Dopo Casaleggio… il diluvio!? E la trappola mortale che ci aspetta… Crudele analisi sulla situazione in Italia, vista come “sponda” USA nel Mediterraneo
Il fenomeno “sovranisti”, nato all’ombra di noti economisti del terzo millennio che spopolano sul web da alcuni anni (Bagnai, Borghi, Rinaldi, BarraC), con il solito corteo di giuristi, costituzionalisti e filosofi al seguito, è cresciuto come un cenacolo di sapienti eruditi, che sono soliti elaborare teoremi precostituiti, di cui si servono come clave nei confronti dei dissidenti e per sostenere i loro dogmi assolutamente inconfutabili … abili comunicatori di dottrine economiche, hanno pilotato anche le scelte politiche di molti frequentatori di blog e social network verso quel partito che secondo loro sarebbe risolutivo per l’uscita dall’euro e darebbe ottime garanzie per il ripristino della sovranità monetaria nel paese: la Lega.
Alcuni di questi salviniani (Bagnai in primis) non si sono fermati nemmeno sulla soglia del cordoglio nei confronti della morte di Gianroberto Casaleggio, definito dai tanti altri detrattori della cloaca maxima dell’informazione con vari epiteti, che nemmeno i più grandi criminali della storia hanno meritato: lobbista, fondatore di “una setta”, anzi di “un’associazione violenta e antidemocratica” segnata dal “fanatismo”, “lato oscuro della forza”, autore di una autentica “dittatura”, “Casaleggio avrebbe fatto fucilare Churchill” perché era stato prima conservatore e poi liberale … massone, autistico, coreografo-nazi, bifronte, esoso e fantascientifico, aristocratico aggressivo, autoreferenziale, cazzone, cimiteriale, conservatore, decapitato, distruttore e … via cazzeggiando.
Dunque i sovranisti salviniani sostengono un partito, la Lega, riesumato alle ultime europee dai suddetti economisti, un piccolo partito del 15%, che in caso di vittoria, necessariamente subordinata all’alleanza storica con Berlusconi, subirà inevitabilmente l’autoritarismo del capo, che l’ha sempre comandato a bacchetta. Per recuperare la propria sovranità infatti non basterà uscire dall’euro, come sostengono inesorabilmente i sovranisti, perché il problema è molto più ampio … se poi pensiamo che i nostri “maestri di economia” nel famoso Manifesto di solidarietà europea si sono alleati con esponenti di banche, emissari di finanziarie e di enti di chiara matrice neoliberista … beh la cosa risulta piuttosto imbarazzante… E’ anche vero che cercano poi di girare la frittata sostenendo che ci vorrebbero altre misure correttive, però il loro chiodo fisso è sempre l’uscita dall’euro, come istanza necessaria per provocare eventualmente il crollo dell’Eurozona.
Ma sottovalutano dinamiche storiche ben note … l’Italia infatti è uscita dall’ultimo conflitto mondiale clamorosamente sconfitta, di conseguenza ha subito aiuti atlantici (Piano Marshall), per rimediare all’inevitabile declino politico, economico e sociale dell’immediato dopoguerra. L’allora Segretario di Stato statunitense George Marshall il 5 giugno 1947 annunciò al mondo la volontà di avviare l’elaborazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l’Europa, augurandosi che da esso sarebbe potuta emergere una nuova e più proficua collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico, ed anche una prima realizzazione di quei progetti europeisti fino a quel momento ancora piuttosto vaghi.
Da allora l’Italia è una colonia degli Usa … un feudo economico militare, divenuto un mercato di scambio dei prodotti statunitensi (Coca Cola, Kellogg, Pepsico …), ma anche un membro della Nato per la “difesa della pace” nel mondo, e una portaerei protesa verso Africa e Medio Oriente, con le sue 110 basi missilistiche disseminate sul proprio territorio. Quindi i vincoli tra Italia e Usa sono vitali e strategici, e considerando che l’euro e l’Europa sono creature degli Stati Uniti, il modo per sganciarsi dal loro dispotismo imperialistico dovrebbe essere perseguito come una sorta di “omicidio del padre”, o superamento del complesso di Edipo … insomma il “delitto perfetto”.
