Mandato cittadino di arresto contro donald trump per l’aggressione alla Siria del 6 aprile 2017 con 59 missili

Lunario Paolo D'Arpini 12 aprile 2017

La raccolta, domenica 9 aprile 2017, di firme per l’incarcerazione* di Donald Trump,
reo di 59 aggressioni missilistiche contro la Siria il 6 aprile scorso, è stata un successo!

Ecco le foto di alcuni dei firmatari che hanno accettato di apparire sul nostro sito
e nei giornali USA tramite United for Peace & Justice:
http://www.peaceandjustice.it/photos/2017-04-09_arrest_trump

La raccolta prosegue il 12 aprile 2017, in piazza Barberini a partire dalle ore 17, nel quadro della manifestazione contro l’escalation USA in Siria, indetta da EuroStop.

Patrick Boylan – patrick@boylan.it
per Statunitensi per la Pace e la Giustizia – Roma

*tecnicamente, le firme sono state apposte su un “Mandato cittadino di arresto” a nome di Donald Trump.
La legge statunitense prevede, infatti, che singoli cittadini possono arrestare qualsiasi persona
– anche una personalità pubblica — se viene colta in flagranza di reato e se la polizia non interviene.

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Integrazione di Pars Today:

“Nonostante le incalzanti richieste di stop alla guerra l’amministrazione Trump si prepara ad un’altra operazione connessa alla precedente e cioè il trasferimento di tutte le sue forze di stanza dal 2002 nella base di Incirlik nel sud della Turchia. Queste forze erano già da tempo pronte in un trasferimento di massa verso le basi siriane già sottoposte ai lavori di espansione per permettere la piena operatività ai velivoli statunitensi. L’hub principale per le nuove us army forces è la città di Tabqa a soli 40 km ad ovest da Raqqa – capitale dello Stato islamico in Siria. Taqba inoltre è stata scelta come centro di assembramento per le forze kurde e arabe tribali in arrivo, coordinate dagli americani, pronte a sferrare un attacco di ampia scala su Raqqa – come anticipato qualche giorno fa in un precedente articolo.

Una volta ultimati i lavori anche nelle altre basi, (Hajar, Qamishli e Kobani ), gli americani saranno nelle condizioni logistiche ottimali per poter raddoppiare il loro potenziale aereo sul campo in modo da eguagliare l’attuale potenziale russo-siriano.”

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Integrazione di Pierre Balanian:

Amman. La presenza di una nave da trasporto militare americana fa ipotizzare lo scarico di veicoli destinati al “Free Syrian Army” con notizie di un’imminente apertura di un fronte nel sud della Siria al confine con la Giordania.
La nave militare americana Liberty Passion partita da Livono il 26 marzo scorso con a bordo 250 veicoli militari ha raggiunto – dopo una sosta in Romania fino al 6 aprile – il Canale di Suez negli stessi momenti nei quale il re di Giordania Abdallah si incontrava con il presidente americano Trump. La Liberty Passion ha attraversato il Canale di Suez venerdì 7 aprile e ha gettato l’ancora nel porto giordano di Aqaba alle ore 9,49 dello stesso giorno.

La nave, capace di trasportare centinaia di veicoli militari, fa parte della Sesta flotta americana basata nel Mediterraneo e non esegue mai parate dimostrative, si muove esclusivamente per compiere missioni ben precise. Di grande portata (stazza 58107 tonnellate) è arrivata contemporaneamente all’attaco aereo americano contro la Siria ed è rimasta per 40 ore ferma in Giordania prima di salpare domenica scorsa in direzione di Jedda in Arabia Saudita.

Dal Pentagono non è trapelata alcuna informazione sulla missione della nave militare in Giordania, ma dalle pagine dei social media degli oppositori al presidente siriano Assad si parla dello scarico in Giordania di molti veicoli militari destinati al “Free Syrian Army” con notizie di un’imminente apertura di un fronte nel sud della Siria al confine con la Giordania, con la supervisione delle truppe americane, in qualcosa di simile a quanto avvenuto nel nord della Siria con l’operazione “scudo dell’Eufrate” lanciata dalla Turchia.

