Lingua italiana discriminata in seno alla UE
Ci risiamo. Tutti spingono perché si ami questa Europa che, oltre ad averci limitato la sovranità e sommerso di nuove e spesso assurde regole, non ricambia minimamente il sentimento.
E lo vediamo ogni giorno, anche nelle cose che non hanno l’onore di finire in prima pagina. Come la discriminazione della lingua italiana in seno all’Unione europea.
Per l’ennesima volta la Corte di Giustizia Ue ha annullato tre concorsi, organizzati da Epso (l’Ufficio europeo di selezione del personale), che richiedevano il tedesco, l’inglese o il francese come lingua di comunicazione e come seconda lingua da conoscere dopo quella madre.
Sono anni che Epso organizza concorsi pubblici per selezionare il personale, sia a tempo determinato sia indeterminato, e sono anni che la Corte di Giustizia, dopo numerosi ricorsi, continua a condannare la Commissione Ue per queste violazioni delle norme.
Ma nonostante le sentenze, Epso non fa una piega e prosegue nella sua azione discriminatoria (chi vuole accertarsene può tranquillamente visitare il sito di Epso http://europa.eu/epso/apply/how_apply/languages/index_it.htm).
Non è più tollerabile che questa situazione vada avanti in spregio ai trattati e allo spirito di collaborazione che dovrebbe esistere fra i Paesi membri dell’Unione, di cui l’Italia è uno dei fondatori.
Ma non è accettabile soprattutto penalizzare la maggioranza dei cittadini europei e vedere che tutto ciò accade sotto l’occhio compiacente di Bruxelles.
Per questo motivo il vicepresidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, ha presentato un’interrogazione scritta al Consiglio e alla Commissione chiedendo quali misure intendano adottare affinché Espo rispetti le norme comunitarie e i suoi dirigenti si assumano la responsabilità delle ripetute infrazioni.
D’altronde, è incomprensibile quale sia la logica di scegliere quelle tre lingue e non altre, come ad esempio lo spagnolo che ormai è la seconda lingua più diffusa nel mondo dopo l’inglese (non consideriamo il cinese perché è parlato solo in Cina).
Oppure perché non dare libera scelta tra le lingue comunitarie ai candidati al concorso?
La risposta è semplice: nel corso degli anni la Gran Bretagna, la Francia ma soprattutto la Germania hanno dedicato più tempo e cura al tema linguistico rispetto all’Italia e alla Spagna.
Le proteste, le interrogazioni, i ricorsi alla Corte di Giustizia sono sacrosanti ma non si può nascondere che anche gli esclusi hanno qualche responsabilità. L’Europa condiziona ogni giorno le nostre vite con le sue norme, le sue quote produttive, i suoi vincoli di bilancio, eppure i nostri governi non si prendono la briga di avere maggior peso non solo in seno all’Unione ma anche nell’euroburocrazia.
Eppure, una soluzione ci sarebbe, senza nulla togliere alla nostra amata lingua. Una piccola provocazione: invece di inserire l’italiano e lo spagnolo tra le lingue privilegiate, bisognerebbe declassare il tedesco e il francese.
Siamo sinceri, la storia ce l’ha già insegnato: c’è stata un’unica lingua, il latino, che in passato ha permesso l’integrazione economica e culturale del Vecchio Continente. Oggi la lingua commerciale, scientifica, tecnologica e che avvicina i cittadini di ogni latitudine è l’inglese, non bisogna nasconderlo. Solo le istituzioni politiche non lo ammettono.
È giusto battersi per difendere l’italiano e togliere i privilegi ad altre lingue, come il tedesco e il francese, che nulla hanno in più rispetto alla nostra, ma dobbiamo anche riconoscere il primato dell’inglese.
Maurizio Magalini ed Athena
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Omtegrazione di Athena:
Come già Prodi, all’epoca in cui era Presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani non difende affatto l’italiano ma individua nella discriminazione verso la nostra lingua un modo subdolo per promuovere l’inglese. Ma che politici che abbiamo, povera Italia ! l’inglese non detiene alcun primato se non quello del globish-livello-culturale-zero.
Colui che, invece, ha capito tutto è Claude Hagege : l’inglese distrugge la nostra forma mentis e, a termine, la nostra civilizzazione, la civiltà greco-latina.
Invece qui trova l’opinione di Claude Hagege, professore al College de France che afferma quello che ci diciamo noi, “L’inglese distrugge il nostro modo di pensare”: http://www.lepoint.fr/grands-entretiens/hagege-l-anglais-detruit-notre-pensee-19-01-2012-1423533_326.php