Ma tutto ciò richiede coraggio, forza, potere e determinazione … invece gli economisti del terzo millennio delle 4 B (Bagnai, Borghi, BarraC + Berlusconi) sono fermamente convinti che la Lega, un piccolo partitino del 15% (colluso da sempre con i poteri neoliberisti), ci possa riuscire.
Per di più il governo Renzi sembra essere arrivato al capolinea, sotto i colpi degli scandali petroliferi (Guidi), bancari (Boschi) e mafiosi (Del Rio)… In poco più di due anni l’esecutivo ha approvato parecchie disposizioni molto vicine agli interessi delle grandi lobby: assicurazioni, armi, banche, navi, autostrade, tabacchi … e quando inizia il conflitto con la magistratura il significato è chiaro … il governo comincia a puzzare, e come il pesce dopo tre giorni va buttato.
Il caso Guidi arriva puntuale, in un momento di massima debolezza dell’esecutivo, dopo il bail-in di gennaio, il fallimento delle banche (Etruriopoli), il conflitto d’interessi della ministra Boschi, e l’attuale coinvolgimento di Del Rio in oscure relazioni pericolose.
Come dice appunto Walter Pastena, intercettato nell’inchiesta sul petrolio in Basilicata, quando rivolgendosi al solito Gianluca Gemelliafferma: “Finito sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi“… “così ti puoi togliere qualche sfizio”. Il riferimento è all’inchiesta “Aemilia”, che ha scovato intrallazzi tra ‘Ndrangheta, imprenditorie e politica nelle città di Reggio Emilia – città di cui Delrio è stato sindaco – e Modena. Solo ora quindi si denunciano degli scandali evidenti da tempo, e tutto questo non può non suscitare dubbi e quesiti sulla tempistica e sulle motivazioni di questa improvvisa attenzione.
Nel mentre sta avanzando a marce forzate il consenso sempre più crescente per il M5S, secondo l’Economist il MoV con Virginia Raggi si normalizza e può vincere, e lei ha uno stile che evoca quello di «un’aspirante parlamentare democratica in America o di un politico tory in Gran Bretagna» … Dopo il gradimento di Silvio Berlusconi, che l’ha definita «telegenica» e anche «un bravo avvocato», Virginia Raggi incassa le attenzioni del quotidiano d’Oltremanica, che titola «Smartening up» (mettersi in ghingheri) è il titolo dell’articolo, che sostiene appunto che la candidata «ha una chiara chance di vittoria» alle elezioni comunali di Roma.
Quindi la Raggi sembra piacere non solo all’Economist, ma anche al Guardian, agli industriali romani, al Vaticano, a Vespa, all’Espresso, a Unindustria, a Confcommercio … insomma a tutti i poteri che contano e soprattutto alla Roma padrona … questo vorrebbe dire che la probabile futura sindaca sarebbe disposta ad elargire favori a destra e a manca, come la dea Flora che sparge sulla terra le infiorescenze che tiene in grembo … proprio a primavera ?
Ma la partita che si sta giocando è solo all’inizio … l’agone politico è lo spazio degli inganni e delle insidie sfuggenti di quei poteri che sanno perfettamente come muoversi … quindi tifano per spedire la Raggi al Campidoglio, sapendo benissimo che Roma è una città ingestibile, un feudo del PD, della Casta padrona, della Mafia e del Vaticano, quindi il fallimento della Raggi equivarrebbe alla vittoria di Pirro … perché una sconfitta nella gestione della Capitale pregiudicherebbe la vittoria alle politiche del 2017/18.
