Omessa pubblicazione da il MANIFESTO del documento/volantino sulla vera storia della “brigata ebraica” e della sua partecipazione alla sfilata del 25 aprile

Mando questa mail non per la mancata pubblicazione da parte del Manifesto, già finanziato dal Monte dei Pacchi di Siena nonché da tutti noi, poiché questa mi sembra tutt’altro che una vicenda stupefacente!
La mando per la storia, raccontata nel volantino, della nascita della brigata ebraica, che forse qualcuno non conosce. “Mina Mini” – marina.minicuci@gmail.com
15/06/2016

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Buon pomeriggio a tutti/e, potrei fare a meno di scrivere questa mail. Sono passati ormai quasi due mesi dal 25 Aprile. Ma i comunisti, per di più vecchi, sono fatti così: non mollano. Riassumo la vicenda. In vista del 25 Aprile ho scritto un volantino (destinato ad essere diffuso in piazza a Milano a firma Fronte Palestina) che spiega le ragioni storiche e politiche che motivano la contestazione della presenza della brigata ebraica nel corteo di Milano. Per scrupolo ho inviato per una supervisione il testo ad amici storici, docenti, esperti ed è stato trovato ineccepibile. L’ho inviato con largo anticipo a Tommaso Di Francesco con la richiesta di pubblicazione sul Manifesto prima del 25 Aprile. Di Francesco è stato contattato anche personalmente. Il testo non è mai stato pubblicato.Due mie richieste di spiegazioni via mail sono rimaste senza risposta. Anche un contatto con Di Francesco tramite una comune amica non ha avuto alcun esito. Non sono disposto a tollerare il silenzio, come ben spiego in una delle due mail; per questo mi sono deciso a rendere pubblico un carteggio che ben volentieri avrei tenuto riservato. Il silenzio non può che nascondere una imbarazzante verità: anche il Manifesto ha al suo interno la sua anima sionista che si è opposta alla pubblicazione. Il povero Di Francesco non può mettere per iscritto questa verità. Ma è bene che si sappia e per questo motivo scrivo a un pò di compagni/e, i primi che mi vengono in mente. Insieme al grande lavoro di Michele Giorgio e Chiara Cruciati, esiste nella redazione anche questa realtà. Occorre esserne consapevoli. Allego le due mail di sollecito. Come vedete, ero disponibile anche a un “vaffanculo” ma non al silenzio. Di seguito anche il volantino.

Ugo Giannangeli , storico avvocato del Foro di Milano – ugogiannangeli5@gmail.com

Volantino menzionato:

CONTESTARE LA PRESENZA DELLA BRIGATA EBRAICA NELLA FESTA DELLA LIBERAZIONE
NON È UN DIRITTO, È UN DOVERE!

Le insegne della Brigata ebraica sfilarono per la prima volta nel corteo del 25 Aprile 2004. Le
motivazioni di questa decisione sono dichiarate ed esplicite: nel sito degli “Amici di Israele” si
legge che sono costoro a decidere di sfilare sotto le insegne della Brigata ebraica perché “stanchi
di partecipare circondati da bandiere palestinesi [...] e per non farci annoverare tra la massa dei
manifestanti anti-americani o anti-israeliani”. La stessa associazione dichiara che la decisione di
sfilare con la Brigata ebraica è solo un passaggio di un percorso che deve portare a “lo
sdoganamento del sionismo” (testuale). Si legge: “Crediamo, infatti, importante spiegare agli italiani
che il sionismo è un ideale alto, nobile e giusto”.

È quindi espressamente dichiarato che la sfilata della Brigata ebraica è un’operazione di
propaganda del sionismo ed è organizzata dalla associazione “Amici di Israele”.
Il sionismo ha portato alla creazione dello Stato di Israele attraverso la Nakba, cioè la distruzione di
oltre 500 villaggi palestinesi e l’espulsione di oltre 750.000 palestinesi dalle loro case e dalle loro
terre. Israele prosegue ininterrottamente da allora nella sua politica espansionistica, occupando e
colonizzando ulteriori territori palestinesi, destinati dall’ONU a quello che sarebbe dovuto essere
lo Stato di Palestina. Israele, che si compiace di presentarsi come l’unica democrazia del Medio
Oriente, uccide, imprigiona, tortura, ruba risorse, pratica un sistema di apartheid, assedia e
bombarda Gaza, porta avanti una vera e propria pulizia etnica.

