Consigli per un sistema elettorale democratico
Si sa che il sistema elettorale più democratico è il proporzionale, dove
i seggi parlamentari si ottengono in proporzione ai voti ricevuti.
Con in genere due correttivi, in ordine alla costituzione di una maggioranza, e quindi alla funzione di Parlamento e Governo:
e cioè la soglia del 5%, che esclude la frammentazione dei piccoli partiti;
e, se necessario, il premio di maggioranza.
Con la possibilità che l’elettore esprima ulteriormente la sua volontà attraverso le preferenze. Che certo, in un paese come l’Italia, o in certe sue parti, può dar luogo a forme di clientelismo o di voto compensato in vario modo. Su questo la vigilanza dev’essere estrema.
Dev’essere assolutamente escluso che il candidato si presenti in più collegi, come finora spesso si è fatto; il candidato dev’essere del collegio, lo deve conoscere a fondo, vi deve operare.
Una innovazione importante sarebbe il mandato imperativo, che ora la Costituzione esclude (art. 67). Che cioè l’eletto incontri i suoi elettori e concordi con essi la sua azione e i suoi obiettivi, sia nazionali che locali. Un programma e un’azione che devono poi essere discussi in incontri mensili. Ne viene anzitutto una più larga partecipazione popolare all’attività politica, partecipazione attualmente scarsissima; e un controllo e anche un arricchimento dell’attività del parlamentare. Anche in ordine alla sua rielezione.
Prof. Arrigo Colombo – arribo@libero.it
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Commento di Rossella Rod: “Renzi nel suo ritorno non si smentisce. Ha fallito in tutto, ha bloccato l’Italia proponendo riforme che ha perso in maniera stratosferica, il bilancio 2017 è stato bocciato dalla commissione europea, la FMI taglia le stime di crescita per l’Italia, unico Paese nell’Eurozona, ci ha fatto invadere da un’orda di migranti, e così via, eppure ha la faccia di bronzo di presentarsi ancora. Alla fine se siamo in queste condizioni è solo colpa nostra che votiamo personaggi indegni, forse costretti, se vogliamo esercitare il diritto di voto, perché abbiamo una classe politica scadente, impreparata legata a interessi di parte e in perenne conflitto. Tutto quanto ho scritto sul voto era valido quando potevamo votare, ora il problema non esiste perché ci hanno privato anche di questo diritto…”