3 novembre 2016, ultime notizie dal baretto di Treia – Marche e dintorni, ancora scosse e scossoni
Treia. ….stamattina, 3 novembre 2016, la prima domanda che mi hanno fatto, sia la barista che la droghiera: “…hai sentito la scossa all’1 e 40 di stanotte? Era bella forte, 4.8…!” Ho risposto: “A dire il vero dormivo e non ho sentito nulla, si vede che tutto sommato ho un sonno profondo…”. Pare che l’epicentro del nuovo terremoto fosse a Pieve Torina, un paese qui vicino, a circa 37 km da Treia, attraverso il quale si passa per andare a Roma.
Nel frattempo le notizie assurde della politica nostrana imperversano sui giornalacci del potere. In Emilia si sta approvando una legge regionale per cui gli asili nido resteranno chiusi ai bambini non vaccinati. Il giubileo voluto dal papa Bergoglio è stato un fiasco, pochissimi “pellegrini” nella città eterna. La ministra Boschi è perseguitata da un “innamorato”, che la minaccia di morte “se…”, per fortuna l’importuno è stato prontamente arrestato dalle solerti forze dell’ordine. A Milano il sindaco Sala riempie le caserme (lasciate vuote dall’esercito) di profughi, senza dire niente a nessuno (le armerie sono state preventivamente svuotate, pare). Nelle zone terremotate del centro Italia aumentano i saccheggi nelle case semidistrutte, la Pinotti invierà qualche centinaio di militari a presidiare il territorio (dice), nel frattempo la popolazione si organizza con le ronde. Alfano propone di spostare il referendum, per cause sismiche, “se le opposizioni sono d’accordo” (per “opposizioni” intendesi la sponda berlusconiana), il ducetto fiorentino nicchia -in attesa della risposta del berlusca- aggiungendo “andremo a votare come convenuto il 4 dicembre”. Ma tra le righe, sempre sui giornalacci del potere, si legge che “sarebbe auspicabile procrastinare”. Certo sarebbe auspicabile, soprattutto in considerazione che il “No” viene dato in netto vantaggio, ma tanto stupido il ducetto non è, sa che se dovesse decidere “sua sponte”, rimandando il referendum a data da destinarsi, potrebbe pure scoppiare una rivoluzione, che è già nell’aria.
Tornando verso casa ho incrociato per strada Dumì, il pittore filosofo, ci siamo detti: “Eccoci qui! Siamo ancora in piedi…” scambiandoci un sorriso. Spero che altrettanto possano dire i nostri compaesani, sicuramente stressati da questo continuo tremore. Il cielo è grigio, non si notano scie chimiche, forse coperte dalla persistente foschia. La vita nelle Marche continua (si spera).
Paolo D’Arpini