Visto che nei fatti ha fallito renzi ci riprova con le pippe (mentali)
La mossa di Renzi per rilanciare il suo predominio politico è di fare una «grande, grande battaglia sulle idee!». Ha detto proprio così, testuali parole. Ma dalla sua relazione all’assemblea romana del PD, di «idee» non ve n’è neppure l’ombra. Come si è palesato fin dall’inizio il personaggio è tutto chiacchiere e distintivo, e nulla più. Non una parola sull’immigrazione clandestina, pur avendo sproloquiato a lungo sul «venir meno del senso di comunità nelle periferie delle nostre città», di cui egli è stato di gran lunga il maggior traghettatore insieme ai due governi illegittimi che l’hanno proceduto. Un’emergenza sociale ed economica dalle implicazioni vastissime, ma sulla quale il furbetto di Rignano ha glissato allegramente. Per quanto riguarda lo schiaffo referendario ricevuto in pieno viso appena due settimane fa ha avuto persino il coraggio di dire, nonostante tutte le critiche ricevute, che il suo limite semmai è consistito nel «non aver politicizzato abbastanza la portata dei referendum».
Il che significa non avere capito nulla sulla batosta ricevuta. I giovani poi, a suo avviso, non avrebbero compreso «i grandi benefici sopraggiunti da un possibile esito referendario positivo», e non che invece l’hanno capito benissimo ed è proprio per questo che gli hanno votato contro in massa. Sulle elezioni di un governo finalmente legittimo neanche una parola, e un profluvio di logorrea dedicato invece alla «disinformazione in rete contro la quale il PD deve mostrare massima vigilanza e ristabilire la verità dei fatti» [sic!]. Da ultimo ha rivendicato con forza i meriti della sua azione di governo che ha fatto sì che solo nell’ultimo anno venissiro recuperati 15,9 miliardi di euro d’evasione fiscale, che è come dire togliere quantità sempre crescenti di sangue a un organismo che sta morendo proprio perché ne ha sempre meno in circolzione.
Insomma, l’esatto contrario di ciò che si dovrebbe fare per ridare fiato a un corpo esangue. Su queste parole la platea dei parassiti PD è esplosa in un boato e in un lungo applauso, dimostrando in maniera plastica tutta la loro estraneità nei confronti di chi vive di un lavoro produttivo. Il loro motto, essendo i rappresentanti di quel blocco castal-vampiresco che si nutre esclusivamente di tasse altrui, è infatti «Mors tua vita mea», la tua morte è la mia vita, non solo in senso figurato. E a guidare una simile torma di cavallette fameliche, Renzi o non Renzi, i candidati non mancano di certo.
Paolo Sensini
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Commento Integrazione di Giorgio Mauri: “Barca, Speranza, Rossi, nessuno che parli di affrontare con serietà la questione finanziaria. Questo PD è l’unico partito riformista di europa schierato con l’estalishment, e nessuno dei leader a cui viene permesso di presentarsi lo denuncia. A Speranza un consiglio: eviti di fare il bambino coglione ma buono per far vedere che il PD non ha solo bambini cattivi. È una buffonata imbarazzantissima, giustificata solo dal voler tenere “calda la poltrona” a Renzi. Sappino che si può arrivare all’”estinzione” anche con errori meno gravi…
Dopo la colossale sconfitta della sua riforma, di dimensioni mai viste perché supportata da quasi tutte le TV, oltre che votata dalla maggioranza del parlamento, Renzi torna a Roma come se niente fosse: “abbiamo perso, ora ripartiamo”.
E’ come se un chirurgo che ha ucciso sotto i ferri un centinaio di pazienti dicesse: “abbiamo sbagliato, ora ripartiamo”.
E il congresso del PD è tutto dalla sua parte, in perfetto stile “collaborazionista”.
A costoro suggeriamo una riflessione. Il buon Erdogan si è avvalso non solo di fedeli collaborazionisti, ma ha anche eliminato quasi fisicamente quelli con la “faccia come il culo”. Eppure ha perso il controllo più di prima, e deve registrare anche il fattaccio dell’uccisione, ad Ankara, dell’ambasciatore russo.
Anche Erdogan, come Renzi, aveva l’amministrazione Obama, con la Clinton in testa, tutta dalla sua parte.
E la Clinton ha pagato, sconfitta da un “clown” della politica, l’improbabile Trump.
Ma non solo, anche la Francia aveva visto in Erdogan un veicolo verso Damasco, e lo ha pagato con gli attentati jihadisti.
Le soluzioni prepotenti, non condivise, tipiche dei regimi dittatoriali, non funzionano. Alla fine pagano tutti.
Dopo aver propinato agli italiani la più bella legge elettorale al mondo, qualcosa che anche un bambino capirebbe essere fuori di senno per l’eccessivo premio di maggioranza, ora si barcamenano con un Mattarellum dei tempi che furono elogiato da Del Rio per l’equilibrio fra proporzionale e maggioritario.
Non pretendiamo di avere ministri come Einstein, ma gente capace di intender e volere ci vuole.
Innanzitutto in un periodo di smembramento del paese il maggioritario, dando forza alle iniziative locali, è un chiaro danno (la Lega pesa il triplo di quello che rappresenta a livello nazionale).
In secondo luogo questo capitalismo sta facendo saltare per aria tutto quanto, ha perso il lume della regione, e quindi servono i partiti di massa con idee (e questo si favorisce con il proporzionale). Dagli USA arrivano allarmi sui populismi, che sono quello che temono più di ogni altra cosa al mondo, più del terrorismo.
Fermo restando che occorre rispistinare le preferenze, servono norme molto precise sui partiti. Non possiamo subire conflitti di interesse o prepotenze di ogni genere. Occorre ripristinare la democrazia. E occorre che in costituzione siano affrontati i problemi derivanti dei media, quelli che nel ‘48 non avevano ancora fatto vedere la loro enorme forza, e che stanno dominando il mondo.
Mentre il paese è sull’orlo dell’abisso Renzi paga il nuovo direttore generale della RAI più del doppio del consentito dalla legge promossa dal governo Monti. Renzi è a casa. Il presidente della RAI no. Ma Del Rio tace … sono quisquilie. E a forza di quisquilie, tra pensioni d’oro e incarichi megagalattici siamo a importi di molti miliardi l’anno.
Un invito a leggere la realtà prima che sia troppo tardi è doveroso.”