Bufale…. e il potere raffinato della disinformazione – Strabici, stupidi o collaborazionisti?

…uno dei primi strumenti della disinformazione consiste non nel diffondere notizie false, platealmente o sia pure difficilmente smontabili. La strategia è invece più raffinata. Prendete una fonte, se questa viene svelata come diffusore di falsi essa è bruciata, e le tesi che vorrebbe portare gravemente danneggiate. Pratica comune è quindi far passare una fonte – creata allo scopo, comprata oppure semplicemente ignara – come buona, per poi usarla per veicolare i falsi utili.

Il meglio si raggiunge con i grandi media, che vengono inzuppati di news vere e false in modo inestricabile. In questo modo, l’opinione pubblica riceve una massa di notizie in media false, perché in media sono indistinguibili verità e falsi utili, o anche non utili ma semplice spazzatura.

Perché il fine ultimo non è fornire notizie false, quanto nascondere il vero corso degli eventi, questa la prima necessità dei burattinai.

In questo modo si raggiunge lo scopo, il non far saper nulla, nella gran confusione, di ciò che realmente accade – in ogni campo – e, se anche ci si districa e si cerca di organizzare una qualche risposta, un qualche polo di informazione ’sana’, ci si trova nell’impossibilità di agire.

A questo serve il controllo dei media, e della rete, ed anche delle organizzazioni, sociali e/o politiche.

Esempio sono i cosiddetti ‘rossobruni’, organizzazioni paranaziste create ad hoc per occupare spazi ‘a sinistra’, veicolo di messaggi ‘nazionalsocialisti’ soft, di anti-europeismo identitario, che spesso inquinano, infiltrano spazi ed iniziative di sincero internazionalismo (difesa della lotta palestinese contro l’occupazione, resistenza del
Donbass al governo golpista di Kiev ecc.), per poi nell’occasione stravolgere manifestazioni pubbliche – vedi presenze ambigue nelle ultime manifestazioni pro Palestina, o in rete sul sostegno ai ‘ribelli’ ukraini – ottenendo mediante sovraesposizioni volute e spesso auspicate dal potere lo scadimento in partecipazione e contenuti delle iniziative, e non ultimo il reclutamento nel proletariato meno colto -penso al popolo degli stadi- di soggetti utili a sostenerne il lavoro sporco.

Da qui viene la necessità di selezionare con attenzione ciò che si pubblica. Ogni qualvolta si diffonde materiale va considerato il messaggio che porta nel suo complesso. Poco importa se in 100 righe sta una frase che spiega perché i palestinesi abbiano sacrosanta ragione nella loro resistenza, se poi il messaggio nel suo complesso giustifica
il sionismo.

Non serve una commemorazione di Allende che faccia supporre che sia morto di cancro, senza spiegare che l’ha invece ammazzato Kissinger, e per conto di chi.

Passando ad una cronaca più recente, sottopongo all’attenzione del lettore alcuni fatti bellici in corso in questi giorni in Siria. Che la situazione in MO stia ribollendo e rischi di portarci oltre i limiti della guerra per procura mi sembra sia oramai chiaro a tutti, sia a chi vuole la pace in tutte le sue sfumature, spesso opportuniste, sia a chi auspica l’impalamento di Assad e una rivoluzione colorata contro Putin.

In un quadro internazionale gravissimo, impostare un’analisi dei fatti sulla difesa dei poveri “kurdi siriani del Rojava portatori di un’idea di nazione democratica federalista, socialista e femminista. Unico ambito associabile a qualcosa di sano rispetto alla palude ideologica e politica che si muove intorno al loro destino” -come fa il Manifesto- appare strumentale, al solo fine di rispondere alle critiche che sempre più vengono ad esso mosse da chi cerca di mostrare ‘la luna’ a chi preferisce fermarsi al dito che la indica, o per acquiescenza stupida o per opportunismo o per diretto collaborazionismo con l’imperialismo (non scrivo USA o imperialismi a ragion veduta: la categoria “imperialismo” ha un preciso significato, senza necessità di ridondanze e speculazioni di comodo).

Il tutto molto in sintesi, ma spero di essermi spiegato.

Jure Ellero

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