Liti in famiglia, a causa della carne….
Quando uno dei due genitori decide di essere vegan per motivi etici la relazione tra i due spesso diventa insostenibile. Le due nature, prima in sintonia, spesso divergono, specialmente se di mezzo c’è un bambino che la madre vuole allevare con alimentazione incruenta, ma anche perché consapevole dei danni che può arrecare il cibo convenzionale.
Una realtà di difficile soluzione a meno che uno dei due non retrocede dalla propria posizione: il marito, onnivoro, non si apre alla nuova realtà che richiede rinuncia ai piaceri cui è abituato, oppure che la moglie, vegan, per quieto vivere, accetta che il bambino sia nutrito con prodotti di derivazione animale.
Ma per un vegan ritornare all’onnivorismo significa scendere a compromessi con la propria coscienza, accettare la sofferenza e la morte degli animali, subire gli effetti di un’alimentazione incompatibile con la natura umana, non curarsi dell’inquinamento e dei danni agli ecosistemi e all’economia familiare.
Quando il marito ritiene necessario che il bimbo si nutra anche di carne e accusa la moglie di imporre la sua visione delle cose, non impone forse egli stesso il tipo di alimentazione per il bambino? Cercare un accordo tra le parti rispettando le scelte altrui e fare in modo che prevalga il bene dei bambini sembra la via più ragionevole. Ma occorre domandarsi se è meglio per il bambino essere vegan oppure onnivoro. Certo tra la vita e la morte, come tra il dolore e la gioia, c’è sempre una via di mezzo, ma accettare che dieci e non cento animali possano soffrire e morire è una soluzione insopportabile per un vegan e soprattutto convivere con l’idea che nel frigo ci siano animali da cucinare.
Per valutare gli effetti dei due stili di vita occorre mettere sui due piatti di una bilancia gli aspetti positivi o negativi della scelta vegan. E’ indubbio che la carne e tutti i prodotti di derivazione animale non solo non sono necessari alla salute né ai bambino, né agli adulti, ma che sono sicuramente dannosi per entrambi, come scientificamente dimostrato negli ultimi decenni dai più accreditati istituti di ricerca a livello mondiale in fatto di nutrizione, che tra l’altro hanno dichiarato ufficialmente che l’alimentazione vegan è compatibile in tutti gli stadi dell’esistenza, dalla nascita alla morte.
Se il genitore onnivoro è consapevole dei danni che può produrre la carne, per il bene del bambino non può sostenere questo tipo di alimentazione nella volontà di scongiurare la paventata probabilità dell’isolamento del bambino dai suoi compagni. Mentre sarebbe quanto mai opportuno approfondire queste tematiche, informarsi e poi decidere se aderire a questa nuova visione della vita, sicuramente più giusta e salutare, oltre a favorire nell’animo del bambino una maggiore sensibilità verso la sofferenza degli altri esseri viventi e a renderlo sempre più responsabile dell’importanza degli alimenti nella propria vita.
Quando si esce dal “seminato” è fisiologico trovarsi in una posizione non condivisa da tutti; sta alla capacità dei genitori dare le giuste motivazioni al bambino affinché sia in grado di giustificare la scelta voluta dai genitori. Ma l’essere “diversi” è caratteristica qualificante non una depauperazione: è indice di personalità, coerenza, forza e fiducia nelle proprie idee, ma è anche motivo di testimonianza di una scelta che contribuisce al benessere della persona e a rendere migliore questo mondo.
La filosofia vegan si distacca da ogni altra innovazione esistenziale. In qualunque visione religiosa, spirituale, politica, culturale, filosofica è possibile integrare i diversi punti di vista: nella filosofia vegan questo non è possibile: significherebbe convivere con chi genera la causa della quale non vogliamo essere complici: o si è il problema o la soluzione del problema.
L’etica vegan è granata prorompente: la sua essenza mette in crisi la morale comune, va oltre gli stereotipi, i paradigmi, ogni consolidata visione antropocentrica; non consente di chiudere gli occhi per non vedere e le orecchie per non sentire, né di restare ancorati a tradizioni arcaiche che oggi più che mai rivelano tutti i loro effetti negativi sul piano fisico, mentale, morale e spirituale dell’uomo.
La persona vegan reagisce alla paura indotta dalla cultura dominante che propina l’alimentazione carnea come necessaria alla nostra salute, soprattutto dei bambini: ci vuole complici e responsabili dei danni cui condanniamo noi stessi e i nostri figli quando li abituiamo a mangiare prodotti animali, convinti di agire per il loro bene. Per contro spesso succede che la persona onnivora, come diceva Seneca, vede ciò che è bene ma segue ciò che è sbagliato.
Franco Libero Manco