Siria – Prove di guerra (e test sui nuovi armamenti) fra USA e Russia
Nonostante non stiano combattendo ufficialmente, Stati Uniti e Russia stanno plasmando il campo di battaglia siriano proiettando indirettamente (Casa Bianca) e direttamente (Cremlino) il proprio potere militare. Proprio nelle ultime settimane, i missili anticarro americani forniti ai ribelli siriani negli ultimi due anni, stanno svolgendo un ruolo primario nell’intero contesto armato della Regione.
Sappiamo che i missili TOW (acronimo di Tube-launched Optically-tracked Wire-guided), sono stati forniti dagli Stati Uniti e dai suoi alleati all’Esercito Siriano Libero ed ai gruppi che combattono contro il governo di Bashar al-Assad. Ad un costo di 12/15 mila dollari ad esemplare, appare evidente quanto, questo equipaggiamento anticarro, facesse parte della dotazione standard americana in sostegno alle truppe ribelli.
Il primo (massiccio) impiego dei TOW risale alla scorsa settimana, durante la prima offensiva di terra delle truppe governative supportate dai russi. I ribelli, mercoledì scorso, hanno pubblicato sulla rete decine di video che li immortalano mentre utilizzano i missili di fabbricazione USA contro i carri armati ed i veicoli blindati russi appartenenti all’esercito siriano. I ribelli sostengono di aver distrutto 24 veicoli, tra carri armati e blindati, soltanto durante il primo giorno dell’offensiva.
Nonostante il programma di “train and equip” americano sia stato sospeso, continua la fornitura di equipaggiamento. Ed il riferimento a quanto avvenuto negli anni ’80, quando centinaia di missili Stinger americani giunsero in Afghanistan cambiando per sempre le sorti del conflitto contro l’Unione Sovietica, è quantomeno pertinente. A tutti gli effetti, in Siria si sta svolgendo una vera e propria guerra per procura tra Washington e Mosca.
Il programma TOW, supervisionato dalla CIA, è totalmente separato da quello miseramente fallito dal Pentagono che, secondo le intenzioni, avrebbe dovuto influenzare il risultato dell’altra guerra condotta in Siria, quella nella parte nord-orientale del paese contro lo Stato islamico. La CIA ha avviato il programma TOW nei primi mesi del 2014, con l’obiettivo di contrastare Damasco fornendo formazione, armi leggere, munizioni e missili anticarro: strumenti che si sarebbero rivelati essenziali per colmare il gap con l’equipaggiamento pesante del governo lealista.
I missili giungono in Siria dall’Arabia Saudita, dietro fornitura della CIA. Il piano, così come descritto dal Pentagono, aveva l’obiettivo di esercitare una sufficiente pressione militare contro le forze di Assad e convincerlo ad un compromesso politico. Una sorta di “invito” al tavolo delle trattative, magari evitando quel collasso che avrebbe scatenato il caos nel paese. L’entrata in scena della Russia, invece, ha stravolto l’intera strategia della CIA.
Ad oggi, è impossibile stabilire se i missili guidati via cavo nelle mani dei ribelli, possano davvero cambiare le sorti della guerra così come fecero gli Stinger negli anni ’80 nelle mani dei mujaheddin. Sarebbe opportuno rilevare, però, che proprio in Siria i russi stanno affidando ai caccia i bombardamenti e non agli elicotteri (anche se per la prima volta sono stati avvistati nei pressi di Hama, ma dopo opportuno ammorbidimento).
I missili TOW possono rallentare i progressi del governo, ma non di certo bloccarli. Ecco perché nelle ore scorse, i ribelli hanno chiesto agli Stati Uniti i missili Stinger per contrastare la nuova minaccia dal cielo. Ed il problema è proprio qui: Obama, infatti, ha posto il veto contro la fornitura di tale piattaforma antiaerea per timore che possa cadere nella mani dei terroristi. Non c’è da stupirsi: tra il 30 ed il 50% dell’intera fornitura USA fornita agli iracheni (per fare un esempio) è caduta in mano allo Stato islamico senza colpo ferire. E non parliamo soltanto di equipaggiamento leggero: lo Stato islamico ha “ricevuto” dai carri armati all’artiglieria pesante.
