Monte dei Paschi di Siena – Retroscena e dati
L’avvocato Giuseppe Mussari, ex numero uno del Monte Paschi durante le operazioni capestro sui derivati, avrebbe donato al PD, durante la sua dirigenza al MPS, 683.000 euro in nove anni. Si tratta di finanziamenti dichiarati, fatti con fondi personali, quindi leciti, ma che dimostrano il pericoloso connubio tra MPS e PD.
Il 28 luglio 2012 l’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari detta a verbale la seguente dichiarazione: “Non ricordo come si svilupparono le trattative per l’acquisizione di Antonveneta”. Costui, che non ricorda come ha speso 16 miliardi, è poi eletto presidente dell’Abi.
Le vicende successive continuano a dimostrare il pressapochismo della classe dirigente italiana, che ha preferito concentrarsi su un referendum (che ha pure perso) illudendo gli italiani su interventi di privati (Soros, Qatar) che pare non abbiano mai mostrato nessun reale interesse alla banca.
Fatto sta che una banca che avrebbe potuto essere salvata con una manciata di miliardi, è stata lasciata sola con se stessa, anche per la volontà del suo socio privato di maggioranza – la Fondazione del MPS – che, come tutte le altre fondazioni, non ha i soldi per gli aumenti di capitale (il consiglio della fondazione Monte Paschi è nominato dal sindaco di Siena, dalla Provincia, dall’Università, dalla Curia e dalla Regione).
Questo ritardo ha permesso la fuga di liquidità dalla banca, che per alcune fonti è stata pari a due miliardi alla settimana.
Siccome tutti al mondo sanno che un intervento di salvataggio su una banca va fatto senza pensarci due volte qualora si stia dentro al 2,5% del PIL, siccome più si aspetta e peggio è, e siccome l’intervento non deve mai essere inferiore alle necessità (meglio in eccesso che sottodimensionato), è evidente che il comportamento del governo, con Renzi che a Gennaio 2016 va pure in TV per invitare gli italiani a investire sul MPS, è privo di senso di responsabilità.
Il fatto che si paghi con le tasse degli italiani rende tutto molto sconveniente e peggiora la credibilità della classe dirigente.
Se si considera che lo stesso governo consegna alle banche i soldi delle pensioni, e che il deficit INPS è dovuto al pagamento di quelle d’oro, non si può evitare di meravigliarsi di fronte alle dichiarazioni dell’incredulo Prodi che proprio in questi giorni parla di una minacciosa avanzata dei populismi, come dipendesse da Grillo e da Trump.
Un altro danno economico è che la vicenda del MPS, stando alla agenzia canadese DBRS, rischia di procurare un peggioramento della nostro rating, e quindi nei tassi sul nostro enorme debito. La DBRS scrive che seguirà l’evoluzione della vicenda Mps e concluderà la revisione del nostro rating il prossimo 13 gennaio.
Giorgio Mauri