“Al presidente del consiglio dei ministri” – Una esortazione a recedere dalla decisione di inviare centinaia di soldati alla diga di Mosul, decisione che può dar luogo ad esiti funesti e fin catastrofici
Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
quando nello scorso dicembre lei annuncio’ l’intenzione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul – a breve distanza dalla grande citta’ irachena che dal 2014 e’ nelle mani dei terroristi dell’Isis – le scrissi una lettera per pregarla di recedere da quella decisione, e come me migliaia di altre persone sottoscrissero appelli in tal senso.
Successivamente fu diffusa la notizia che lo stesso governo iracheno avesse posto delle obiezioni a quella decisione e parve che essa non dovesse aver seguito.
Ma dopo alcuni mesi di sostanziale silenzio in questi giorni la Ministra della Difesa ha avviato una roboante campagna mediatica il cui fulcro e’ l’annuncio dell’imminente invio dei nostri soldati che in numero di 450-500 e’ previsto restino li’ per due anni, esplicitando peraltro che motivazione fondamentale e’ la richiesta da parte degli Stati Uniti d’America di una maggiore presenza militare italiana nell’area del conflitto, e che esito principale sara’ che l’Italia diverra’ dopo gli Usa la potenza straniera con la piu’ ampia presenza bellica in Iraq; ed evidenziando infine che nel conflitto iracheno l’Italia e’ gia’ presente non solo con addestratori di truppe combattenti, ma anche con velivoli impegnati in ricognizioni finalizzate all’individuazione di obiettivi (ovvero funzionali ai bombardamenti stragisti, se le parole hanno un senso).
A questo si aggiungano due recenti notizie: la prima, che lo scorso mese un’improvvisa offensiva dell’Isis nel territorio di Mosul sembrerebbe aver travolto le prime linee irachene e curde e che sia stata respinta a fatica; la seconda, che e’ in preparazione e si svolgera’ nei prossimi mesi una battaglia per la riconquista di Mosul da parte del governo iracheno, battaglia che si preannuncia cruentissima dato che Mosul e’ uno snodo strategico, e nella quale le vittime civili saranno verosimilmente ingentissime giacche’ nella citta’ vivono un milione e mezzo di esseri umani.
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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
lei vede bene che quei cinquecento soldati italiani verranno gettati nel centro della fornace, verranno gettati incontro alla morte.
E lei sa perfettamente cio’ che gia’ mesi fa anch’io volli ricordarle, ovvero che “una presenza militare italiana alla diga di Mosul rendera’ sia quel luogo e le persone li’ schierate, sia l’Italia intera, un primario bersaglio dell’azione stragista dell’organizzazione terroristica”.
Lungi dal proteggere le maestranze della diga, la presenza dei militari italiani rendera’ quel sito un obiettivo di attentati, con esiti che potrebbero essere non solo letali per le stesse maestranze ma addirittura apocalittici per le popolazioni a valle della diga. La presenza di militari italiani alla diga di Mosul verrebbe presentata dalla propaganda dell’Isis come una forma di occupazione militare straniera, da parte di un paese – il nostro – che gia’ prese parte alla prima guerra del Golfo, all’occupazione militare seguita alla seconda, e quindi corresponsabile dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanita’ avvenuti in quei frangenti di cui la popolazione irachena fu ed e’ vittima; la presenza di militari italiani esporrebbe cosi’ al rischio di un massacro non solo i nostri soldati li’ dispiegati, non solo le maestranze civili dell’impresa appaltatrice dei lavori di messa in sicurezza della diga, non solo le popolazioni a valle della diga, ma anche la popolazione residente nel nostro paese poiche’ nella efferata logica del terrorismo l’intera popolazione italiana diventerebbe un bersaglio privilegiato di azioni stragiste.
In Iraq l’Italia ha peraltro gia’ pagato un tremendo tributo di sangue a Nassiriya: il governo italiano non voglia far morire altri innocenti.
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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
non vi e’ dubbio che abbiamo opinioni diverse su molte cose, ma almeno su questo dovremmo trovarci concordi: che non e’ lecito esporre degli innocenti al rischio di essere uccisi.
L’invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul implica esattamente questo: esporre degli innocenti al rischio – un elevatissimo rischio – di essere uccisi.
Il governo da lei presieduto non commetta questa sciagurata follia.
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Dal profondo del cuore la prego: receda il governo italiano da quella insensata, inammissibile decisione.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani”
Strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, centropacevt@gmail.com, centropaceviterbo@outlook.it