USA – Tutti i soldi…? Ad israele! – Ogni anno mille dollari per ogni ebreo israeliano offerti dal contribuente americano
Pur avendo gli Stati Uniti sacche di Terzo mondo che crescono a vista d’occhio nelle proprie città e una popolazione complessiva di oltre 50 milioni di poveri, Israele riceverà dai contribuenti americani aiuti militari per 38 miliardi di dollari fino al 2028. È «l’impegno più grande nella storia dell’assistenza militare bilaterale americana», precisa il Dipartimento di Stato, fatto ancora più eclatante se consideriamo che gli USA totalizzano un debito di 19.300 miliardi di dollari.
Un avvenimento di questo peso politico avrebbe meritato la presenza del Presidente degli Stati Uniti e del premier israeliano. L’accordo, invece, è stato firmato nella Treaty room del Dipartimento di Stato e non alla Casa Bianca, da Tom Shanon, il sottosegretario agli Esteri per gli Affari Politici, e da Jacob Nagel, il capo del Consiglio per la Sicurezza Nazionale israeliano. Insomma, un atto di pura routine.
Dal 1948, secondo stime dell’US Agency for International Development (USAID), lo Stato ebraico ha ricevuto dagli Stati Uniti circa 280 miliardi di dollari, costituiti in massima parte da sovvenzioni e non da prestiti. In realtà il totale effettivo è molto superiore, perché gli aiuti diretti sono erogati a condizioni straordinariamente favorevole e gli Stati Uniti forniscono a Israele anche altre forme di assistenza materiale, non incluse nel budget per il sostegno estero.
Lo Stato ebraico, di fatto, riceve ogni anno dal Congresso più di 6 miliardi di dollari, il che significa circa mille dollari per ogni ebreo israeliano offerti dal contribuente americano. Niente male come aiutino per la sopravvivenza dell’Unica-Democrazia-del-Medio-Oriente. Sorge però spontanea una domanda: in virtù di quali legami questo paesello grande circa come la Puglia – ma dotato di un poderoso arsenale atomico e di un esercito tra i più equipaggiati al mondo – gode da sempre di tale «special friendship»? Nessuno, se non a rischio di infamanti accuse o insinuazioni personali, è però in grado di fornire risposte precise e puntuali a questo dilemma.
Paolo Sensini
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