Francesco Storace, vecchia volpe tiberina infatti commenta: “Un’aula Giulio Cesare con 29 consiglieri grillini, sarebbe meglio che andare al cinema”.
Intanto anche Luigi Di Maio, la figura più istituzionale del MoV, ha iniziato una serie di colloqui con gli ambasciatori dei 28 paesi UE, sulle posizioni del Movimento sull’Europa e sull’Unione Monetaria. Colloqui che serviranno a tastare il terreno programmatico della nuova forza politica che si candida a governare Roma ed anche il Paese. Comunque la sua moderazione riguardo posizioni eventualmente euroscettiche sembrano aver rassicurato le grandi cancellerie europee. Quindi se il governo Renzi soccomberà, sotto i colpi della Troika che sta preparando il ricambio politico, il M5S sembra già pronto per raccoglierne il testimone.
Però se l’esito delle elezioni romane pare abbastanza scontato … quello delle prossime politiche non lo è altrettanto. Infatti poiché la missione della Raggi appare piuttosto ardua, per non dire “mission impossible”, nel caso dovesse fallire nella conduzione politica della città eterna (per gloria terrena e nefandezze schifose), i poteri che ruotano attorno all’asse trilaterale Washington – Bruxelles – Berlino hanno già predisposto le tessere del loro puzzle, dato che i sondaggi prevedono fin d’ora il PD in calo di oltre due punti percentuali ad aprile 2016, in confronto con i dati del febbraio.
Intanto anche Matteo Salvini si è recato in Israele per ricevere l’investitura di “cavaliere del tempio” a difesa del sistema … dal valico di Kerem Shalom, tra Gaza e Israele, attacca Hamas e rilancia, candidando la Lega al governo del paese «con chi ci sta»: obiettivo prendere il posto del governo Renzi e correggere le politiche della sinistra che «creano muri e filo spinato» e non invece «regole certe e trasparenti». Camicia, giacca e cravatta, il leader felpato si presenta in Israele, nella sua prima visita ufficiale. Ha incontrato alcuni esponenti del Knessett, il Parlamento israeliano, postando con frequenza sui social network immagini di strette di mano e incontri. Ma in Italia dopo la sconfitta alle comunali a Roma, rilancerà la palla al centro per agganciare Berlusconi.
Intanto il Financial Times distrugge Renzi … e secondo l’analista tedesco Wolfgang Munchau “La sostenibilità a lungo termine del paese nella zona euro è allo stesso modo incerta, a meno che non si creda che la sua performance economica possa miracolosamente migliorare quando non c’è nessun motivo per farlo”. Molto dannosa infatti è l’incapacità del premier di non aver saputo affrontare l’emergenza immigrazione e la crisi del sistema bancario.
“L’Italia è stata sopraffatta dalla crescita di profughi provenienti dal Nord Africa lo scorso anno – spiega Manchau – oltre a questo, l’Italia si trova ad affrontare problemi economici irrisolti: la crescita della produttività ferma per 15 anni; un grande debito pubblico che lascia il governo praticamente senza margine di manovra; e un sistema bancario con 200 miliardi di crediti deteriorati, più altri 150 miliardi di debito classificato come problematico”.
E non si ferma qui: “Bisogna poi prendere in considerazione che i tre principali partiti di opposizione hanno, in vari momenti, messo in discussione l’appartenenza del paese all’Eurozona. Anche se nessuna di queste forze politiche sembra avere possibilità di arrivare al governo nel prossimo futuro, è chiaro che l’Italia ha un tempo limitato per risolvere i suoi molteplici problemi”.
Dunque chi arriverà al traguardo della presa del potere nazionale ? Grillini o salviniani ? per ora si fanno la guerra sul web … però nella terra del gattopardo difficilmente qualcosa cambierà … tutto dovrà apparentemente muoversi … per restare inesorabilmente immobile. Tanto che la vittoria a Roma di Virginia Raggi appare più come un incubo che una chance spendibile per le politiche. Ma il percorso è obbligato e la trappola è semplicemente … mortale.
