Jim Mattis, nuovo segretario statunitense alla Difesa: «…la Nato resta la base fondamentale per gli Stati uniti» – Sconfessate le promesse elettorali di Donald Trump
Alla riunione del Consiglio Nord Atlantico, apertasi il 15 febbraio 2017 a Bruxelles, la ministra Pinotti e gli altri ministri europei della Difesa hanno tirato un sospiro di sollievo: la Nato non è «obsoleta», come aveva detto il presidente Trump. Nella sua prima dichiarazione ufficiale ieri a Bruxelles, il nuovo segretario statunitense alla Difesa, Jim Mattis, ha assicurato che la Nato resta «la base fondamentale per gli Stati uniti».
È «l’alleanza militare che nella storia ha avuto il maggior successo», ha detto ai giornalisti mentre era in volo per Bruxelles, portando come prova dell’impegno statunitense nella Alleanza il fatto che l’unico comando Nato con quartier generale negli Stati uniti è quello del Comandante supremo alleato per la trasformazione (Sact), carica già ricoperta dallo stesso Mattis. Il Sact, responsabile del Comitato militare (la più alta autorità militare della Nato), «promuove e controlla la continua trasformazione delle forze e capacità della Alleanza».
Negli ultimi 20 anni, ha sottolineato Mattis, la Nato si è trasformata (ha infatti inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre della ex Urss e tre della ex Jugoslavia), ma «deve continuare a trasformarsi per adattarsi a ciò che è avvenuto nel 2014, anno di svolta in cui le nostre speranze di una qualche partnership con la Russia si sono dimostrate infruttuose». Occorre per questo «essere certi che il legame transatlantico resti forte».
A riprova di ciò, il segretario generale della Nato Stoltenberg, nella sua dichiarazione congiunta con il segretario Mattis, ha confermato il 15 febbraio 2017 che «truppe ed equipaggiamenti Usa stanno arrivando in Polonia e nei paesi baltici, dimostrando chiaramente la determinazione degli Stati uniti di stare a fianco dell’Europa in questi tempi travagliati».
Sotto comando degli Stati uniti (cui spetta la carica del Comandante supremo alleato in Europa), la Nato continua ad allargarsi ad Est, a rafforzare lo schieramento sul fronte orientale in funzione anti-Russia, nonostante le dichiarate intenzioni del presidente Trump di aprire un negoziato con Mosca.
Allo stesso tempo, la Nato potenzia il fronte meridionale con nuovi dispositivi militari. «Oggi decideremo di costituire un nuovo Hub per il Sud presso il nostro Comando della forza congiunta a Napoli», ha annunciato Stoltenberg, sottolineando che «questo ci permetterà di valutare e affrontare le minacce provenienti dalla regione, a complemento del lavoro svolto dalla nostra nuova Divisione di intelligence costituita qui al quartier generale Nato».
Con grande soddisfazione della ministra Pinotti, aumenta l’importanza dell’Italia in quella che Stoltenberg, aprendo il Consiglio Nord Atlantico, ha definito «proiezione di stabilità oltre i nostri confini». Il nuovo «Hub per il Sud», che verrà realizzato a Napoli, costituirà la base operativa per la proiezione di forze terrestri, aeree e navali in una «regione» dai contorni indefiniti, comprendente Nordafrica e Medioriente ma anche aree al di là di queste. È disponibile per tali operazioni la «Forza di risposta» della Nato, aumentata a 40mila uomini, in particolare la sua «Forza di punta ad altissima prontezza operativa», che può essere proiettata in 48 ore «ovunque in qualsiasi momento».
Il nuovo «Hub per il Sud», realizzato presso il Comando della forza congiunta alleata con quartier generale a Lago Patria (Napoli), sarà agli ordini dell’agguerrita ammiraglia statunitense Michelle Howard che, oltre ad essere a capo del Comando Nato, è comandante delle Forze navali Usa per l’Europa e delle Forze navali Usa per l’Africa. Quindi anche il nuovo «Hub per il Sud» rientrerà nella catena di comando del Pentagono.
Tutto questo costa. Mattis ha ribadito la richiesta perentoria che tutti gli alleati europei portino la spesa per la «difesa» ad almeno il 2% del Pil. Solo cinque paesi Nato hanno raggiunto o superato tale livello: Stati uniti (3,6%), Grecia, Gran Bretagna, Estonia, Polonia.
