Ecco il Trump che non volevamo… – Della serie: “Se non è zuppa è panbagnato”

Allo stato attuale delle cose Europa e $tati Uniti sono privi di una politica, privi di una prospettiva, come barche che navigano a vista dopo avere fatto finta per troppo tempo di avere una rotta e un approdo a cui giungere: non li hanno (il vuoto pneumatico del pd, incapace di discutere argomenti seri, è solo uno dei tanti riflessi di questo colossale sbando generale in cui nessuno sa davvero cosa fare)..

Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha appena commesso il suo primo grave errore, benché disgraziatamente prevedibile e previsto, dato che si tratta di una caratteristica costante dei presidenti U$A, senza che se ne salvi uno: ha aumentato (ancora!) le spese militari (di ben 54 mld $, se non sbaglio).
Non ce n’è bisogno, anzitutto perché gli U$A non sono sotto attacco da parte di nessuno, ma anche perché si tratta già da molto tempo della nazione con il bilancio militare più colossale del pianeta, nessuno spende così tanti soldi in armi come gli $tati Uniti, quindi non c’è proprio necessità di armarsi ancora.

D’altronde, nell’era nucleare nessuno può pensare di aver bisogno di armamenti per una guerra contro qualche grande potenza, perché la bomba H mette fuori discussione ogni ipotesi del genere, e per le guerre locali coloniali gli armamenti disponibili bastano e avanzano.

Ma nella logica perversa del capitalismo estremo le spese militari sono l’unico keynesismo sempre ammesso senza riserve.

Si può riavviare la produzione interna con una spesa pubblica indirizzata nei settori più disparati, ma quello militare esercita sempre un fascino irresistibile per la mentalità competitiva conflittuale del capitalismo, con perenni tentazioni imperialiste (sconfessate verbalmente dal nuovo presidente in campagna elettorale, ma il dopo elezioni è diverso dal prima sotto molti aspetti, non ultimo quello di dover soddisfare le forze economiche reali in campo nel paese).

Questa infelice mossa provocherà abbastanza probabilmente delle reazioni inevitabili: perlomeno Russia e Cina si sentiranno indotte a dover ulteriormente ampliare la propria potenza militare per mantenere l’equilibrio.

Inoltre, probabilmente l’integrazione dell’alleanza aurasiatica sortita dai tempi del patto di Shangai (1999) sarà stimolata a consolidarsi ancora di più, per stare al sicuro sia militarmente che economicamente rispetto ad ogni tentazione egemone statunitense (da capo: il nuovo presidente ha annunciato una linea abbastanza isolazionista, ma cosa prevarrà davvero sarà da vedere, e il riarmo non è un buon inizio).

I paesi europei, in crisi non solo economica ma anche progettuale, si dimostrano incerti e privi di idee su tutto, ma non rinunciano alla retorica antirussa e ad ogni occasione di riarmo possibile.
Di fronte a tanta stupidità pericolosa e controfunzionale (la cosa più probabile è che i Brics continueranno prudentemente a consolidarsi e rafforzarsi mentre i paesi europei continueranno a navigare a vista senza bussola e senza piani credibili), dobbiamo perlomeno ricordare un punto fermo irrinunciabile: “Contro la guerra dobbiamo essere duri come le pietre” (Aldo Capitini).

L’antimilitarismo pacifista gode attualmente di mediocre salute, ma questo è un motivo in più per cercare di farlo vivere ancora e rafforzarlo.

Come sempre, non un soldo, non un uomo, non un appoggio ai governi ed alle partitocrazie dell’infame guerra imperialista contro i popoli, senza se né ma o però.

Abbiamo bisogno di ben altro che di una nuova corsa agli armamenti scatenata da sciagurati che si comportano come bambini occupati a giocare con fiammiferi e benzina: sarebbe meglio ricominciassero coi cubetti.

I popoli, invece, dovrebbero ricominciare a praticare la lotta di classe, prima che la classe egemone li abbia depredati di tutto.

Vincenzo Zamboni

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Integrazione di Manlio Dinucci:

“NATO. Passi avanti (contro la Russia) – Scrive Manlio Dinucci: “Ulteriori passi nel «rafforzamento dell’Alleanza» sono stati decisi dai ministri della Difesa della Nato. Anzitutto sul fronte orientale, col dispiegamento di nuove «forze di deterrenza» in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, unito ad una accresciuta presenza Nato in tutta l’Europa orientale con esercitazioni terrestri e navali. A giugno saranno pienamente operativi quattro battaglioni multinazionali da schierare nella regione. Sarà allo stesso tempo accresciuta la presenza navale Nato nel Mar Nero…”

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