Rosanna Spadini – 14.04.2016
Fonte: comedonchisciotte.org
Riferimenti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/11/riforme-costituzionali-alla-camera-parla-renzi-le-opposizioni-escono-dallaula-il-premier-dispiace-per-loro/2627083/
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ma-quanto-piace-raggi-pigliatutto-poteri-forti-dall-economist-121286.htm
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/07/petrolio-basilicata-il-consulente-della-guidi-e-il-regalo-dei-carabinieri-usciranno-foto-di-delrio-con-i-mafiosi/2615719/
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/financial-times-caccia-renzi-litalia-non-pu-stare-nellue-1218996.html
http://www.corriere.it/politica/16_marzo_21/maxi-summit-diplomatici-di-maio-m5s-vaticano-usa-raggi-d273a0e6-eed9-11e5-a851-4eb96ea5fe45.shtml?cmpid=SF020103COR
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Articolo collegato: http://paolodarpini.blogspot.it/2016/04/per-aspera-ad-astra-e-genesi-di-un.html
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Articolo collegato:
Si è spento a 61 anni, vittima di un tumore, Gianroberto Casaleggio, guru del Movimento 5 Stelle. Definirlo “guida spirituale” o “cofondatore” è riduttivo, perché senza il suo determinante apporto il M5s, vicino secondo un numero crescente di osservatori e sondaggisti alla conquista di Palazzo Chigi, non avrebbe mai visto la luce. Ma chi era Gianroberto Casaleggio? Se al momento della fondazione della Casaleggio Associati srl, incubatrice del M5S, Enrico Sassoon era il rappresentante di Washington, il “guru” era senza dubbio “l’agente inglese” che risponde a Sua Maestà la Regina. La sua maniacale riservatezza nasceva probabilmente dalla volontà di tacere sui 25 anni intercorsi tra l’ingresso in Olivetti e la nomina ad amministratore delegato della Webbegg spa: poco o nulla si sa sul suo ruolo di responsabile italiano della multinazionale britannica Logica plc.
Addio a Gianroberto, interprete del gattopardismo atlantico
Si è spento all’istituto Scientifico Auxologico di Milano Gianroberto Casaleggio: la notizia non cade come un fulmine a ciel sereno perché, sin dalla sua operazione d’urgenza per un endema nell’aprile 2014, erano circolate indiscrezioni sul suo stato di salute, intensificatesi in quest’ultimo periodo e culminate con l’articolo “Casaleggio pensa di abdicare, gli succederà il figlio Davide”, pubblicato da La Stampa il 7 aprile 2016. Alla famiglia, per quel che vale, porgiamo le condoglianze.
Sul Movimento 5 Stelle e sulla sua natura di strumento creato ad hoc per catalizzare ed addomesticare il dissenso, già scrivemmo a suo tempo: si tratta della classico principio “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” magistralmente riassunto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel romanzo “Il Gattopardo” (1958). Il Potere, quello con la “p” maiuscola (la City di Londra, Wall Street, il Dipartimento di Stato americano), coadiuvato dai potentati locali sulla via del tramonto (Mediobanca, la periclitante Telecom, il gruppo l’Espresso, etc.) concepisce, finanzia e sponsorizza un movimento di protesta che funga da “valvola di sfogo” per la società italiana, vittima di un pluridecennale impoverimento sociale, politico ed economico, impedendo così che il malessere sfoci in soluzioni che mettano in discussione la permanenza dell’Italia nell’orbita euro-atlantica.