Israele si sta configurando sempre più come stato etnocratico, teocratico, razzista!
La totale impunità di cui gode per i suoi crimini (ampiamente documentati da Commissioni ONU1
,
Human Rights Watch2
, Amnesty International per citare fonti internazionali ma non mancano fonti
interne israeliane come B’Tselem e Breaking the silence) ha fatto perdere al diritto internazionale e
all’ONU ruolo ed autorevolezza.
Per tentare di mascherare questa realtà è necessaria una capillare opera di propaganda. Chi non ha
avuto remore a creare attorno alla tragedia della Shoah una vera e propria industria
propagandistica3
, non si è certo fermato dinanzi alla speculazione su una quarantina di morti (tanti
sono stati i caduti della Brigata).
Anche perché la Brigata già nasce, alla fine della guerra, come operazione di propaganda.
Gli ebrei già combattevano contro i nazifascisti dall’Agosto 1942 inquadrati nel Palestine Regiment
insieme ai Palestinesi. Altri ebrei già combattevano nelle formazioni partigiane, soprattutto
“Giustizia e Libertà” e “Garibaldi”. Oltre 1000 ebrei ebbero il certificato di “partigiano
combattente”, oltre 100 furono i caduti.

A tutti questi ebrei combattenti per la libertà va il nostro plauso e la nostra gratitudine!
Ben diversa la realtà della Brigata ebraica. Churchill ne annuncia la creazione nel Settembre 1944.
Inquadrata nella 8° Armata britannica, la Brigata attende due mesi prima di sbarcare a Taranto ed
attende altri quattro mesi prima di partecipare ad alcuni scontri nella zona di Ravenna. Siamo
ormai a ridosso della Liberazione: marzo/aprile 1945. A Maggio inizia la smobilitazione e i reduci si
dedicano in gran parte a sostenere l’immigrazione in Palestina. Non si può dire che il ruolo della
Brigata nella lotta di Liberazione sia stato rilevante. Eppure c’è chi è giunto a scrivere che “la
Brigata ebraica è stata in prima fila nella liberazione d’Europa”4
.
Noi siamo contro l’uso della Festa del 25 Aprile per bieche operazioni propagandistiche
a favore di uno Stato i cui principi fondanti sono antitetici ai valori dell’ANPI e della Resistenza.
L’art. 2 dello Statuto dell’ANPI prevede l’obbligo di appoggiare tutti coloro che si battono per la
libertà e la democrazia. Questi oggi sono i Palestinesi. Lo dice Marek Edelman, vice comandante
della rivolta degli ebrei del ghetto di Varsavia5
; lo dice Stephane Hessel, ebreo partigiano coautore
della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo6
; lo dice Chavka Fulman Raban, superstite del
Ghetto di Varsavia, che scrive: “È vietato per noi governare un altro popolo, opprimere un altro
popolo”7
. Lo dicono gli ebrei della Rete ECO, quelli di Not in my name, quelli che, vergognandosi
delle politiche di Israele, chiedono di cancellare il nome dei loro congiunti dallo Yad Vashem.
Come scrive l’israeliano Michael Warschawsky: “Noi non siamo ‘un’altra voce ebrea’, ma invece
l’unica voce ebrea capace di parlare a nome dei martiri torturati del popolo ebreo. La vostra voce è
nient’altro che i vecchi clamori bestiali degli assassini dei nostri antenati”. La lettera è indirizzata ai
governanti israeliani ed equipara Gaza al Ghetto di Varsavia8
.
E come non ricordare che dentro la Brigata ebraica operava una struttura parallela al comando
dell’Haganà, la principale organizzazione armata clandestina in Palestina, corresponsabile, tra
l’altro, insieme alle truppe inglesi, della repressione della rivolta araba del 1936/39? Queste
formazioni, insieme alle altre bande terroristiche Irgun e Stern, confluiranno in Zahal, l’esercito di
Israele, responsabile, insieme a poliziotti e coloni, della pulizia etnica in corso.
E chi oggi ricorda il tributo di sangue dei Palestinesi nella lotta contro il nazismo? I morti palestinesi
non fanno notizia, né ora né allora. Eppure 12.446 sono i Palestinesi arruolati dal 1939 al 1945
nell’esercito inglese e 701 furono i caduti 9
.
Per questi motivi e per tanti altri che non possono trovare qui spazio diciamo NO alla presenza
della Brigata ebraica che contamina i valori della Resistenza: pace, libertà, uguaglianza e giustizia.
Come diceva Nelson Mandela: “Non c’è libertà senza la libertà della Palestina”.

