McCain, Trump, ….e gli scemi di guerra

Global Research ha mostrato le diverse foto ma citava anche siti in cui si contestava che fosse al-Baghdadi e invece riconoscevano un ufficiale del sedicente ESL. Ad ogni modo si sa benissimo che dall’ESL si passava tranquillamente all’ISIS e viceversa (armi comprese). Politicamente la cosa non cambia di una virgola. E’ forse addirittura più indicativo l’appoggio all’ISIS coi bombardieri americani a Deir Ezzor.

Riprendo la faccenda delle dimissioni forzate del generale Flynn. Ribadisco che è un duro colpo inferto dal deep state liberal-imperialista. Tuttavia ho la sensazione che Trump riesca a resistere più di quanto mi sarei aspettato. Adesso ha attaccato frontalmente l’accoppiata media-three letter agencies. E fa bene. Per la cronaca gli attacchi da parte del NYT sono giornalieri e sempre più cruenti. Potrebbe anche essere sintomo che non è così facile scalzare Trump. Ovviamente i soliti scemi mi daranno (o ci daranno) del “trumpista”. Come se avessi mai fatto il tifo per un qualsiasi presidente statunitense (al contrario di loro). Ma in tempi di guerra l’idiozia va alle stelle.
Io registro gli avversari avvelenati di Trump, la lro campagna di regime change interno e il loro novero tra i più grandi nemici dell’umanità. Ciò non fa di Trump un amico dell’umanità, ma di sicuro un ostacolo ai guerrafondai dell’impero americano, cioè i liberal-imperiali o neo-liberal-cons, che sono sempre più idrofobi.
Mi immagino così che dietro a Trump ci sia da una parte un “blocco sociale”, chiamiamolo così, abbastanza solido e dall’altra un blocco di interessi battagliero e non facile da sconfiggere, con in testa il business del petrolio (che è legato, per dinamica, a quello dell’esportazione di armi: la cosiddetta weapondollar-petrodollar coalition).

Concludo segnalando l’irritazione del bravo Scaglione per l’ipocrisia dei dirittumanisti sinistrorsi (in particolare rispetto all’assedio di Deir-Ezzor). Propongo che si segua il suo implicito suggerimento: chi oggi non si indigna per l’assedio lunghissimo di Deir-Ezzor, non ha diritto di indignarsi per nessuna cosa che accade in Siria.

Piotr

PS: Pare che in Russia vogliano rendere pan per focaccia, cioè mettere un osservatorio sulle fake news pubblicate dai media russi. I nostri media e i nostri politici avranno sicuramente la faccia come il culo per dire che quella è censura. La nostra, invece, no. La nostra censura serve a difendere la libertà d’espressione :-)
Non sta in piedi, direte voi. Certo che non sta in piedi! Ma non sta in piedi logicamente (è peggio del paradosso del mentitore). Ma sta in piedi politicamente. E i miei conoscenti filo PD (o votanti PD) ne saranno convinti. Ormai li sto stanando uno per uno. Ormai asseriscono tutti che sulle cose “tecniche” (e per loro, ad esempio, l’Euro è una cosa tecnica) non bisogni far votare, nemmeno in modo consultivo. Sto capendo finalmente in modo palmare come si formò il consenso al Fascismo. La logica è sempre quella: non rompete le palle al conducente (duce, rottamatore, filosofo, saggio, califfo, …).

Ed inoltre…

E’ mai stata chiarita la diatriba se il famoso tipo che si vede con McCain è proprio al Baghdadi o uno dell’Esercito Siriano libero? La foto “ufficiale” di al-Baghdadi sembra in effetti quella del tizio nelle famose foto con McCain. Io penso che un qualche programma anche non troppo raffinato potrebbe trasformare le foto in 3D e confrontarle. Qualcuno lo ha mai fatto?.

Ad ogni modo ricordo che quando durante un’intervista alla TV, McCain rivendicò di essere in contatto coi terroristi in Siria, il presentatore gli chiese di dare le dimissioni. E il presentatore era un portavoce dell’ala più conservatrice dei Repubblicani :-) .

Per contro oramai anche solo pronunciare le parole “Russia” o “Putin” senza farle seguire da un insulto è considerato politicamente scorretto. Ho sentito un programma leggero su Radio 2 e il conduttore si è sentito in dovere di dire a un cantante “Vai in trasferta in Russia? Da quel brutto tipo di Putin?”. Risposta: “Sì, ma vado a sbeffeggiarlo” (sic!).