Il programma TOW, comunque, continuerà. L’Arabia Saudita ha già confermato il proprio sostegno (altri non è che la proiezione speculare degli USA) ai ribelli. Curiosa anche una clausola del programma: i missili sono consegnati in quantità limitata. Per ricevere i rifornimenti, i ribelli devono dimostrare di essere in possesso degli stessi lanciatori consegnati. Una clausola, non sappiamo quanto questa possa davvero funzionare, per evitare che i sistemi possano finire al mercato nero. Nonostante ciò, in almeno due episodi, il fronte al-Nusra, ha dimostrato di essere entrato in possesso dei missili americani, anche se in numero ridotto.
Nel 2013, l’Arabia Saudita ha acquistato 13.975 missili anticarro, fornitura interamente consegnata. Per contratto, il governo saudita deve informare gli Stati Uniti della destinazione finale dei missili. L’approvazione degli Stati Uniti è implicita. Le regole in Siria sono ormai cambiate. Le versioni ufficiali dei governi non saranno necessariamente quelle reali, ed in effetti, sono proprio questi gli strumenti principali delle guerre per procura.
Putin, intanto, intervenuto ieri sera sulla Tv di Stato russa ha schernito gli americani, sul programma “train and equip” da 500 milioni di dollari, sospeso e ritenuto ormai un fallimento.
Abbiamo bisogno anche degli americani per vincere contro il terrorismo – ha detto Putin – ma se avessero dato a noi quei 500 milioni di dollari, li avremmo impiegati meglio.
Al Pentagono, infine, comunicano che 50 tonnellate di munizioni di piccolo calibro sono state paracadutate nel nord della Siria da quattro aerei C-17 domenica notte. Erano tutte munizioni per M-16 ed AK-47. Le 50 tonnellate di materiale sono state paracadutate nella provincia Al-Hasakah, sede di curdi siriani, arabi e di una comunità assira di minoranza.
Franco Iacch
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Articolo collegato:
Siria, aiuti Usa all’Alleanza dei ribelli. «Paracadutate 50 tonnellate di armi»
13 ottobre 2015
Centinaia di persone si sono riunite davandi l’ambasciata russa a Damasco. Due razzi hanno colpito l’ambasciata scatenando il panico tra la folla. (Afp)
Due razzi hanno colpito l’ambasciata russa a Damasco. L’attacco è avvenuto mentre 300 persone si erano radunate davanti alla rappresentanza diplomatica nel quartiere di Mazraa per esprimere il loro sostegno ai raid aerei in Siria, hanno riferito fonti giornalistiche sul posto. Tra i manifestanti ci sono stati momenti di panico ma non si ha notizia di vittime.
Secondo testimoni oculari citati da fonti locali ci sono feriti nei pressi del luogo dell’attacco, ma non si hanno notizie certe sulle loro condizioni di salute. Un primo colpo è caduto poco lontano dal sit-in di fronte all’ambasciata russa mentre un secondo colpo è caduto più lontano dal compound fortificato della sede diplomatica. La Russia ha iniziato la sua campagna aerea il 30 settembre scorso e nei giorni scorsi si erano già svolti dei raduni di sostegno alla missione russa in Siria. Già il 21 settembre colpi di mortaio erano stati sparati verso la rappresentanza diplomatica di Mosca, senza causare danni.
Leader A-Nusra a estremisti: «Colpite civili e militari russi»
A poche ore di distanza Abu Mohamad al-Joulani, leader dei jihadisti del Fronte al-Nusra, ha diffuso un audiomessaggio in cui chiede agli estremisti del Caucaso di attaccare civili e militari russi, in risposta ai raid di Mosca in Siria. «Se l’esercito russo uccide la gente in Siria – ha affermato il leader del gruppo affiliato ad al-Qaeda – allora uccidente la loro gente. E se uccide i nostri soldati, allora uccidete i loro. Occhio per occhio». Secondo Joulani, i raid aerei russi non stanno colpendo i rivali del sedicente Stato islamico (Is), come sostiene Mosca, ma altri gruppi ribelli.