Tutti gli analisti militari specializzati sul Medio Oriente sostengono che gli Stati Uniti interverrebbero militarmente in Siria soltanto se la Giordania fosse stata minacciata direttamente o indirettamente. Or bene il sovrano giordano ha espresso timori nel corso della sua ultima visita negli Stati Uniti rilasciando al Washington Post dichiarazioni di preoccupazione sulla “continuità geografica fra l’Iran, l’Iraq, la Siria e Heizbollah” enfatizzando sulle presenza delle “Guardie della Rivoluzione (iraniana) stanziate ormai a 70 Km di distanza dai confini con la Giordania”. Queste due dichiarazioni sono sufficenti per intuire la natura dei colloqui avvenuti nella Casa Bianca fra il sovrano giordano ed il Presidente americano che non erano certamente di mera visita di cortesia e complimenti come usano essere di solito la magior parte delle visite ufficiali dei capi di Stati arabi.

Testimoni oculari parlano di rafforzamento di presenza militare giordana al confine triangolare che separa la Giordania dalla Siria e dall’Iraq. Mentre tutti i cambiamenti avvenuti recentemente all’interno del Paese, come ad esempio l’allontanamento del Capo dell’Intelligence militare giordana Faisal Al Shawbaki poche ore dopo la fine del summit dei Paesi arabi membri della Lega araba e dell’incontro con il re saudita, sostituito da Adnan Al Gindi dimostrano un cambiamento di rotta e una disponibilità giordana ad avere un ruolo più attivo nella guerra in corso nella vicina Siria. L’avvicinamento della Giordania alla Russia aveva permesso al confine siro giordano di conoscere una fase di relativa pace, Daesh era sparito dalla Badiya Al Hammad e da ampie zone della Sueida orientale nel sud della Siria, sostituiti da forze leali alla Giordania anche se questa politica aveva creato tensioni con l’Arabia Saudita. La riappacificazione fra Amman e Riadh indica che qualcosa sta per cambiare anche fra i rapporti della Giordania con la Russia sopratutto per quanto concerne il fascicolo siriano.”

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Integrazione di Alfonso Navarra: “Il filorusso Trump ci porterà alla guerra contro la Russia? Il fatto che i Cruise contro Assad siano partiti da portaerei americane della VI Flotta con comando a Napoli, mette in rilievo che l’Italia, è una fondamentale piattaforma di lancio della strategia militareUsa/Nato responsabili di una situazione di conflitto sempre più pericolosa, a cui si aggiungono le ambizioni della Russia di Putin. Noi, “popolo della pace”, non possiamo starcene con le mani in mano mentre infuria la “guerra mondiale a pezzetti” (copyrightpapa Francesco), aumentando il rischio sottostante di una catastrofica guerra nucleare…”

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Integrazione di Vincenzo Zamboni: “Gli usa attaccano la Siria in quanto sostengono (senza esibire prove) che il suo governo abbia usato le bombe chimiche.
Il governo russo esige una indagine internazionale, il problema arriva al Consiglio di Sicurezza.
Gli yankee, con tutti i satelliti che hanno nella volta celeste, il sistema di spionaggio capillare sulla crosta terreste e la tecnologia d’avanguardia, perché non procurano le prove, così ci mettiamo il cuore in pace tutti, e i pennivendoli di regime non speculano sui fatti ?
Forse perché lo scopo è proprio “speculare in libertà”
E “liberamente bombardare” ?
A giudicare dalle passate dichiarazioni di Udo Ulfkotte, ex giornalista del Frankfurter Allgemeine, e di John Perkins, ex agente Nsa, lo scopo appare proprio quello.
Purtroppo finora il comportamento del governo statunitense è stato ancora una volta incivile, barbarico, primitivo, in tutta questa storia.
Il governo U$A deve uscire dalla preistoria.”

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