militare russa.

Una sedicente superbomba “materna” (MOAB) da 11 ton lanciata in una zona fuori mano afghana con la scusa di uccidere qualche membro di Al Quaeda (se il macabro consuntivo è giusto i cittadini statunitensi hanno pagato mezzo milione di dollari per ogni omicidio), fornendo occasione agli appassionati mondiali che i russi dispongono di una bomba “paterna” (FOAB) da 44 ton, cioè quattro volte più potente.

Dopo i due crimini/figuracce mondiali la terza mossa le ha superate. L’invio massiccio di forze armate in Sudcorea ha allertato una potenza nucleare confinante con la medesima Cina, insomma i nordocreani seccati per la minaccia hanno allertato tutto, il che include i sottomarini nucleari nel pacifico, ora assai vicini ala California.

Il biondo di Washington è il primo presidente che espone i suoi cittadini al rischio concreto di un attacco nucleare, ed io immagino che molti statunitensi siano estremamente irritati di questa disgustosa circostanza.
Naturalmente ai falchi di Washington può fare comodo anche uno stallo, che permette loro di mantenere una presenza militare in Asia con la scusa del pericolo.

Solo che l’ Eurasia non è l’Euramerika, ed ora sono molto irritati anche un miliardo e mezzo di cinesi, i quali giustamente non vedono di buon occhio né il rischio di guerra a pochi kilometri dai loro confini, né il fatto che lo scontro sia possibile tra due stati atomici.

Tutto questo può anche far comodo agli U$A senza attaccare, poiché permetterebbe di mantenere una presenza militare nella zona altrimenti ingiustificabile, senza limiti di tempo.

Insomma, l’esistenza del caro leader di Pyonyang può venir utile alle lingue biforcute di Washington perfino risparmiandosi la guerra, per aumentare la presenza in Asia fin che gli pare (un mese fa il presidente ha aumentato di 54 mld $ il bilancio militare della sua nazione).

Ma anche questa prospettiva è eccezionalmente sgradita a Pechino, poiché interferisce pesantemente con il loro sbocco naturale nel Mar della Cina meridionale.

Complimenti: il “pacifista” che doveva rinegoziare le relazioni commerciali con la Cina aprendo la via ad un mondo migliore, più prospero, pacifico e stabile ha messo a soqquadro il pianeta intero in un modo così controfunzionale che risultano ben comprensibili non solo le enormi irritazioni russe, cinesi e nordcoreane, ma anche quelle dei cittadini statunitensi ancora pensanti, specialmente quelli avvertiti che il dumping russocinese contro il dollaro potrebbe ora rivelarsi più pesante del previsto.

L’unico a guadagnarci pacificamente è Antonio Razzi, che dopo essere diventato star nazionale grazie a Crozza, ora ottiene fama planetaria, mentre viaggia diretto da Pechino a Pyongyang come scudo umano proveniente dal senato di un paese Nato. Razzi ha detto che in Corea del Nord si mangia benissimo, alla faccia dei menagrami ipnotizzati dalla propaganda Cia secondo cui si morirebbe di fame.

Tutti fanno sarcasmo di bassa lega su Razzi, eppure è l’unico parlamentare italiano che sia montato su un aereo per andare a difendere l’articolo 11 della Costituzione.

Ho detto sul serio, questa non è una battuta di spirito: l’articolo 11 ripudia la guerra, ogni guerra, e Razzi è andato a testimoniare che ripudia anche quelle amerikane.
Incredibile dictu, vero facto: tovarich Razzi merita un encomio per coerenza costituzionale.

Vincenzo Zamboni

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