L’Italia è indietro con «appena» l’1,1% del Pil, ma sta facendo progressi: secondo i dati ufficiali Nato, la spesa italiana per la «difesa» è aumentata nel 2015-2016 da 17.642 a 19.980 milioni di euro, equivalenti in media a 55 milioni di euro al giorno. La spesa militare effettiva è molto più alta, dato che il bilancio della «difesa» non comprende le missioni militari all’estero, finanziate con un fondo specifico presso il Ministero dell’economia e delle finanze, né il costo di importanti armamenti finanziati anche dalla Legge di stabilità.
Stoltenberg, felice, annuncia che finalmente la Nato «ha voltato pagina», accrescendo la spesa militare nel 2015-2016 del 3,8% in termini reali, ossia di circa 10 miliardi di dollari. La ministra Pinotti è fiduciosa che l’Italia arriverà al 2%, ossia a spendere 100 milioni di euro al giorno per la «difesa».
Aumenterà la disoccupazione, ma avremo la soddisfazione di avere a Napoli il nuovo «Hub per il Sud».
Manlio Dinucci
(il manifesto, 16 febbraio 2017)
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Commento – integrazione di Marco Bracci: “Sono sempre più convinto che il mondo è solo ed esclusivamente un teatrino, macabro, ma pur sempre un teatrino.
Perché? Perché ritengo che i vari presidenti, re, ministri ecc. di turno altro non siano che i burattini di un burattinaio spietato, che fa finta che siano uno contro l’altro o che si amino alla follia, secondo quanto gli conviene in quel momento, solo per poter raggiungere i suoi scopi.
Trump apre alla Russia, i suoi aprono alla NATO. Dichiara che l’attentato alle T. Gemelle è opera di casa sua e poi crea scompiglio con l’Iran chiudendo le frontiere.
Ratzinger fa affermazioni su Maometto e rischia la 3a guerra mondiale mentre Bergoglio raduna tutti i capi religiosi mondiali. Bergoglio denuncia la corruzione presente anche in Vaticano, dichiara di risanare lo IOR, ma poi elimina solo i conti correnti dormienti da anni e per il resto lascia tutto come prima, e via dicendo.
Lo scopo è distrarre e intanto, in mezzo allo sconcerto dell’umanità, avvicinarsi sempre più alla meta: la guerra dei popoli quale mezzo estremo di ottenere la distruzione della Creazione, dal momento che il burattinaio sa che sta perdendo su tutti fronti (avvento dell’animalismo e conseguente veganesimo, crollo della fiducia nella medicina ufficiale – vedi calo delle vaccinazioni e aumento dell’uso della naturopatia, ….), finora capisaldi dell’anticristo.” (M.B.)
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Integrazione de Il Faro: “Israele e non l’Iran è un pericolo per il mondo – Scrive Il Faro: “Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Qassemi respinge le accuse statunitensi e israeliani contro il programma nucleare del Paese come priva di fondamento. Qassemi afferma che l’arsenale nucleare del regime israeliano rappresenta la più grande minaccia per la pace e la sicurezza della regione e del mondo. I commenti arrivano dopo l’incontro a Washington tra il presidente americano Donald Trump e il primo ministro israeliano Netanyahu, in cui sono state rinnovate le critiche sul programma nucleare iraniano e sull’accordo nucleare. Qassemi ha osservato che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha più volte confermato la natura pacifica del programma nucleare iraniano. Il funzionario iraniano ha osservato che Israele accusa l’Iran, ma non rispetta la legge e i regolamenti internazionali in quanto mantiene centinaia di testate nucleari nei suoi arsenali.”
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Scrive Leftist Critic a integrazione dell’articolo summenzionato: “Nei giorni scorsi la politica statunitense sembrava un film di Hollywood, tranne che è vera ed ha conseguenze reali. Dopo che il Generale Mike Flynn è stato estromesso dall’incarico nella Sicurezza Nazionale per aver osato parlare con i russi, eventualmente delle sanzioni, ma anche forse delle tensioni russofobe che politici e media compiacenti hanno acuito. Una domanda a cui rispondere è quanto sia “pro-Russia” l’amministrazione Trump?” – Continua: https://aurorasito.wordpress.com/2017/02/17/trump-e-i-ruski/