UE allo sfacelo. Entro il 2050 previsto l’arrivo di 250 milioni di profughi “climatici”

….il sogno dei pardi dell’UE è in parte fallito. Prima con l’euro ed ora con l’invasione dei migranti, ogni Paese si è chiuso nei propri interessi nazionalistici, in barba agli accordi precedenti. Intanto esposti a questa invasione di migranti rimangono in prima linea ancora l’Italia e la Grecia. L’unione europea per questi motivi ha cominciato a scricchiolare, in particolare per un paio di milioni di rifugiati che da 10 anni sono arrivati nel nostro continente.

Pare che anche il nostro Paese sia intenzionato ad adottare serie metodologie di discernimento tra chi deve essere accolto, perché rifugiato politico che fugge da guerre e persecuzione, da chi invece va rispedito a casa perché migrante economico che cerca di “sbarcare il lunario” qui da noi.

Fin qui la questione è ancora gestibile, ma questo non durerà molto, tra breve infatti ai rifugiati politici si dovranno aggiungere anche i rifugiati del clima. E qui nascono i veri guai! L’ONU, la FAO e in particolare il prestigioso Word Watch Istitute non hanno dubbi: In tutto questo si parla dai 250 ai 300 milioni di persone disperate soprattutto dirette verso l’Europa.

A quel punto cosa fare? Non si parla di un fenomeno di esodo di intere nazioni che avverrà chissà quando, ma di un fenomeno che già si sta manifestando. Tutta l’area orientale dell’Africa, vedi in particolare il Corno D’Africa, è vittima di una siccità senza precedenti e così la mitica Mesopotamia, a tal proposito gli esperti di politica internazionale dicono che la guerra civile in Siria sia partita da una estrema siccità che ha portato milioni di abitanti dei villaggi a scappare dalle campagne aride verso le grandi città siriane e da li, poi, fomentare la rivolta verso il regime.

L’International Organization for Migration (IOM), in previsione di questo paventato esodo climatico ha invitato l’ONU a riconoscere lo status di rifugiato climatico al pari di quello attuale politico. Questo perché al momento chi fugge da terre ormai improduttive non viene accettato e rispedito indietro.
Va bene, capiamo la questione morale, ma come possiamo immaginare che l’Europa da sola possa riuscire ad ospitare una così massa di popoli? Vediamo in questi giorni cosa accade per poche migliaia di rifugiati che chiedono asilo in Europa, molte nazioni cominciano a chiudersi a riccio e a minacciare di uscire fuori anche dagli accordi di Schengen.

E non finisce qui, uno studio della Cia “Global Water Security” di un paio di anni fa, ha previsto che un tale evento di esodo di massa potrebbero innescare drammatiche guerre anche tra i Paesi europei. Sempre questo studio ha segnalato che per motivi climatici e, quindi, legati soprattutto alla penuria di acqua, dal dopoguerra ad oggi ci sono stati già 111 conflitti da imputare a cause naturali, di cui 79 tuttora in corso.

Recentemente a Roma nel convegno “La sfida del clima per la sicurezza e la pace” , organizzato alla Camera dei Deputati dall’Inter-gruppo bicamerale per il clima Globe Italia, è stato detto che “Il cambiamento climatico è difatti un fattore che aumenta la minaccia in situazioni già delicate ed inasprisce la gravità delle guerre”.
Ma allora cosa fare? Certamente non stare fermi a guardare gli eventi che potrebbero tra non molto travolgerci drammaticamente, ma intervenire subito. Nell’ultimo summit di Parigi sul clima è stato già detto e poi accettato da 159 capi di Stato, che ogni nazione ricca deve contribuire a creare un fondo finanziario per intervenire nei Paesi del sud del mondo a rischio climatico. La scienza e la tecnologia oggi può fare miracoli nel senso di prevenire e limitare i danni causati all’ambiente dall’effetto serra.

E allora cosa aspettare? USA, Canada, Europa, Russia, Cina, Australia, Giappone ed altri Paesi ricchi debbono urgentemente riunirsi per analizzare i problemi più urgenti e poi intervenire per evitare che si manifesti il tanto temuto esodo di interi popoli verso Paesi come Europa e gli USA. Perché allora non fare le prime mosse partendo dal nostro Paese? Va tenuto in mente che in caso di esodi di massa L’Italia verrebbe travolta inesorabilmente con drammatici effetti economici, sociali e di sicurezza.

Filippo Mariani – Accademia Kronos

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