Diga di Mosul e invio di militari italiani. I movimenti per la Pace dicono basta a invasioni e guerre per convenienza finanziaria

Proviamo a riprendere una opposizione complessiva alle guerre occidentali contro il terrorismo e quelle “per la democrazia”, democrazia che non può essere esportata (tanto meno da ex colonialisti nei territori una volta colonizzati) e che comunque è uno scopo dichiarato ma non il vero fine delle guerre in suo nome.

L’Italia a piccoli passi continua ad essere sempre più presente nella azione militare occidentale e di alcuni regimi sunniti che sta devastando il Medio oriente. Si inviano militari in Iraq, si vuole addirittura un ruolo di primo piano in Libia, siamo più defilati in Siria ma non ci dissociamo da nessuna presa di posizione degli “alleati”, non ci dissociamo mai nemmeno dagli ormai impopolari anche in Italia, Erdogan e sauditi.

Marco Palombo – No NATO
palombo.marco57@gmail.com

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“La partenza del contingente è attualmente stimata tra maggio e giugno 2016 mentre le ultime indiscrezioni riferiscono che le forze italiane saranno incentrate sui bersaglieri della Brigata Garibaldi invece che sui paracadutisti della Folgore come era emerso nei giorni scorsi.
La scelta di preferire un reparto di fanteria meccanizzata (in dotazione alla Garibaldi vi sono i carri armati Ariete del 4° Reggimento Carri e i veicoli cingolati da combattimento Dardo) a uno di fanteria leggera, se verrà confermato, sembrerebbe indicare la volontà di schierare una componente più robusta, cui affiancare componenti del Genio e delle forze speciali mentre gira voce si valuti addirittura l’invio di una batteria di artiglieria (che non venne mandata neppure in Afghanistan) con semoventi Pzh-2000 o obici trainati FH-70 oltre a fornire supporto aereo con elicotteri multiruolo NH-90 e forse A-129 Mangusta da attacco.

Un dispositivo a dir poco “sovradimensionato” per proteggere una quarantina di tecnici italiani al lavoro in un cantiere dove presumibilmente opereranno anche un buon numero di maestranze irachene: un tipico lavoro da assegnare a società di sicurezza private più che a contingenti militari.

Certo il considerevole ampliamento della missione in Iraq potrebbe offrire l’opportunità di armare i 4 Tornado basati in Kuwait superando l’anomalia italiana (e tedesca) che li vede relegati a soli compiti di ricognizione, con la “giustificazione” di dover garantire raid difensivi di supporto aereo ravvicinato a protezione delle nostre truppe a terra, come avvenne del resto per le incursioni degli AMX in Afghanistan.

L’Italia si appresta quindi a schierare alla diga un dispositivo da “prima linea”, idoneo a far fronte a scontri ad alta intensità anche se questa ipotesi appare un po’ sorprendente (se il nemico da affrontare è davvero lo Stato Islamico) perché in quell’area i jihadisti sono sulla difensiva ed entro giugno potrebbero aver perduto ulteriormente terreno sul fronte di Mosul, prossimo obiettivo della controffensiva irachena che ha appena portato alla riconquista di Ramadi.”

http://www.analisidifesa.it/2015/12/dubbi-e-perplessita-sulla-missione-italiana-alla-diga-di-mosul/

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LETTERA ALLA MINISTRA DELLA DIFESA

Gentile Ministra della Difesa,
mi permetto di scriverle per esortare lei e tramite lei l’intero Consiglio dei Ministri a voler riconsiderare e quindi revocare l’annunciata decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
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E’ una decisione non meditata che puo’ avere tragiche conseguenze.
Lei sa che l’Italia in Iraq e’ ricordata come uno dei paesi che ha preso parte ai bombardamenti nella prima guerra del Golfo e all’occupazione militare successiva alla seconda; lei sa che i soldati italiani in Iraq sono gia’ stati vittime di un attentato stragista a Nassiriya; lei sa che Mosul e’ nelle mani dell’Isis e che l’Isis non perdera’ l’occasione che gli si offre di poter far strage di soldati italiani ricavandone anche propaganda e consenso tra quanti ci vedono come “invasori crociati”o “occupanti colonialisti ed imperialisti, razzisti e rapinatori, stragisti e torturatori” (naturalmente noi crediamo bene di non esserlo affatto, ma in Iraq purtroppo siamo stati parte di una coalizione bellica e di occupazione che ha commesso atroci ed infami crimini di guerra e crimini contro l’umanita’, e quindi inevitabilmente da molte, moltissime persone veniamo percepiti cosi’).
Lei sa quindi che la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul espone gratuitamente ed assurdamente a un enorme rischio i nostri soldati, e con essi i lavoratori della diga e le popolazioni nei dintorni e a valle della diga, e finanche i cittadini italiani nel nostro stesso paese poiche’ la presenza di soldati italiani a Mosul rendera’ anche il nostro paese bersaglio privilegiato di attentati dei terroristi dell’Isis o che all’Isis si richiamano.
Per tutto cio’ e’ necessario recedere al piu’ presto dalla decisione del dispiegamento di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, che lungi dal garantire adeguata protezione alle maestranze civili, le espone vieppiu’ alla furia omicida dei terroristi che in tutti i modi cercheranno di fare strage dei nostri soldati, dei nostri connazionali, di quanti si troveranno nelle nostre vicinanze.
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L’Italia puo’ e deve contribuire a contrastare il terrorismo, ma inviare truppe italiane in Iraq e’ assolutamente irragionevole ed effettualmente controproducente; la nostra presenza militare invece di contrastarli favorira’ gli apocalittici disegni, gli scellerate crimini e l’abominevole propaganda degli assassini dell’Isis; e mettera’ in pericolo, in estremo pericolo, le vite di tanti innocenti, militari e civili.
Altro e’ cio’ che possiamo e dobbiamo fare: non atti di guerra o percepiti come tali, non l’insensata esposizione di altre persone al massacro, ma il sostegno a un’azione di polizia internazionale adeguata, un indispensabile aiuto umanitario alle popolazioni vittime dell’organizazzione terrorista e schiavista dell’Isis, un contributo economico e politico alla ricostruzione in Iraq come in Siria come in Libia di infrastrutture e servizi sociali fondamentali nel quadro di ordinamenti giuridici legittimi, democratici, rispettosi dei diritti umani.
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Gentile Ministra,
la prego di farsi promotrice nel Consiglio dei Ministri di una riconsiderazione e della conseguente revoca della non meditata e pericolosissima decisione gia’ annunciata.
Non e’ disonorevole, non e’ disdicevole, non e’ un male recedere da una decisione quando ci si avvede che essa e’ sbagliata: male e’ perseverare nell’errore; male e’ esporre insensatamente degli esseri umani alla morte. Il Consiglio dei Ministri e’ ancora in tempo per tornare sui suoi passi, ad evitare una tragedia. Salvare le vite e’ il primo dovere.
Augurandole ogni bene,

Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani”
Viterbo, 29 dicembre 2015

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