I russi «sanno chiaramente che l’Is non minaccia il regime – ha affermato – visto che le aree che controlla non confinano con quelle del regime. Non è quindi una sorpresa che abbia cominciato a bombardare le brigate che si confrontano direttamente con le forze del regime». «Il governo russo – si è chiesto al-Joulani – crede veramente che l’esercito del regime di Bashar al-Assad possa essere salvato con un po’ di aerei e artiglieria in più? Finora i raid russi non hanno aggiunto niente a quelli del regime, nel loro colpire gli obiettivi in modo indiscriminato. (La Russia e il regime, ndr) saranno sconfitti alle porte di Damasco».
Fonti media: Alleanza ha ricevuto armi Usa paracadutate
La nuova Alleanza dei ribelli che si propone di «liberare Raqqa», la “capitale” dello Stato islamico in Siria, «ha ricevuto le 50 tonnellate di armi e munizioni» paracadutate dagli americani la scorsa domenica, come ha reso noto ieri la Cnn. Lo riferisce l’autorevole al Hayat.
Taglia da 3 milioni su Assad, 2 milioni per Nasrallah
Nel videomessaggio si parla anche due taglie. «Tre milioni di euro a chi uccide Bashar al-Assad e due milioni a chi uccide Hasan Nasrallah». È questa la «ricompensa» offerta dal leader del Fronte al-Nusra, uno dei gruppi estremisti che combattono in Siria, a chi eliminerà il presidente siriano e il leader del partito libanese Hezbollah.
Putin: abbiamo proposto a Usa vertice a Mosca
La Russia fa sapere di aver proposto agli Usa «un incontro ad alto livello politico e militare a Mosca» sulla questione siriana. Lo ha detto Vladimir Putin aggiungendo che la Russia è pronta a «mandare una grande delegazione a Washington» con a capo il premier Dmitri Medvedev ma che «finora» non ha ricevuto risposta.
Putin, gli Usa? «Hanno il cervello in pappa»
Il presidente russo Vladimir Putin ha anche criticato la mancanza di cooperazione con gli Stati Uniti in Siria. «Credo che alcuni nostri partner semplicemente abbiano il cervello in pappa», ha poi attaccato Vladimir Putin, criticando il rifiuto degli Usa di condividere con Mosca le informazioni di intelligence sulla Siria. «Sentiamo spesso dire che i nostri piloti stanno colpendo gli obiettivi sbagliati, non l’Isis», ha detto Putin a proposito dei raid russi in Siria, aggiungendo di aver quindi chiesto a Washington un lista di obiettivi da colpire. «”No, non siamo pronti per questo”, è stata la risposta», ha spiegato il capo del Cremlino durante un forum sugli investimenti a Mosca. «Allora abbiamo chiesto un’altra cosa: diteci, dunque, dove non dovremmo colpire. La riposta anche in questo caso è stata “no”». «Questo non è un gioco», ha osservato Putin. «Come è possibile lavorare insieme? Credo che alcuni nostri partner abbiano semplicemente il cervello in pappa».
Nasce l’«Esercito siriano democratico»
Intanto si apprende, secondo quanto riportano i media panarabi, che nelle ultime ore è stato diffuso l’annuncio della nascita dell’«Esercito siriano democratico» (Jasad). È una coalizione che si presenta «contro l’estremismo, per la democrazia e il laicismo», formata in larga parte dalle milizie curde con una partecipazione minoritaria di miliziani arabi delle regioni settentrionali di Raqqa, Aleppo e Hasake, e di assiri cristiani della zona. L’obiettivo dichiarato è «liberare Raqqa», dal 2013 in mano all’Isis. Secondo i suoi portavoce, sono in corso contatti con gli Stati Uniti che nei giorni scorsi avevano annunciato di aver abbandonato il piano di addestramento di miliziani a nord di Aleppo e di preferire «la carta curda», più a est verso Raqqa.
Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-10-13/siria-aiuti-usa-all-alleanza-ribelli-paracadutate-50-tonnellate-armi-111233.shtml?uuid=ACXdIKFB