Prospettive “democratiche” e “anti-democratiche” negli USA ed in Italia – L’Establishment non demorde… Con questo sistema non puoi mai vincere!

caro Paolo (scrivo anche a Caterina così la saluto e le dico che non ho affatto dimenticato i Lavori delle 5P nella zootecnia…ma devo capire che farne, perché ci sia una minima utilità). Volevo dirti che le tue riflessioni sulle elezioni Usa sono le più intelligenti (i vegetariani – i pochi, purtroppo, fra loro che si occupano anche di altro! – hanno una marcia in più…). Lo scenario che prospetti è inquietante ma verosimile. Magari ti interessano anche le osservazioni del nostro amico Usa di Rete No War Patrick Boylan… rispetto alle manifestazioni che si susseguono negli Usa. (Marinella Correggia)

Con questo sistema non puoi mai vincere….

Se fossero andate diversamente le elezioni, ci sarebbero sì manifestazioni contro la Clinton, ma non ne sapremmo nulla perché i giornali non ne parlerebbero.

Ma non manifestazioni fatte dalle stesse persone che scendono ora in piazza contro Trump.

Contro la Clinton avrebbero manifestato gli ex-Occupy che sono solo in parte freakettoni e borghesi liberal chic. Gli ex-Occupy rappresentano la rinascita del pensiero socialista tra i giovani degli USA. Certo, la loro visione classista è ancora embrionale: in particolare, non capiscono la parola imperialismo e non soltanto perché non la vogliono capire. Quindi le loro manifestazioni contro la Clinton durante le primarie (e che sarebbero riesplose se fosse stata eletta) riguardano i suoi intralazzi con Wall Street, non i suoi intrallazzi con l’Arabia Saudita. Ma nonostante questo limite, fanno paura ai poteri forti perché introducono temi socialisti tra la popolazione statunitense. Questo lavoro da talpa dura dal 2011 e spiega il successo di Sanders nei primari: un candidato che si dichiara “socialista” era impensabile 10 o 20 anni fa. Per i poteri forti e i loro mass media, dunque, gli ex-Occupy sono da censurare totalmente. E diffatti, non ne sentiamo mai parlare, seppure continuano il loro attivismo da 5 anni.

E, ripeto, avrebbero sì manifestato contro la Clinton, se fosse stata eletta. Ma noi non l’avremmo saputo.

Comunque, forse ci si può chiedere se le persone che scendono in piazza ora contro Trump – che sono solo in parte gli ex-Occupy – sarebbero scese in piazza se avesse vinto la Clinton. Con questa domanda si può ipotizzare che le manifestazioni di questi giorni sono probabilmente pilotate, o almeno non del tutto spontanee. Trovo questa ipotesi assai verosimile.

Giovedì sera al nostro consueto cineforum (come sapete, i giovedì faccio cineforum in lingua inglese per gli statunitensi per la pace e la giustizia a Roma – documentari che svelano ciò che i media non dicono della politica statunitense), è intervenuto durante la discussione il capo del Partito Democratico (statunitense) per l’Italia, annunciando una manifestazione anti-Trump che egli ha convocato davanti all’ambasciata USA il giorno 23 novembre alle ore 19. Qualcuno gli ha fatto notare il carattere strumentale di un’iniziativa sponsorizzata dal PD-USA. Al che ha ribadito che, se non vogliamo partecipare a quell’evento, avremo dunque un’altra occasione in cui il PD-USA non c’entra (ma qualcun’altro dell’Establishment sicuramente sì): il 21 gennaio 2017 (insediamento di Trump) ci sarà una gigantesca marcia delle donne su Washington per chiedere la fine dei discorsi razzisti e maschilisti del neo presidente. Contemporaneamente, in varie città del mondo, ci saranno marce analoghe: a Copenaghen, le donne danesi andranno dall’ambasciata USA agli affari esteri danese per chiedere al ministro il massimo rigore verso discorsi razzisti e maschilisti fatti da un capo di stato. Pure a Roma.

Quindi è evidente che una orchestrazione e una strumentalizzazione c’è.

Però vorrei mettere in guardia contro il troppo semplificare. Le odierne manifestazioni in piazza sono sicuramente fatte da gente in parte pilotata. Ma non soltanto. C’è anche gente davvero arrabbiata e disgustata — mi riferisco in particolare ai giovani (e meno giovani) del movimento “Black Lives Matter” (”Anche la vita di un nero conta”). Molti sono esponenti dalle minoranze etniche negli USA, davvero preoccupati, e molti sono i diritti civilisti (da non confondere con i diritti umanisti) non di colore che li appoggiano.

