USA e UE sognano un “Matrix” ed odiano la vita organica

La guerra degli Stati Uniti e dei suoi vassalli europei alla Cina e alla Russia sta per intensificarsi ulteriormente e nella migliore delle ipotesi continuerà a giocarsi in Medioriente, rimanendo una guerra per procura, che non fa che alimentare l’odio dei popoli d’Oriente bombardati dalle forze della Nato nei confronti della civiltà occidentale. Nella peggiore delle ipotesi rischia di sfociare in un conflitto nucleare.

L’America si rifiuta di collaborare con il Cremlino nella lotta all’ISIS in Siria. Washington sta facendo pressioni sull’Ucraina perché non implementino gliaccordi di pace di Minsk, che metterebbero fine al conflitto tra il governo filo europeo di Kiev e i ribelli filo russi. Washington inoltre continua ad accusare la Russia di aver distrutto l’aereo della Malaysian Airlines MH-17 saltato in aria in Ucraina, anziché condurre un’indagine approfondita e neutrale sui fatti.

Washington esercita inoltre da mesi pressioni sulle autorità europee perché non impediscano che le sanzioni internazionali imposte contro la Russia si rinnovino automaticamente nel 2016. Il conflitto in Ucraina, lo sa anche chi legge solo media che offrono solo il punta di vista occidentale della complessa vicenda, “non è stato causato dall’invasione russa nel paese, ma prima di tutto dal coinvolgimento degli Stati Uniti nel golpe che ha portato alla caduta di un governo eletto democraticamentee vicino alla Russia, per fare salire al potere un gruppo di persone che risponde ai voleri di Washington”, dice un ex consulente dei Dipartimenti americani della Difesa e del Commercio.

Persino il Fondo Monetario Internazionale, sulla carta organismo internazionale neutrale e non politico, è stato subordinato nella lotta contro la Russia. Probabilmente sotto le pressioni del governo Usa, l’Fmi ha infatti concesso un perdono del debitoall’Ucraina che doveva diversi miliardi alla Russia. La decisione ha impedito che le finanze pubbliche ucraine facessero default. Non solo: l’Fmi ha annunciato che presterà soldi all’Ucraina per ripagare i creditori occidentali, nonostante il fatto che l’Ucraina abbia rinunciato a restituire i soldi ricevuti in prestito dal Cremlino. Due pesi due misure.!!!

Michael Hudson, professore emerito di Economia presso l’Università del Missouri-Kansas City ed ex consulente finanziario a Wall Street, è convinto che la nuova politica dell’FMi si potrebbe in futuro applicare anche a quei paesi a cui la Cina ha dato soldi in prestito. Il piano dell’Fmi è lo stesso degli Usa: lasciare che i debitori vengano perdonati solo nel caso in cui il debito è stato contratto con Russia e Cina. Per questo motivo, si può affermare che l’Fmi sia diventato uno strumento al servizio della politica estera Usa.

Insomma gli organi e esecutivi dell’Occidente sono ridotti a un ruolo di sudditi comprimari, usati come burattini per portare a compimento il dominio americano nel resto del mondo. A denunciarlo non sono media filo russi o blog cospirazionisti, bensì un politologo che è stato consulente della Segreteria del Tesoro per le Politiche Economiche sotto Ronald Reagan.

Come nell’opera distopica di fantascienza 1984 di George Orwell, in una sorta di una nuova Guerra Fredda potenziata, l’Fmi sta dividendo il mondo in due fazioni in lotta: Occidente e Brics. Per scongiurare un conflitto planetario, i russi stanno facendo affidamento sull’arte diplomatica del dire la verità. Hanno dichiarato, per esempio, che la Turchia finanzia l’ISIS accettando barili di petrolio illegali provenienti dalla Siria. Un tabù fino a quel momento nelle discussioni diplomatiche internazionali tra Nato, paesi del Golfo, Russia e Cina.

La guerra al terrore, sottolinea l’esperto di politiche economiche sul suo sito, èin realtà una guerra per creare il terrore, che può essere esportata nelle regioni musulmante di Russia e Cina allo scopo di destabilizzare i due paesi che più di ogni altro minacciano il potere unilaterale ed egemonico degli Stati Uniti nel mondo.

Il problema di questa strategia è che Cina e Russia sono due grandi potenze militari, oltre che economiche. Sono entrambe in possesso di armi nucleari. Finché Mosca e Pechino si accontentano di assecondare le politiche espansive di Washington non ci sono pericoli di guerre. Ma quando perderanno la pazienza e se capiranno che la via diplomatica non è più percorribile, allora si combatterà: prma nei cieli, nei mari e in terra. Già sta accadendo in certi frangenti del Medioriente, come in Siria dove è in atto una guerra per procura. Ma se questo non basterà a risolvere la contesa, “c’è il pericolo che si arrivi alla guerra nuclere e il risultato sarebbe la fine della vita sulla Terra”.

