Great Britain: exit or remain? – Riflessioni prima del risultato…
23 giugno 2016, oggi è il giorno delle votazioni per la Brexit nel Regno Unito. Si vota per rimanere o uscire dall’Europa. I seggi chiuderanno alle ore 23 locali.
Qualche riflessione prima del risultato. Che dire? Solamente che tutti i sondaggi davano in testa i favorevoli all’exit (in media con 7 punti di distacco) e che, sùbito dopo il delitto, i mercati hanno ripreso a sperare in una vittoria dei contrari. Certo, il fatto è un po’ strano. Come quello delle elezioni presidenziali austriache del mese scorso: il candidato anti-UE era in vantaggio di 4 punti sul rivale; e poi, improvvisamente, i pochi voti per corrispondenza (quelli più difficili da preservare da eventuali pastette) hanno determinato una clamorosa inversione di rotta.
Possibile che, ogni volta che gli elettori di un paese europeo si apprestino a far giustizia della dittatura finanziaria che ci sgoverna, abbia a verificarsi un fatto imprevisto, clamoroso, tale da sovvertire tutte le previsioni? Possibile, in particolare, che sul più bello salti fuori qualche folle – magari inoffensivo fino a quel momento – che improvvisamente diventi furioso e spari, ammazzi e traumatizzi l’opinione pubblica di un’intera nazione; e questo – si badi – sempre a non più di una settimana dal voto?
Perché – attenzione – il caso inglese non è certamente il primo della serie. Ce n’è almeno un altro che coincide perfettamente (ed altri meno somiglianti). Lo ricorda Marcello Foa sul suo prezioso e documentatissimo blog, ed io lo giro ai lettori di “Social”, nudo e crudo, senza togliere né aggiungere nulla: «In Svezia nel 2003 gli elettori furono chiamati a votare in un referendum pro o contro l’introduzione dell’euro. I sondaggi davano il no in vantaggio, ma a quattro giorni dal voto, la portavoce del fronte del sì, una donna, Anna Lindh, venne aggredita e uccisa. Le analogie sono straordinarie, anzi stupefacenti: stessa età della Cox (42 anni), omicidio perpetrato da un folle.»
Perché cito questo fatto? Voglio sposare le tesi di un “complottismo” esasperato? No. Come sempre, le mie riflessioni rifuggono da certezze assolute, da tesi precostituite, da ricostruzioni acritiche. La ragione è per sua natura dubbiosa, laica, tollerante: non accetta nulla a scatola chiusa; ma – al contempo – non esclude nulla, soprattutto in presenza di stranezze e coincidenze. E di stranezze e coincidenze nei due delitti gemelli (per limitarci a questi) ve ne sono tante.
Possibile che entrambi i delitti siano intervenuti a pochi giorni da un appuntamento elettorale rilevante per l’establishment europeo? Possibile che entrambi siano giunti quando i sondaggi pronosticavano una sconfitta degli eurodipendenti? Possibile che entrambi abbiano avuto un impatto mediatico suscettibile di alterare il previsto esito del voto? Possibile che entrambi abbiano avuto come vittime delle donne, dalla faccia pulita e, naturalmente, sostenitrici delle posizioni eurocratiche? Possibile che entrambi siano stati perpetrati da folli? Possibile che – come già ricordato – entrambi i folli fossero inoffensivi fino a quel momento e fossero diventati improvvisamente violenti fino all’omicidio? E – riflettendoci un po’ – di coincidenze se ne potrebbero trovare altre. Ben più delle due che – come ben sanno i cultori della letteratura poliziesca – sono ammissibili in ogni mystery che si rispetti. Quando le coincidenze diventano tre o più, allora non sono più semplici coincidenze, ma possono diventare “indizi”, cioè elementi degni di approfondimento in sede d’indagine.
Naturalmente, ammesso e non concesso che dalle indagini possa emergere un disegno criminale di vaste dimensioni, sarebbe estremamente difficile risalire ai responsabili. Molti sono i soggetti, tra i poteri fortissimi, ad avere interesse alla permanenza dell’Inghilterra nell’Unione Europea e, in prospettiva, alla sopravvivenza stessa dell’Unione. E sono poteri che – in teoria – potrebbero permettersi il lusso di stanziare cifre colossali a beneficio di qualche organizzazione privata “di sicurezza”, che – sempre in teoria – potrebbe assumersi l’ònere di sistemare certe faccende senza eccessivi scrupoli.
Ma, in fondo, porsi tante domande serve a ben poco. Si può lavorare sulle impressioni, sulle deduzioni, sui particolari che non tornano. I fatti, quelli concreti, tangibili, inoppugnabili, restano avvolti nei fumi della cronaca quando non anche nelle nebbie della storia. Si pensi che, a mezzo secolo di distanza, ancòra non si conosce chi e per quali motivi abbia armato la mano dell’assassino di John Kennedy. Quello stesso Kennedy che – come forse qualche mio lettore ricorderà – ebbe a dichiarare: «Siamo di fronte, in tutto il mondo, a una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti per espandere la propria sfera d’influenza, sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta.»
Michele Rallo