Pensare e vivere ecologico – Arti e mestieri che resistono
Tanto spesso si sente dire che nessuno ha voglia di mettersi in gioco per imparare un mestiere artigianale, umile, spesso imputando questa indifferenza alla mentalità secondo cui l’artigianato è un’attività dedicata a chi non ha le capacità intellettuali necessarie per poter far lavori di concetto…
Ma poi, nella realtà dei fatti, come sovente accade in questi casi, non sempre è così! Infatti chi ha voglia di mettersi in gioco si trova di fronte al muro delle difficoltà economiche e la passione si riduce a un capriccio che solo chi ha la possibilità economica può permettersi di togliersi.
Se una persona vuole imparare da qualcuno qualcosa, o trova un qualche corso in una scuola pubblica (ma non in tutti i campi credo, ne esistano, ad esempio in agricoltura ci sono le scuole agrarie, per la cucina ci sono le scuole alberghiere, ma comunque durano anni e ciò comporta tempo e spese consistenti comunque) o trovi qualcuno che ti insegna per passione (ma evidentemente campa con qualcos’altro) o si deve affidare ad un privato e tutto ha un costo, ha un prezzo.
Certo c’è chi fa le cose per passione, ma anche un po’ per vivere, e se ha a sua volta delle spese da sostenere per mantenimento di locali e di se stesso, un prezzo lo deve comunque richiedere…
Forse in questa epoca di crisi e di disoccupazione sarebbero utili per non dire necessari dei finanziamenti pubblici per favorire la conoscenza e l’apprendimento di queste attività agricole e artigianali che comportano anche la riscoperta delle nostre tradizioni e per favorire l’occupazione in settori che altrimenti faticano a trovare un nuovo sviluppo: la tessitura (con tutte le altre attività che ci stanno intorno, come la coltivazione delle piante per i filati, la raccolta e la filatura della lana ecc), la falegnameria, la cesteria, l’impagliatura delle sedie, la produzione di manufatti in terracotta, ecc.
Tutte queste attività possono anche avere un risvolto artistico e l’arte e la bellezza, nel nostro mondo attuale non abbondano certo… Non dobbiamo trascurare poi la conoscenza su argomenti culturali. Purtroppo vedo che vere occasioni di condivisione “pura” dei saperi sono sempre più rare. Forse ben ci sta non dico a noi personalmente, ma come genere umano che vive nell’opulento occidente, ma dove le persone ormai sono completamente dipendenti per tutto: per il cibo che non sappiamo più autoprodurre (e vai al supermercato), per l’abbigliamento (io me la cavo bene col riciclo di roba usata, mi piace fare la maglia e vorrei imparare anche a cucire), per l’energia (ancora mi servo dell’auto per lavoro e anche gli spostamenti che comunque sono un’abitudine, ma mi sposto il meno possibile.
La condivisione delle conoscenze bioregionali sarebbe una gran bella cosa, ma io, finora, non ho incontrato tante persone che tramandano le proprie conoscenza senza chiedere niente in cambio.
Che dire? Fino a circa 70 anni fa tutto si imparava in famiglia o nella propria comunità, le conoscenze si tramandavano.. sul lavoro (nei campi o nell’artigianato) le conoscenze si trasmettevano da padre al figlio. Ma poi certi lavori hanno cominciato ad essere disprezzati perché troppo faticosi, umili e poco remunerativi.
Le campagne si sono svuotate, le botteghe sono state chiuse. I genitori non avevano più nulla da insegnarci, le loro conoscenze non ci apparivano più utile e al passo coi tempi. Le donne invece di insegnare alle figlie a cucire e a cucinare hanno mostrato un altro esempio: il supermercato e le confezioni. Ricordo che ho pensato a suo tempo (ho una figlia di 21 anni) che ormai non eravamo più capaci neanche di portare avanti una gravidanza e di partorire, c’era (e c’è, anzi, sembra un gran passo avanti ai più ) bisogno di fare il “corso di preparazione al parto”.
Sembra una gran conquista avere il padre del bambino in sala parto e in parte lo è ma la presenza di una donna, madre, sorella o amica, vicino alla futura mamma in travaglio, secondo me, avrebbe un valore aggiunto in più.
Sarebbe bello che sempre più persone, spontaneamente e disinteressatamente, potessero offrire le loro conoscenze, i loro saperi e li potessero condividere come semplice atto di amore per l’umanità.
Caterina Regazzi
Di questi temi se ne parlerà durante la prossima Festa dei Precursori, che si tiene a Treia, dal 23 al 25 aprile 2017. Previsti anche stage per la lavorazione della ceramica e per la cucinatura di cibi bioregionali.
(Calcata. Pranzo collettivo al Circolo Vegetariano durante una precedente Festa dei Precursori)
(Fonte: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Torniamo-al-tramando-di-arti-e-mestieri-bioregionali)