Il “lavoro” descritto nella Costituzione non è lo stesso della Consulta e del Governo
Ho appreso che, il 10 gennaio 2017, il referendum della CGIL sull’abolizione delle modifiche del Jobs Act, relativamente all’art. 18, una delle riforme antidemocratiche e contro i lavoratori promossa dal governo renzie, è stato bocciato dalla Consulta. La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito del referendum teso a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. Sono stati ammessi, invece, quello sui voucher e quello sulla responsabilità in solido appaltante-appaltatore, due quesiti secondari che probabilmente non avranno la forza di coinvolgere gli elettori e convincerli a partecipare al Referendum, la cui data di svolgimento è ancora da definire.
La mia sensazione è che la Consulta sia ormai un apparato sensibile ai voleri del potere costituito. Anche grazie alle recenti nomine effettuate dal governo renzie. Il fatto è che in Europa l’abolizione dei diritti acquisiti dai lavoratori dipendenti è ormai una “norma” e non può essere messa in discussione. Pur che nella nostra Costituzione all’Art. 1 è detto: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Su questo tema Vincenzo Zamboni aggiunge: Se fosse una Repubblica, i suoi beni comuni (necessari a tutti), sarebbero del popolo, non monopoli privati, come invece sono la Banca centrale, la moneta, e la gestione dell’acqua, Se fosse democratica, non sarebbe diretta da un parlamento incostituzionalmente composto, in violazione degli articoli 3 e 56. Se fosse fondata sul lavoro, non vi sarebbero circa 150.000 emigrati italiani all’anno (come se ogni volta scomparisse nel nulla una città grande quanto Vicenza), in cerca di lavoro, né la disoccupazione al 14% e quella giovanile al 40…
Il commento di Susanna Camusso, della Cgil è stato: «”Valutiamo tutte le possibili iniziative, compresa quella di ricorrere alla corte europea per ripristinare i diritti contro i licenziamenti. Avviamo da oggi la campagna elettorale e chiederemo tutti i giorni al governo di fissare la data in cui si vota per i due referendum ammessi dalla Consulta, quello sull’abolizione dei voucher e l’altro sul ripristino della responsabilità solidale piena in tema di appalti”
Paolo D’Arpini