Si tratta di gattopardismo allo stato puro; “ uno sfogo” tanto liberatorio quanto sterile, perché non può neppure sfiorare quei sistemi di potere (la NATO, la UE, il crimine organizzato, il connubio mafia-massoneria-finanza benedetto da Mediobanca) che reggono la disgraziata Italia dal 1945: si offre un catartico “vaffanculo!”, un boccaccesco epiteto al presidente della Repubblica, un graffiante nomignolo al premier, uno spettacolo gratuito in Piazza del Popolo, mai poi tutto finisce lì. Si torna, magari momentaneamente appagati, al solito trantran quotidiano, quello di un Paese che è passato dall’essere la quinta economia del mondo nel 1992 a poco più che un relitto in balia della destabilizzazione mediorientale della NATO, della finanza selvaggia che si nasconde dietro l’euro, delle grandi multinazionali estere che fanno incetta della poca argenteria rimasta. Nessun episodio mostra meglio il gattopardismo del M5S, ossia la difesa dei poteri costituiti passando una semplice mano di vernice, che il caso di Quarto: è il comune campano, conquistato ricorrendo ai voti della camorra, dove il crimine organizzato può minacciare il sindaco per questioni di appalti senza che “il Direttorio”, il vertice del movimento, muova un dito1.
C’è stato, certo, un momento“rivoluzionario” del M5S, quello coinciso grossomodo col periodo che intercorre tra la nascita ufficiale nell’ottobre 2009 e le elezioni europee del maggio 2014, ma a questa fase è presto subentrata quella “borghese” ed accomodante, coincisa con l’amara constatazione dell’establishment euro-atlantico che la situazione italiana è così critica che neppure l’enfant prodige Matteo Renzi si è dimostrato all’altezza, spalancando così le porte ad un esecutivo pentastellato, ultimo colpo in canna. Non è una parabola affatto originale, considerato che anche il fascimo-movimento del 1919 (quello di Piazza San Sepolcro, degli ex-arditi, dei fiumani, dei futuristi, dei sindacalisti, “la manovalanza” usata dal Potere per ristabilire l’ordine nelle fabbriche e nelle campagne) è tutt’altra cosa rispetto al fascismo-partito che vince le elezioni politiche del 1924: dismessa la retorica più accesa, espulsi gli estremisti, cancellate buona parte delle rivendicazioni sociali, il fascismo diventa per Londra, l’Alta Finanza e la grande industria, lo strumento per garantire lo status quo in Italia.
La breve parantesi rivoluzionaria del M5S si apre col governo Berlusconi IV (quando i grillini sono una delle tante frecce all’arco degli angloamericani per rovesciare il Cavaliere, tanto che chiedono “profeticamente” a Napolitano di cacciare il premier nell’estate 20112), prosegue con l’insediamento del governo Monti (quando i grillini si agitano per un referendum sulla moneta unica, poi archiviato, mentre il governo tecnico applica indisturbato le ricette di svalutazione interna che piegano l’Italia3), raggiunge l’acme con le consultazioni politiche del febbraio 2013 (quando il M5S deve intercettare, per poi neutralizzarla, la montante marea anti-europeista) e si chiude con le elezioni europee del maggio 2014 (con il minaccioso “Stiamo arrivando!” ed i compiacenti sondaggi che pronostico un testa a testa tra PD e M5S4, così da produrre “l’inaspettato” 40% raccolto da Renzi). Il M5S è in questa fase impiegato solo come opposizione addomesticata, senza che ci sia alcuna intenzione di installarlo a Palazzo Chigi, appena conquistato dal “rottamatore” Matteo Renzi (per le sue benemerenze eletto da Foreign Policy tra i 100 pensatori più influenti al mondo5).