Hanno ragione di essere preoccupati. Infatti, la vittoria di Trump sta dando carta bianca ai razzisti statunitensi, c’è un vertiginoso aumento di pestaggi per strada dei neri e degli ispanici, ci sono anche uccisioni “drive-by” (spari da una macchina che sfreccia attraverso un quartiere di minoranze), ecc. La vittoria di Trump ha scatenato in molti il proprio razzismo represso. Si sentono ora liberi di mostrarlo.

Comunque, va anche detto che, se le loro (giuste) manifestazioni hanno diritto di cronaca, se i mass media ne parlano così tanto, è anche perché i media sembrano aver ricevuto l’ordine di sbattere tutti i disordini contro Trump in prima pagina.

Il motivo?

A mio avviso (è anche l’avviso di analisti come Lichtman) si vuole preparare il terreno per poter destituire (impeach) Trump, non appena commette un errore sfruttabile a tale scopo.

Ma se l’Establishment, sia Repubblicano che Democratico, vuole far fuori Trump, non è perché egli parla di migliorare i rapporti con la Russia. Questa interpretazione è troppo riduttiva. La questione è più vasta.

Trump – e la feccia destroide che egli porta nella Casa Bianca (Jack Bannon, ad esempio) – sono non soltanto anti Establishment democratico ma anche anti Establishment repubblicano. Vengono finanziati – non dall’alta finanza e dalle multinazionali come lo sono gli Establishment repubblicano e democratico – bensì dagli imprenditori “medi”, non globalizzati, i cui interessi vengono spesso schiacciati dall’alta finanza e dai multinazionli. Questi imprenditori medi usano il nazionalismo per difendere i loro interessi non-globali e, con i nazionalismo, sdoganano tutto l’apparato di Dio-Patria-Maschilismo-ecc caro alle destre nazionali.

La stessa cosa succede in Europa: gli imprenditori nazionali finanziano i vari Salvini, Le Pen, Orban, Farrange ecc. per mettere un bastone tra le ruote dell’imprenditoria e dell’alta finanza globale (autori dell’Europa di Mastrict) che finanziano invece i vari Renzi, Hollande, May.

Quindi, per tornare agli USA, l’insofferenza degli imprenditori nazionali verso l’alta finanza e l’imprenditoria globale è diventata insopportabile e pertanto, con molta abilità, hanno sfruttato il sistema elettorale statunitense per mobilitare, in particolare negli stati decisivi del MidWest, i bianchi ridotti alla miseria proprio dall’alta finanza e dall’imprenditoria globale. Hanno convinto questa gente che, facendo vincere Trump, daranno del filo da torcere, sia all’Establishment democratico, sia a quello repubblicano.

Ovviamente l’Establishment repuibblicano, che ora controlla il Congresso, non ci sta e pensa alla destituzione di Trump (all’impeachment). Per questo, come con Dilma Roussef nel Brasile, l’Etablishment ha bisogno di creare un movimento di protesta in modo che l’impeachment — un golpe bianco — passi come una risposta al volere popolare.

Se questo è ciò che c’è dietro le quinte, allora prepariamoci per una presidenza Pence (il vice-presidente in pectore). Pence è amato dagli ultra-conservatori per il suo bigottismo religioso, ma è amato anche dall’Establishment repubblicano per la sua agenda de facto Neocon. Chiede, ad esempio, la revoca dell’accordo con l’Iran e parla dell’opportunità di bombardare l’Iran per eliminare i centrali nucleari.

Quindi, se queste previsioni si verificano, nonostante la vittoria di Trump, avremo la Clinton. Solo con la cravatta.

Con questo sistema, non puoi mai vincere.

Patrick Boylan

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Mia rispostina: “Cara Marinella i tuoi Lavori delle 5P saranno utilissimi per una discussione aperta sul tema che potremo fare durante la prossima Festa dei Precursori di fine aprile 2017 (se siamo ancora vivi). Per quanto riguarda la situazione politica “americana”, che coinvolge l’intero globo, non faccio altro che osservare le cose come si succedono. Non sono una persona particolarmente acculturata, anzi sono poco istruito e superficialmente informato sui retroscena geopolitici, la mia semplicità però mi consente -a volte- di poter osservare le cose senza paraocchi concettuali e quindi di vederle nella loro nudità… Giorni addietro mi trovavo ad un incontro del PD di Treia, di cui ahimé faccio parte, tutti gli altri iscritti erano a favore del sì al referendum ed io l’unico per il no. Le loro argomentazioni erano molto arzigogolate e politicamente complesse le mie invece molto semplici: con questa riforma renziana si sminuisce la democrazia!”
Paolo D’Arpini

P.S. Ovviamente condivido la visione di Patrick Boylan

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