VIVA LA LOTTA DI LIBERAZIONE DI TUTTI I POPOLI!
VIVA LA LOTTA DI LIBERAZIONE DEI PALESTINESI!

Fronte Palestina – Milano
info@frontepalestina.it – www.frontepalestina.it

Note:
1 Rapporto Goldstone per il Consiglio per i diritti umani dell’ONU, edizioni Zambon, 2011
2 L’apartheid in Palestina,il rapporto Human Rights Watch sui territori arabi occupati da Israele, Mimesis edizioni, 2012
3 Norman G. Finkelstein, L’industria dell’Olocausto, lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, Rizzoli, 2002
4 Maria Grazia Meriggi, Il Manifesto, 22 Aprile 2015
5 Lettera alle organizzazioni combattenti palestinesi del 10 Agosto 2002
6 Stephane Hessel, Indignatevi!, Indigene editions, 2010
7 Chavka Fulman-Raban, in “frammentivocalimo.blogspot.it/2013/04”
8 Michael Warschawsky, Alternative Information Center, 24/1/2009
9 Colonial Office Archive, Document nr. 537/1819 ( 1946)

I dati sulla Brigata ebraica sono tratti da “La brigata ebraica”, Soldiershop publishing, 2012, di Samuel Rocca e Luca S. Cristini

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Commento di F.G.: “Quello che a molti ancora sfugge è che quel quotidiano abusivamente autodefinito “comunista” è al 90% in mano alla lobby, con particolare dominio su esteri e “cultura”. Stupisce che giornalisti onesti e validi come Colotti e Dinucci diano con la propria firma ancora credibilità a questo foglio cripto-Nato e cripto-Sion…”

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Commento integrazione:

La Brigata Ebraica fu un’iniziativa sionista, quindi, come giustamente fa il volantino in oggetto, da tenere nettamente distinta dai molti ebrei che parteciparono in tutta Europa alla Resistenza.

Secondo lo storico israeliano Tom Segev (vedi “Il settimo milione”, Mondadori 2001), la Brigata Ebraica fu allestita in fretta e furia per un preciso motivo: la guerra stava finendo e i dirigenti sionisti in Palestina avevano paura delle reazioni nei loro propri confronti dei sopravvissuti ai lager. Perché questo timore? Perché l’atteggiamento dei sionisti durante le persecuzioni antiebraiche del Terzo Reich fu essenzialmente di due tipi:

1) Collaborazione coi nazisti (vedi ad esempio il caso Eichmann).

2) Rifiuto di accogliere in Palestina i profughi ebrei tedeschi perché – parole di Ben Gurion riportate da Tom Segev – “erano merce scadente” (ovvero, essendo professionisti, artisti e commercianti, e non contadini, non erano adatti a colonizzare la Palestina; detto incidentalmente, su questa questione il sionismo revisionista di destra di Jabotinsky era meno trucido).

Bene quindi facevano i dirigenti sionisti a temere il giudizio e la reazione degli ebrei sopravvissuti. Secondo Tom Segev, decisero quindi di far vedere che essi avevano “fatto qualcosa” contro i nazisti, e sul finire della guerra allestirono la Brigata Ebraica, lanciandola a volte in temerarie azioni dietro le linee.

Tale era la vergogna dei sionisti nei confronti del genocidio nazista, sempre secondo Tom Segev, che esso fino a quasi tutti gli anni Cinquanta fu considerato un tabù, qualcosa di cui non parlare assolutamente. Solo negli anni Sessanta si decise di usarlo come arma di propaganda. Ricordo anche che secondo Chomsky, fino alla Guerra dei Sei Giorni lo Stato di Israele venivaconsiderato dagli ebrei della diaspora qualcosa che aveva a che fare con l’ebaismo solo in senso decisamente negativo.

Sarebbe interessante capire cosa è successo dopo. Ma passiamo al Manifesto. Vi prego di correggermi, ma io, a memoria, non mi ricordo nessuna sua presa di posizione antisionista. Anche ai tempi d’oro, il Manifesto criticava – spesso in modo radicale – non il Sionismo ma specifici governi, specifiche politiche e specifiche azioni di Israele, come se essi non avessero nessuna origine e non seguissero nessuna logica.

Ovviamente la memoria mi può tradire.

Piotr

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