Non trascorrono nemmeno 24 mesi dalla nomina di Renzi a presidente del Consiglio che, man mano che la stella dell’ex-sindaco di Firenze si affievolisce, il M5S cambia pelle: archiviato lo spirito da rivoluzione colorata e le pulsioni blanquiste/poujadiste delle origini, si fa sempre più concreto lo scenario di traghettare i pentastellati a Palazzo Chigi. Obbiettivo della manovra è, ovviamente, la conservazione dello status quo. La prima, aperta, benedizione della finanza anglosassone, è impartita dal Financial Times (“uno dei quotidiani più autorevoli e letti al mondo” come si legge su beppegrillo.it6) con l’articolo del 29 dicembre 2015 “Italy’s Five Star Movement wants to be taken seriously” che già analizzammo a suo tempo: il 29enne Luigi Di Maio, elegante e compito, è indicato dalla voce della City come il probabile erede di Beppe Grillo, nuovo volto di una forza pronta alla guida del Paese.
Per Di Maio un simile biglietto da visita è allo stesso tempo galvanizzante ed impegnativo: l’alta finanza l’ha eletto a premier in pectore purché, ovviamente, non tradisca le aspettative dei suoi potenti mentori. Il 24 marzo il rampante Di Maio accetta così l’invito dell’ambasciata olandese per una riservatissima colazione di lavoro, in compagnia dei 28 rappresentati della UE: per Di Maio è il ballo delle debuttanti, dove “l’erede” di Grillo deve sfoggiare le buone maniere, i vestiti di buon taglio ed il pensiero politicamente corretto. “Di Maio fa autocritica sull’Ue: Forse siamo stati troppo duri”7, titola la Stampa, evidenziando come gli attacchi alla UE e le idee balzane di uscire dall’euro appartengano al vecchio M5S, non alla nuova, fiammante, versione “governativa”. Si noti un particolare: secondo la ricostruzione sempre de la Stampa, Di Maio, l’aspirante primo ministro, è considerato poco più che un “dipendente” da Davide Casaleggio8, il 39enne figlio di Gianroberto nominato a sua volta erede della Casaleggio Associati srl e, per traslazione, del Movimento 5 Stelle.
Al vecchio binomio Casaleggio Senior-Grillo subentrerebbe così quello Casaleggio Junior-Di Maio: puparo e burattino, imprenditore occulto e prestanome.
Si ha conferma delle impressioni che la Casaleggio Associati srl gestisca il M5S quasi come una filiale e, in effetti, gli ultimi episodi non fanno che corroborare questa tesi: le mail dei parlamentari pentastellati vagliate e controllate dalla ditta milanese9, il ruolo determinante della srl nello scegliere Virginia Raggi come candidata sindaco a Roma, la volontà decisiva della Casaleggio Associati di sostituire in corsa10 Patrizia Bedori, ritenuta troppo scialba, e così via. È tale il controllo esercitato da Gianroberto Casaleggio che il professor Paolo Becchi, ex-ideologo e filosofo dei grillini, afferma11:
“Quanto potere ha nel M5S Beppe Grillo? Nessuno, Grillo non c’è più. Ora c’è un nuovo partito, ibrido, che ha sostituito il M5S e che si chiama partito a Cinquestelle diretto da Casaleggio e Associati. Avete presente le pulizie etniche che ci sono in altri paesi? Ecco, questo è avvenuto anche nel M5S. Stalin avrebbe avuto da imparare da Casaleggio da questo punto di vista. Al momento il M5S, quello nato sulla rete, è morto. Se poi rinascerà attraverso una srl va bene, tanto siamo abituati a tutto”.
Un’autocrazia, quella esercitata da Gianroberto Casaleggio, assoluta ed incontrata, resa ancora più evidente dal progressivo eclissarsi di Beppe Grillo. Sorge quindi l’interrogativo: chi era Gianroberto Casaleggio, “misterioso” per definizione e così schivo da fuggire più di una volta dinnanzi a telecamere e giornalisti?
