Treia, 6 luglio 2016 – Eventi mancati: niente Festa dell’Anima Gemella
Spesso in questi ultimi tempi parlando con Caterina, la mia compagna di vita, le confido la mia indifferenza verso la ripetizione di riti che hanno accompagnato l’esistenza del Circolo in tutti questi anni di esistenza. Forse son diventato pigro, forse ritengo che il tempo per le celebrazioni è ormai passato, forse è sempre più difficile creare una aggregazione reale, basata sulla presenza. Ma vedo che questa tendenza a rarefare gli incontri e le manifestazioni non è soltanto un “mio” problema, mi sembra che a vari livelli stia avvenendo in diversi strati della società. La società si sta sempre più virtualizzando. Dobbiamo tenerne conto di questo precipitare nell’immaginario, di questa astrazione dal mondo che ci circonda per vivere sempre più in una scatoletta o, come diceva Platone, dentro la grotta dei nostri pensieri e delle immagini proiettate su uno schermo.
Perché vi sto raccontando tutto questo? Beh il 6 luglio ricorrerebbe la Festa dell’Anima Gemella, uno degli eventi portanti vissuti in passato al Circolo, nel tentativo di riscoprire un vero rapporto d’amore, fra esseri umani e la natura.
Un esempio? http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/06/23/dopo-cinquemila-anni-la-ri-scoperta-dellanima-gemella/
Treia, 6 luglio 2016 – Eventi mancati: niente festa dell’anima gemella
..al Circolo vegetariano di Treia ricorrerebbe la consueta celebrazione per “L’Anima Gemella”, che cade il 6 luglio, festa di Santa Maria Goretti. Ma stavolta sono solo, non c’è Caterina con me, sono provvisoriamente “zitello” e tra l’altro dopo l’ammucchiata di tre giorni con “fermento”, la sagra della birra, non ho alcuna voglia di organizzare qualcosa. Secondo me queste baraonde, chiamate “festival” per dargli un tono, celano solo una grande solitudine ed il tentativo di riempire un vuoto morale e culturale. Ci provano con la confusione, ci provano con le musicacce a palla, le salsicce ed i fritti… e perché non con la “birra”?
Tra l’altro ormai l’Italia è composta da un esercito di “singles”, zitelle e zitelli inveterati che non riescono più a sviluppare un rapporto di confidenza e d’amore.
Così quest’anno rinunciamo alla “festa dell’anima gemella”, anche perché a Treia il nostro appeal è limitato e gli amici che ci seguono, venendoci a trovare da varie parti d’Italia, non possono partecipare a molti incontri, quindi abbiamo dovuto restringere gli eventi… Peccato però perdere questo bell’appuntamento che in passato riscosse l’attenzione della stampa nazionale ed alla prima edizione di Calcata del 1993 vennero anche parecchie televisioni a riprenderci. Quella fu una manifestazione romantica che inneggiava all’intimità ed al rispetto reciproco, cose che evidentemente oggi non tirano più… oggi tirano manifestazioni di massa e caciarone, dove tutto è omologato in un divertimento squallido e consumista. Però, visto che la ricorrenza me lo consente, riporto qui alcune considerazioni sulla prima edizione dell’Anima Gemella e sulla solitudine dello “zitellaggio”.
Uno degli argomenti portanti della prima edizione della Festa dell’Anima Gemella toccava il tema del “zitellaggio obbligato” a cui erano spesso costrette le ultime nate che dovevano accudire i genitori e gli eventuali figli maschi non sposati.
Ecco ad esempio cosa diceva, parlando della nostra Festa, Nadia Tarantini nel suo articolo sull’Unità del 3 luglio 1993, proprio toccando questo argomento: “..Come un gioco di dadi deciso quando si era troppo piccoli per reagire, ogni famiglia e ogni padre o madre possessiva aveva la ‘sua’ zitella, la figlia destinata ad accudire i vecchi genitori, programmata con il consenso della pubblica opinione, innaffiata come una pianta rara con i peggiori luoghi comuni sull’infelicità del matrimonio e della prole.
Un testing precoce candidava la più timida, o la più sensibile, diciamo anche la più malleabile. Eppure non sempre il teorema riusciva, fanciulle ribelli ne son sempre nate nel seno delle famiglie più sessuofobe. Ai maschi lo ‘zitellaggio’ era dato solo quando non si era gli unici a perpetuare il patrimonio. Bei tempi quando attorno ad uno scapolone si affaccendavano liete tutte le donne della famiglia, la madre longeva, seguita in corteo dalle zitelle restate in casa dai differenti strati generazionali: la prozia, la cugina, la sorella. Aveva bensì lo scapolo maturo una sua vita affettivo sessuale, tutta circonfusa di segreto e mai travalicante la tarda serata, prime ore della notte, in modo che al mattino il rituale delle domestiche cure potesse ripartire..”
Paolo D’Arpini
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Post Scriptum
Stasera durante la passeggiata per le strade di Treia ho scoperto che la chiesa di San Francesco, una delle più belle della città, era aperta. Così sono entrato e mi sono fermato nella frescura a meditare. Dopo qualche tempo è arrivato un anziano che ha cominciato pian piano a spegnere tutte le luci così ho capito che ra l’orario di chiusura. L’ho salutato e ringraziato per tenere aperta al pubblico la chiesa e lui si è schernito dicendo “mi hanno chiesto di farlo ed io lo faccio…”. Un servizio semplice ma utile alla comunità. Ah, dimenticavo di dire che vicino all’altare era esposta con dei lumi attorno l’immagine di Santa Maria Goretti, alla quale la nostra Festa dell’Anima Gemella è dedicata.