La Corte Pontificia scatena la canea contro la giunta Raggi… poi si rimangia l’atto impuro
La Corte Pontificia scatena la canea contro la giunta Raggi, mescolando arroganza, ipocrisia e smentite del giorno dopo. L’11 settembre mobilita la stampa mainstream contro la giunta romana e il giorno dopo dice che non è stata lei, che è stata “male interpretata”: non stava parlando male della giunta, stava lamentandosi del “maltempo”.
Il latrato del giornale La Repubblica cita Parolin, Segretario di Stato, Feroci, direttore della Caritas, Galantino, segretario della CEI, tutti “preoccupati” per quello che accade a Roma. Segnala nel titolo che Roma è “città bene comune”, con il che si intende che la capitale è di tutti, e quindi è anche della Chiesa, e da ciò segue che la Chiesa ha diritto di pontificare sulla materia e di saccheggiare a suo piacimento, come è riuscita a fare nei secoli dei secoli fino a oggi, e come teme, giustamente, di non riuscire più a fare.
Se vuoi capire quello che scrive la stampa di regime devi leggerla a rovescio. Dove si parla di “bufera che agita i 5 Stelle” leggi che è la Repubblica Pontificia che è nella bufera. Dove si parla di “smarrimento crescente” che dovrebbe riferirsi alla cittadinanza romana, leggi che è la Corte Pontificia ad essere smarrita, dato che non si aspettava di perdere il controllo della capitale, sede indispensabile per il suo potere a livello mondiale. Dove vedi che Virginia Raggi ha commesso grave infrazione alla regola non scritta secondo la quale i dirigenti politici dello Stato italiano devono presenziare agli eventi che la Corte organizza (doveva andare a fare la spesa), rifletti sul perché ogni nuovo eletto, dal Presidente della Repubblica a quelli della Camera e del Senato e via calando, deve andare lui o lei da papa, cardinali e vescovi, e non loro devono andare da lui, e aggiungi una riflessione sul perché i capi della Apple e di Facebook non possono fare a meno di andare da Bergoglio appena atterrano a Roma.
Dove leggi del “legame profondo che da secoli unisce la Chiesa a Roma” prova a riflettere a cosa sarà Roma e a cosa sarà l’Italia dopo che ci saremo liberati da questo parassita, e anzi prova l’aria nuova che si respira quando si inizia a lavorare per recidere il legame, come fa la Carovana del (nuovo)PCI al lavoro per creare le condizioni di un nuovo governo del paese, il Governo di Blocco Popolare.
Dove leggi che la Chiesa “non si augura un fallimento della gestione grillina” però sente “il dovere di richiamare al bene comune” leggi che la Corte Pontificia ha dichiarato guerra all’Amministrazione Comunale allo scopo di piegarla a seguire i suoi interessi, quelli del sistema di Mafia Capitale (il “bene comune”).
Dove leggi che se il M5S non fa quello che dicono Bergoglio e soci si perde “la residua fiducia di tanti non solo nel Movimento 5 Stelle ma anche nella politica e nelle istituzioni in genere”, leggi che proprio se il M5S fa quello che loro dicono quella “residua fiducia” si perde.
Dove dice che non è più tempo della DC e di un partito cattolico, e che la Corte pontificia ha un “obiettivo più profondo”, leggi che la Corte è debole, che le manca la forza della DC che governava per lei, senza bisogno che lei si sporcasse le mani occupandosi di “obiettivi poco profondi”.
Le paroline di Parolin sono pallottole, Galantino spara a raffica senza alcuna galanteria, a dirigere la carità ai poveri c’è uno che si chiama Feroci. Riccardo da Venosa, poeta siciliano del tredicesimo secolo diceva che “spesso i nomi sono appropriati alle cose o persone cui appartengono”, il che, nella Repubblica Pontificia, dove quello che la classe dominante dice è l’opposto di quello che fa, significa che “i nomi sono il contrario delle cose o persone cui appartengono”. La Corte Pontificia a parole denuncia i problemi, nei fatti li genera. Non solo non ha più un partito, ma ormai da un pezzo non ha più un esercito, e però suo modo fa guerra alla masse popolari del paese, e alle Amministrazioni Comunali che non si inginocchiano di fronte al trono.
Compito di noi comunisti è:
“mobilitare quanto di avanzato vi è in ogni settore e in ogni ambiente e isolare i responsabili di Mafia Capitale e i loro servi irriducibili. Questo sistema di degrado materiale, intellettuale e morale e di guerra fa centro a Roma, ma è sistema nazionale legato a doppio filo alla UE, alla BCE, alla NATO e alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti di cui il Vaticano è uno dei pilastri portanti.
Virginia Raggi, la sua giunta comunale e la sua maggioranza consiliare possono e devono decidere a quale di quelle due vie dare il loro contributo. Ancora esitano: l’idea che un’Amministrazione Comunale faccia gli interessi delle masse popolari romane senza fare la guerra al sistema politico dominante a Roma e in Italia, cioè alla Repubblica Pontifica, è la maschera con cui in questi giorni coprono i loro loschi propositi personaggi e gruppi che vogliono risucchiare la nuova amministrazione nel gorgo della corruzione e della criminalità organizzata, della guerra NATO e del disastro sociale e territoriale. Questo è la Repubblica Pontificia in putrefazione. (…)
Per fare gli interessi delle masse popolari romane, bisogna mobilitare le stesse a organizzarsi e a lottare per i propri interessi particolari e generali, a prendere capillarmente subito e direttamente, d’emergenza, le misure immediate utili e necessarie e a preparare quelle di più lungo respiro. Non si tratta di far funzionare meglio la macchina amministrativa di Mafia Capitale e tanto meno di elaborare a tavolino un piano generale di dettaglio di una buona gestione di Roma in cui gli affaristi e i criminali di Mafia Capitale dovrebbero fare quello che è contro i loro interessi. Niente piani generali di gestione ordinaria, velleitari perché non abbiamo ancora creato le condizioni per attuarli, ma mettere con misure d’emergenza a contribuzione tutte le risorse e tutti gli individui di buona volontà per mobilitare e organizzare, per elevare la coscienza e portare all’azione diretta la parte progressista delle masse popolari, isolare i poteri forti e i loro agenti irriducibili e attuare subito e direttamente in ogni caseggiato, in ogni quartiere, in ogni azienda, in ogni scuola e in ogni istituzione le misure immediate già possibili e creare le basi per le altre.
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
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