Gianroberto Casaleggio, a servizio di Sua Maestà la Regina
A molti può sembrare strano ma, trascorsi oltre 70 dalla conferenza di Jalta, l’Italia è tuttora un protettorato angloamericano, e con “angloamericano” si intende l’ingerenza di Londra e quella di Washington: al termine dell’ultimo conflitto gli inglesi, che ancora ambivano ad esercitare un ruolo da potenza globale, si erano addirittura aggiudicati la fetta più corposa dell’Italia in termini di influenza. Il progressivo sfaldamento dell’impero, l’acutissima crisi economica vissuta tra gli anni ’70 e ’80 e le risorse sempre più esigue da destinare alla difesa, hanno progressivamente ridimensionato il ruolo di Londra a vantaggio di Washington: ciò non toglie che l’Inghilterra giochi tuttora un ruolo determinante negli affari italiani, come dimostrano le manovre della City per cacciare Silvio Berlusconi nel 2011 ed il più recente caso Regeni, con cui gli inglesi hanno scientemente sabotato i rapporti italo-egiziani.
Analizzando il Movimento 5 Stelle dovremmo quindi imbatterci sia nella componente americana che in quella inglese: dopotutto i grillini non sono nient’altro che uno strumento per perpetuare il controllo atlantico sulla penisola nei drammatici frangenti dell’eurocrisi, della destabilizzazione del Mediterraneo e dell’apparentemente inarrestabile declino della penisola (Beppe Grillo è, non a caso, cantore della decrescita felice, utile a quelle potenze che sognano un’Italia deindustrializzata, “pizza e mandolino”).
Ricicliamo ora lo schema della genesi del M5S che elaborammo a suo tempo e concentriamoci sulla Casaleggio Associati srl.
m5sschema
Nella società a responsabilità limita nata nel 2004, quella che secondo Paolo Becchi “dirige il partito Cinquestelle”, la componente statunitense è incarnata da Enrico Sassoon, per diciotto anni membro, e per sei anni direttore, della American Chamber of Commerce in Italy12: il suo curriculum vitae è piuttosto lacunoso a riguardo13, ma la collaborazione di Sassoon con il “guru” del M5S, risale perlomeno alla Webbegg Spa, la società di cui Casaleggio è per un periodo amministratore delegato e da cui è allontanato, secondo le versione ufficiale, a cause di scarse prestazioni economiche. Più elementi inducono però a pensare che i due lavorassero insieme ancora prima: la Webbegg Spa è infatti la nuova ragione sociale con cui è rinominata Logicasiel, controllata da Telecom Italia e dalla britannica Logica plc, quando nel 2000 l’Olivetti acquista la quota in mano agli inglesi. Toccando la Logica plc, arriviamo così a Gianroberto Casaleggio, la componente “british”del Movimento 5 Stelle.
Casaleggio entra in Olivetti nel 1975: allora il gruppo, pur avendo perso il primato mondiale dell’informatica raggiunto nei primi anni ’60 con i calcolatori Elea, era ancora tra i pesi massimi del panorama tecnologico mondiale, dominato ora come allora dagli angloamericani. Un particolare connotato filo-britannico era stato poi impresso all’azienda eporediese da Adriano Olivetti (1901-1960) che durante la guerra era stato agente del Special Operations Executive e tra i tanti ad aver chiesto nella caotica estate del 1943 il sostegno inglese per attuare un golpe contro il regime fascista14.
Si hanno poche informazioni sull’attività di Casaleggio nella ditta di Ivrea. Lì, ad ogni modo, conosce la prima moglie, l’inglese Elizabeth Clare Birks che si occupa ufficialmente della traduzione di manuali: dal matrimonio nasce Davide Casaleggio, cittadino italiano e britannico, nonché “erede” del guru del M5S. La biografia di Casaleggio, a questo punto, salta a piè pari alla carica di amministratore delegato della Webbegg spa, lasciando un buco di quasi 25 anni di cui non sa quasi niente.
