La mente vuota del Buddha
“La mente intrinseca è definita quale insegnante fondamentale.La vera mente è naturale e non deriva dall’esterno. Non è limitata al passato, presente e futuro. La cosa più intima e fondamentale è preservarela mente da voi stessi. Se conoscete la mente, preservandola raggiungerete la trascendenza. Se non la conoscete o siete confusi al riguardo cadrete in stati deplorevoli. Di qui sappiamo che i Buddha di tutti i tempi considerano la mente intrinseca come l’insegnante fondamentale. Perciò un trattato dice: preservate la mente con perfetta chiarezza così che non sorgano pensieri errabondi; ciò è il privo di nascita. Ecco come riconosciamo che la mente è l’insegnante fondamentale.
….. Le persone ordinarie perdono di vista la natura della realtà e non conoscno la base della mente. Fissandosi arbitrariamente su ogni tipo di oggetti non coltivano l’accurata consapevolezza, e quindi sorgono amore ed odio.
A causa di amore ed odio il recipiente della mente si incrina e perde. Incrinandosi e perdendo il recipiente della mente, c’è nascita e morte. Essendoci nascita e morte, compaiono tutte le sofferenze.
…. La reale quiddità, la natura di Buddha, è sommersa nell’oceano della cognizione, della percezione e dei sensi….occorre sforzarsi di preservare la natura fondamentale della mente, così che i pensieri arbitrari non sorgono, gli atteggiamenti egoistici e possessivi svaniscono, e realizzate spontaneamente l’uguaglianza e l’unità con i Buddha”
(Thomas Cleary, “Coltivare la mente”, commentario ai manuali di meditazione di Hongren, Cijao, Foxin, Chinul, Dogen, Ejo, Man-an, Ubaldini, Roma, 1995).
Nei tempi in cui l’informazione massmediatica sommerge le persone con una straripante mole di informazioni incontrollate, generando stati d’animo emotivi di ogni genere, penso che il suggerimento di preservare la propria mente fondamentale sia utile al benessere di tutti gli esseri umani, di ogni condizione.
Se possiamo immaginare in qualche modo la mente possiamo figurarla come una struttura a strati di cipolla: lasciando scorrere via uno dietro l’altro quelli più superficiali riemerge sempre più vicina la natura intrinseca della mente originaria, che ci avvicina alla semplicità della mente di un Buddha, riportandoci in armonia con la natura fondamentale della moltitudine degli esseri senzienti, i quali tutti desiderano fuggire il dolore, per ottenere piuttosto benessere e felicità, e preservarli come un bene prezioso.
Riflette male lo specchio coperto di polvere, ma quando sia ripulito dagli stati di sporco che vi erano depositati allora le sue immagini divengono nitide e chiare.
Om Shanti,
Sarvamangalam