Sul New York Times, Paul Krugman ha definito Putin un “dittatore straniero”.

Quindi tra poco se qualcuno oserà dire che Putin non è un dittatore o non è un “brutto tipo”, sarà passibile di censura, multa e magari carcere. Fake news “tendenziose” e “pericolose”!..”

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Commento di Fulvio: “Gli Usa sono sempre gli Usa e la variante che voleva introdurre Trump era essenzialmente industria e produzione contro finanza e guerra. Ma lo Stato Profondo è già intervenuto (Obama, Hillary, Wall Street, servizi, armaioli) e lo ha riportato a più miti e consueti consigli. Putin, con l’andirivieni sulla Siria, sembra stia ondeggiando tra coerenza dirittointernazionalista e captationes benevolentiae nei confronti di varia gente….”

Commento di Franco: “Premesso che se anche si trattasse “solo” di una contraddizione interna al sistema imperialista USA, rivoterei (si fa per dire… sosterrei) mille volte Trump per farla esplodere; mi chiedo però, sotto il profilo delle coordinate strategiche per le quali abbiamo e tifiamo ancora per Trump… come valutare la richiesta alla Russia di restituire la Crimea? Potrei aggiungere la marcia indietro sulla Nato obsoleta (il vice di Trump ha spiegato che è nel senso di un necessario ammodernamento e in ruolo non più solo”difensivo” -come A PAROLE lo è stata alla sua fondazione-), la prosecuzione del trasferimento di truppe e mezzi bellici importanti ad est nei Paesi ex Patto di Varsavia, i tentativi IN ATTO (affermazione di Putin) di destabilizzare dall’interno la Russia, la flotta permanente nel Mar Nero (in violazione di Montraux); sorvolo sulle minacce di guerra all’Iran (al momento alleata politica-militare della Russia), l’hub militare offensivo previsto a Napoli, le reiterate proposte a Putin di spartizione della Siria, ecc.
Quanto precede non va letto come la sintesi di un GIUDIZIO complessivamente negativo sulla presidenza Trump, ma solo come interrogativi strategici al nostro interno. La morte immediata o l’impeachment con conseguenze ignote -per Trump- e il rischio di guerra nucleare sul suolo della madre patria per Putin, non sono minacce da poco e quindi la cautela è comprensibile. Però, mentre Putin prosegue comunque la sua politica nazionale e internazionale e ha una deterrenza nucleare (oltreché temibile anche nel convenzionale) che pone ai guerrafondai i medesimi rischi distruttivi… dobbiamo capire se Trump e chi lo sostiene hanno parimenti delle armi di dissuasione altrettanto potenti da garantirgli, via via che speriamo la Presidenza si rafforzi (ho sentito che ha iniziato un giro per tutti gli stati USA come in campagna elettorale, per rinsaldare i suoi sostenitori), una effettiva autonomia per attuare la SUA politica dichiarata -industria e produzione- o, viceversa, diverrà una marionetta mossa da altri poteri.
Le armi ce le avrebbe: false flag torri gemelle e PENTAGONO (!), vizietti incoffessabili dell’entourage della Clinton (Podesta di sicuro), finanziamenti alla Fondazione da parte dell’Arabia Saudita (in qualche modo già coinvolta ufficialmente nel 9/11 -ricorsi legali di cittadini per danni subiti-)… vorrà, potrà e saprà usarle??!
(Franco)”

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Putin, Trump e la patata calda – Scrive Jure Ellero a commento dell’articolo: “A me sembra che Putin stia tenendo la ‘patata calda’ Siria al calduccio, buona per come si trova ora per ogni trattativa, sospensione diiplomatica e/o ripresa di intervento diretto, e confronto a tutto campo sia con gli alleati Iran e co. che con i controversi Turchia e arabi vari, e in attesa per che fine toccherà a Trump, se inglobato nel sistema clintoniano, se messo fuori o fatto fuori, o se in grado di confermare un passo indipendente molto difficile da perseguire (UE esclusa da qualsiasi considerazione, agli atti: al massimo contatti con singoli Paesi ‘forti’). Russia attendista da posizione di vantaggio, e magari in recupero di mezzi per proseguire da protagonista il confronto mondiale. Gran giocatore di scacchi, il russo. Tutti i russi, non solo Putin. Anzi: tutti gli slavi. Genetica o Storia? Lasciando ad altri l’eugenetica, rimane la storia e la cultura. A Dallas e Las Vegas preferiscono il poker, dove si può barare, anzi fa onore. A scacchi no…” 

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