Leggendo una delle rarissime interviste rilasciate da Casaleggio ai media, pubblicata il 3 gennaio 2013 da The Guardian col titolo“Italy’s web guru tastes power as new political movement goes viral”15, si fa però una scoperta molto interessante: il quotidiano inglese definisce Casaleggio come “former head of the Italian operations of the British firm Logica”. Logica plc, nata nel 1969, è stata tra i pionieri dell’informatica inglese, introducendo i calcolatori nella gestione della rete elettrica, creando il famoso codice “SWIFT” per le comunicazioni infra-banche e portando Arpanet sul Vecchio Continente. Sorge quindi l’interrogativo: quando e come Casaleggio è diventato responsabile per l’Italia delle attività della Logica plc? Non lavorava all’Olivetti? C’è un nesso col fatto che l’Olivetti compra dalla britannica Logica plc la quota in Logicasiel e Casaleggio diventa amministratore della nuova società rinominata Webbegg Spa?
Chi potrebbe rispondere a questi quesiti è senza dubbio Franco Bernabé, amministratore delegato di Telecom Italia in quel periodo: il pupillo della finanza anglofona, intervistato nel 2013 da Lilli Gruber, sostiene di aver conosciuto Gianroberto Casaleggio, definito come “persona schiva” e niente affatto come “l’influenzatore occulto” del M5S tratteggiato dai “complottisti”16. Può chiarire Bernabè l’ambigua coincidenza per cui dalla società in cui siedono il responsabile italiano dell’inglese Logica plc ed il direttore dalla camera di commercio statunitense nasce il M5S?
La sensibilità di Londra alla causa grillina è evidenziata da più fattori: la BBC, storicamente specializzata nel fomentare disordini e rivoluzioni colorate a casa altrui, segue sin dalle origini il Movimento 5 Stelle, quando è ancora impiegato in chiave anti-Berlusconi17; la BBC è a suo fianco nei primi successi (“People power takes political control in Parma, Italy. A new force has exploded onto the Italian political scene.”18); la BBC lo gratifica con un profilo internazionale dopo le elezioni del 2013 (Grillo alla Bbc: ”Il M5S cambierà il mondo’‘19) e così via. L’amore è peraltro corrisposto: Casaleggio e Grillo pranzano nel primavera del 2013 all’ambasciata inglese per discutere sulla nomina di Enrico Letta alla presidenza del Consiglio e la riconferma al Quirinale di Giorgio Napolitano20; nel parlamento europeo il M5S convola a nozze con l’inglese UKIP nel gruppo “Europa della Libertà e della Democrazia Diretta”; conforme agli interessi britannici è infine la reazione dei grillini al recente omicidio di Giulio Regeni (“Regeni, Subito inchiesta Onu. Stop relazioni diplomatiche con Egitto”21, “Regeni: M5S, 5 aprile verità o ritiro immediato ambasciatore”22).
Con la morte di Gianroberto Casaleggio se ne va quindi l’agente di Sua Maestà la Regina che, oltre a plasmare la politica del M5S secondo i criteri atlantici, ne garantiva anche la coesione e l’operatività: censurando, espellendo, spiando, manipolando, Gianroberto Casaleggio rendeva manovrabile e gestibile un movimento fluido, intrinsecamente anarchico e tendenzialmente imprevedibile costruito attorno ad un blog. E lo faceva ricorrendo sia ai “metodi staliniani” descritti da Paolo Becchi ma anche, e forse soprattutto, a quell’aura di mistero, impenetrabilità e misticismo (il lato profetico e apocalittico è ben visibile nel video Gaia23) che doveva esercitare un forte ascendente su deputati e politici grillini.
Certo, l’erede ha già occupato il trono: è il 39nne Davide Casaleggio, cittadino inglese ed italiano, a capo della srl di famiglia. Ma sarà in grado il figlio gestire gli altrettanto giovani ed ambiziosi onorevoli del M5S, in buona parte convinti di essere artefici delle proprie fortune? Oppure prevarranno le faide e le spinte centrifughe? Qualsiasi sfida attenda il M5S, i grillini si ricordino di comportarsi da gentleman: agiscono pur sempre in Her Majesty’s name…