Non si capisce se le autorità statunitensi se ne rendono conto, ma realizzando i sogni imperialistici della sua ala neo conservatrice, “non stanno facendo altro che portare il mondo umano alla sua estinzione”. Quello che è ancora più sorprendente è che la maggioranza dei governi occidentali sostiene gli Usa e i cittadini europei non hanno idea di cosa stia succedendo veramente. Vivono in un Matrix.

La Russia invece ha tutto molto chiaro e “non ne può più dell’arroganza Usa in politica estera e di come l’Occidente si prostituisce al suo volere”, dice Paul Craig Roberts, chairman dell’Istituto di Politica Economica (IPE).

C’è un bel retroscena a riguardo. “Al 70esimo anniversario delle Nazioni Uniteil 28 settembre, Putin, sostenuto dal presidente cinese, ha annunciato che metà del mondo non è più disposto ad accettare l’unilateralismo americano”, nonché le guerre alla ‘Asse del Male’ in nome dell’esportazione della democrazia. Putin la Russia non può più tollerare lo stato attuale delle cose e le ambizioni di egemonia nel mondo di Washington. Ovviamente Mosca ha fini simili, ma sono spesso gli Stati Uniti ad aver iniziato, secondo Paul Craig Roberts.

Europei e americani vivono in un Matrix

Due giorni dopo Vladimir Putin ha lanciato raid aerei in Siria per combattere l’ISIS. L’intenzione del Cremlino era quella di evitare incroci aerei tra le forze della Russia e della Nato. L’abbattimento del caccia russo al confine con la Siria è stato un atto di guerra, commesso da Washington e Turchia contro un paese potente, la Russia, che con un solo ordine di comando potrebbe sterminare la vita in qualunque paese alla portata della sua bomba atomica.

“Ma il popolo americano e quello europeo non si oppongono. Sono intrappolati nel loro mondo parallelo, un Matrix in cui creature impotenti sono contente di quello che succede intorno a loro, senza farsi troppe domande”.

Il messaggio di Putin è esplicitamente diretto contro le operazioni Nato in Siria e contro la Russia. “Tutti gli obiettivi che minacciano le forze russe devono essere distrutti immediatamente“. Il ministero della Difesa ha un compito, annunciato dallo stesso Putin qualche settimana fa: implementare i programmi di difesa spaziale e rafforzare il potenziale da combattimento delle armi nucleari strategiche. Persino “dotare tutte le componenti e testate nucleari con le nuove armi”.

Se la Russia agisce in questo modo è anche colpa delle politiche condotte dai neoconservatori sin qui. L’élite dei “neocon” – come vengono definiti in Usa – ha di fatto “devastato sette paesi, ucciso e torturato milioni di musulmani in nome della lotta al terrorismo e hanno creato milioni di rifugiati che ora combattono guerre in Europa”.

Ma nessuno di questi criminali di guerra dell’élite mondiale è stato giudicato o messo sotto processo. Tony Blair ha in qualche modo chiesto scusa, confessando che le armi di distruzione di massa in Iraq non c’erano e che è stato un errore fidarsi del report dell’intelligence su Saddam Hussein.

Se la minaccia musulmana, come la chiama Donald Trump, fosse reale, “tutti i criminali di guerra sarebbero già morti, non sarebbero a Parigi liberi di bere un caffé in una terrazza di un bar o non sarebbero in California a ballare alle feste di amici”. Gli ultimi due sono chiari riferimenti agli attentati di Parigi che hanno fatto almeno 130 morti e agli attacchi di San Bernardino condotti da una coppia di estremisti fan dell’ISIS.

Anche un diplomatico britannico lo ha detto chiaramente: “il paradosso è che la determinazione dei russi a evitare un conflitto militare, sta portando proprio alla guerra”. Alastair Crooke, che ha fatto parte dell’intelligence inglese, è arrivato alla stessa conclusione del politologo Roberts.

“Le risposte diplomatiche e attentamente strutturate della Russia alle provocazioni come quella turca in Siria e la calma retorica di Putin sono usate da Washington e Londra per dipingere una personalità che non è da temere”, malgrado la nomea di uomo duro. Alla Russia non viene data scelta. Il Cremlino si trova davanti a un bivio: accettare di buon grado l’egemonia Usa o prepararsi alla guerra”.

Russia e Cina hanno ben chiara quale strada percorrere. La decisione verrà presa presto, una volta superata la difficile fase economica attuale o forse proprio per distogliere l’attenzione della popolazione dalla crisi.

Daniele Chicca di www.wallstreetitalia.com

Fonte: Institute for Political Economy

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