Accettare il guadagno come la perdita significa accettare la vita
Erdogan temeva e cercava fortemente di limitare quelle stesse possibilità di comunicazione diffusa offerte dalla tecnologia, come Twitter e Facebook e altri che poi si è ritrovato disperatamente a dover usare per il suo appello al popolo turco tramite FaceTime.
La tecnica è un mezzo potente per raggiungere scopi.
Credo che non sia facilmente arginabile poiché prima o poi se ne ha bisogno, ma, se la tecnica molto risolve (facendo altresì enormi danni), essa porta a credere che tutto possa essere, prima o poi, risolvibile.
Ciò non è vero e il pericolo più nascosto nel sempre maggiore dominio della tecnica è proprio di illuderci di essere senza limiti.
Il solo modo per ridimensionare il dominio della tecnica è di rivedere il proprio rapporto col niente, ossia la propria capacità di accettare la perdita.
Ciò che non pare proprio essere tra gli obiettivi del mondo contemporaneo.
Perché educarsi ad accettare la perdita?
Perché essa ineluttabilmente arriva sotto forma di lutto, abbandono, sconfitta e morte.
Si presenta un momento in cui non possiamo più nulla, abbiamo perso la partita, ma l’educazione ricevuta non contempla la coltivazione della forza per affrontare il niente vittorioso.
Crollano i nervi, ci si deprime o anche dispera.
Per educarsi a tali momenti occorrerebbe poter attingere ad un principio “altro” che non miri ai soli controllo e dominio, ma che mostri anche la profonda verità dell’abbandono al mistero.
Come puoi sapere che il mistero si prende cura di te?
Il fatto stesso che te lo domandi lo prova.
(Perplesso? Insisti..)
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Esempio concreto:
A Ramana Maharshi fu diagnosticato un cancro al braccio.
Fu operato localmente ma si ripresentò.
Furono tentate diverse cure senza successo.
Il cancro procedeva.
Allora gli fu proposto di amputare il braccio.
La sua risposta fu “La vera malattia è credersi un corpo. In quanto ad esso, è nato intero, lasciamolo morire intero.”
E così fu.
Franco Bertossa