Separare il grano dal loglio non è facile… come in USA non è facile scegliere fra il Trump e la Clinton

In diverse recentissime operazioni militari nei dintorni di Aleppo, tutte le forze “ribelli” con l’aggiunta del cosiddetto Esercito Siriano Libero (ESL) si sono coalizzate contro l’Esercito Arabo Siriano. Alcuni posti di blocco sono in condominio Daesh-ESL. Se mai ci fosse stata la possibilità di continuare la pantomima moderati-estremisti, sono loro stessi a metterci sopra la parola “fine”.

Ciò provoca imbarazzo negli Usa e assieme alla questione curda genera frizioni con Turchia e Saud, già altre volte mandati al diavolo dall’amministrazione Obama.

Informo che sul terreno operano diversi consiglieri militari statunitensi e che il Pentagono ha informato le forze armate Russe dove essi si trovano esattamente, onde evitare incidenti. Dal canto suo Israele lascia che gli aerei russi sconfinino ripetutamente sul proprio spazio aereo.

Situazione quindi non facile da decifrare, ma che indica che nell’Impero la strategia è alla giornata. Ciò da una parte è un bene, dall’altra però fa sì che essa sia inquinabile dalle forze più guerrafondaie.
Insomma, ci si può aspettare di tutto.

Trump che cosa dice? L’unica cosa che so è che ha ringraziato la Russia per il suo impegno contro Daesh. Ricordo anche, come ho scritto di recente, che i presidenti repubblicani (con l’eccezione dei due Bush – il vecchio un freddo criminale e il giovane un troglodita) sono stati di gran lunga meno guerrafondai di quelli democratici.

Detto questo non riesco a farmi piacere Trump (un troglodita di origine controllata). A occhio io preferirei Sanders alla Clinton (che proprio non sopporto). Ma c’è il rischio che un presidente “socialista” possa confondere più facilmente le acque e rivelarsi non meno guerrafondaio – o non meno propenso agli accordi coi neocons – del “presidente nero” oggi in carica, che era stato salutato come il più progressista dai tempi di Kennedy.

Ricordo anche che il “progresso” negli Usa è stato tipicamente pagato con orrori in politica estera. Basti pensare alla Great Society del democratico Johnson (che era un welfare avanzato e allargato) e alla sua famigerata escalation in Vietnam.

Solo una sinistra che vede il mondo in b/n ed ha perso tutte le diottrie a furia di rovinarsi la vista per cercare un immaginato “internazionalismo” non capisce queste cose.

Personalmente, esulterò soltanto quando vedrò un presidente statunitense che mette con le spalle al muro la finanza, inizia un serio disarmo e si fa promotore per una distribuzione multicentrica del potere mondiale.
Non sarà certo Sanders.

Pronostico: Sanders non vincerà, anche se dovesse vincere la grande maggioranza delle primarie statali. I meccanismi del Partito Democratico prevedono che a decidere sono i grandi elettori della Convention, cioè tutte persone di apparato (il Porcellum ricalca questa logica “democratica”). Quindi, questa è la previsione, la nomination la vincerà la Clinton. Un disastro, ma non so se peggiore che non una nomination Sanders. La Clinton ha più esperienza e più collegamenti nella politica internazionale e questo le imporrebbe dei vincoli decisionali. Ovviamente è solo una mia sensazione, sorretta da qualche grammo di ragionamento.

Ad ogni modo il problema non sarà Trump, Sanders o Clinton, ma quali élite statunitensi e occidentali predomineranno nel prossimo futuro e come penseranno di gestire la crisi sistemica. Le loro decisioni dipenderanno moltissimo dai rapporti di forza da qui a fine anno. Quindi, se non prendo un’enorme cantonata, dovremmo far voti perché la coppia Obama-Kerry, che pure ci è odiosa, resista ancora per qualche mese. A sua volta, per capire cosa succederà alla coppia Obama-Kerry dovremo stare attenti a quello che succederà a breve nei palazzi di Ryad e di Ankara.

Ripeto che Obama ha avuto migliori occasioni per fare la guerra aperta alla Siria, ma non l’ha fatta e a Damasco il minareto di Gesù della moschea degli Omayyadi per adesso svetta ancora. Se svetterà anche alla fine dell’autunno vuol dire che l’accordo con la Russia e quello con l’Iran hanno tenuto.

Bisogna vedere se questo significherà che la poco piacevole attenzione imperiale si è focalizzata sulla Cina. Non so. Posso solo dire che gli Usa hanno due grosse gatte da pelare e, sfortuna loro, sono gatte di natura differente e quindi non pelabili singolarmente.

La Russia è il più grande stato del mondo, ricchissimo di risorse e molto forte militarmente. La Cina è enorme e fortissima economicamente. Per essere una potenza egemone globalmente bisogna concentrare su di sè il predominio economico, quello militare, quello politico e quello finanziario. E’ stato così dai tempi della Repubblica di Venezia. Questi tre fattori sono oggi suddivisi. Io credo che assisteremo a ricatti imperiali per costringere la finanza cinese ad entrare nel casinò finanziario internazionale, così da spolparla (obiettivo politico) e pagare un po’ di meno il prezzo del collasso della finanziarizzazione (obiettivo economico e politico).

La Nuova Banca di Sviluppo dimostra che i paesi non imperiali si stanno attrezzando per resistere finanziariamente ai ricatti, ma i ricatti saranno anche politici e militari.

Piotr

Postilla
Molti sedicenti “marxisti” insistono ancora che l’economia è il fondamento di ogni fenomeno e che la politica è una sovrastruttura. Per fortuna né Lenin né Mao la pensavano in questo modo sciatto dove l’ammontare di dialettica è pari a zero. Anzi, sconfina in zona negativa e Marx, sempre tirato in ballo di sproposito, si sta rigirando nella tomba.

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