Pietra tombale sulla trasparenza nei contratti derivati sottoscritti dal Tesoro
La pietra tombale sulla trasparenza nei contratti derivati sottoscritti dal Tesoro a partire dagli anni 90 verrà posta oggi (8 ottobre) alle 16 a Palazzo Chigi.
A quell’ ora, la Commissione per l’accesso agli atti, istituita presso LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO METTERÀ A VERBALE CHE DI FATTO NESSUNO HA DIRITTO DI VEDERE QUEI DOCUMENTI, ECCETTO CHI LI HA FIRMATI: IL TESORO E LE BANCHE.
Le stesse (sono 21) che a giugno hanno spedito una raffica di lettere al Ministero per dire la stessa cosa che oggi dirà la Commissione.
La formula trovata è questa: “I titolari del diritto sono i soli soggetti privati portatori di un interesse qualificato e differenziato ad accedere a documenti amministrativi”, recita la bozza della relazione finale – visionata dal Fatto messa a punto dai tecnici della Commissione (4 fra magistrati e avvocati dello Stato).
L’ espediente è curioso: a quei documenti non possono accedervi i deputati 5Stelle delle Commissioni Finanze e Bilancio della Camera che ne hanno fatto richiesta. Il motivo? SONO PARLAMENTARI, E LA LEGGE SULLA TRASPARENZA DEGLI ATTI PUBBLICI (LA 241 DEL 1990) GLI VIETA DI FARLO PER UN CONTROLLO “GENERALIZZATO” SULL’ OPERATO DELLA PA.
Quello, cioè, che possono fare i consiglieri comunali, ma solo sugli atti del proprio ente. Potrebbero circostanziarlo? No, perché, per i tecnici della Commissione, i parlamentari hanno già “a disposizione gli strumenti del sindacato ispettivo parlamentare”, cioè le interrogazioni a governo e ministri.
Le hanno già fatte, e il Tesoro gli ha risposto di no.
Perché? Per i motivi sopra elencati. Un cane che si morde la coda.
C’ è poi il rischio – ha spiegato Maria Cannata, direttrice del debito pubblico di creare turbolenze sul mercato. Stessa linea del ministro dell’ Economia Pier Carlo Padoan.
SINTESI D’ OBBLIGO: I DERIVATI SUL DEBITO PUBBLICO AL MOMENTO STANNO CAUSANDO UNA PERDITA POTENZIALE FINO A 42,6 MILIARDI (DICEMBRE 2014), MA NON SI PUÒ SAPERE SE QUESTA SARÀ EFFETTIVA, PERCHÉ I CONTRATTI SONO SEGRETI.
I derivati sono scommesse tra due soggetti: se si verificano alcune circostanze uno vince e l’ altro perde. I più diffusi sono gli swap utilizzati per proteggersi dal rialzo dei tassi di interesse sui titoli di Stato, come quello sperimentato nel 2011. Se questi salgono, il Tesoro risparmia, se scendono – come sta avvenendo – ci perde.
Dal 2011 al 2014,lo Stato ha subito un aumento del debito di 16,95 miliardi a causa di quei contratti, sottoscritti su un ammontare di 160 miliardi. Secondo Bloomberg, in questi 4 anni l’ Italia ha “pagato” per i derivati più di tutti gli altri Stati Ue messi insieme, 3,6 miliardi solo nel 2014 (erano 3,2 l’ anno prima).
Le perdite derivano in gran parte dalla rinegoziazione dei contratti.
Nel 2011 Morgan Stanley decise di chiudere un derivato, incassando 2,6 miliardi grazie a una clausola unilaterale. Le agenzie avevano declassato il rating del debito italiano (compresa, a settembre, Standard & Poors, controllata da McGraw Hill, tra i cui azionisti c’è Morgan Stanley).
LA VICENDA È AL CENTRO DI UN PROCESSO IN CORSO A TRANI. ” Di clausole unilaterali non ne esistono più”, ha spiegato la Cannata, ma ne restano altre “esercitabili da entrambe le parti”. Si sa solo che ne scadranno tre al 2018, e 10 dal 2023.
IL 19 NOVEMBRE, A TRANI SARANNO SENTITI L’ EX PREMIER ROMANO PRODI, PADOAN, E IL PRESIDENTE DELLA CONSOB GIUSEPPE VEGAS.
SE QUALCUNO AVRÀ UN IMPEDIMENTO, SARÀ CHIAMATA A DEPORRE LA CANNATA, ALLA QUALE I PM CHIEDERANNO CONTO DEI DERIVATI SOTTOSCRITTI DAGLI ANNI 90. Dopo il diniego del Tesoro, i 5Stelle si sono rivolti alla Commissione di Palazzo Chigi. Che ha chiesto il parere delle controparti, le banche.
Le 21 lettere inviate alla Cannata ribadiscono che i deputati non possono fare richiesta di accesso agli atti e si inerpicano in motivazioni che sanno di avvertimento: ricordano le clausole di riservatezza dei contratti, e che una volta svelate le informazioni, altri operatori potrebbero applicare un prezzo più alto allo Stato per “nuove transazioni”, cioè altri derivati, ma anche alle stesse banche in caso volessero cederli “a parti terze”, come ha fatto per esempio Ubs. “Più alto è il merito creditizio di una controparte, più alta è la probabilità di essere sottoposti alla speculazione”, avverte Crédit Agricole (che ha chiuso tutte le operazioni).
Per Goldman Sachs i contratti potrebbero essere mostrati solo ad “altri operatori economici portatori di interessi omogenei”.
Insomma, la trasparenza esiste solo per i possibili acquirenti. Sarebbero questi i “portatori di interesse qualificato”, di cui parla la relazione della Commissione. NON I CONTRIBUENTI, A CUI MANCA “L’ INTERESSE DIRETTO”, SECONDO LE BANCHE.
Gli oneri che l’ Italia sta pagando in conseguenza di quei contratti non li riguarda. “I TECNICI hanno spiegato che il rischio speculazione è giuridicamente irrilevante.
Ma tanto l’ espediente è stato trovato”, dice la deputata M5S Laura Castelli, membro della Commissione, che oggi potrà solo prendere atto della decisione: “Sui derivati c’ è un segreto di Stato di fatto”.
Oggi il Tar del Lazio si pronuncerà anche sull’ istanza presentata dai giornalisti di Wired. Ma non tira una bell’ aria.
CARLO DI FOGGIA
LE BANCHE
Questa è la lista degli Istituti di credito con cui il Tesoro ha sottoscritto derivati a partire dagli anni ‘90:
Imi (Intesa) , Merrill Lynch, Barclays, BNP Paribas, Citibank , Credit Suisse, Deutsche Bank, AG, Dexia Crediop, FMS Wert management Anstalt Des, Goldman Sachs International, HSBC Bank PLC, ING Bank N.V., JP Morgan Securities PLC, Morgan Stanley and Co.Int.Plc, Nomura International PLC, Societe Generale, The Royal Bank of Scotland PLC, UBS Limited e Unicredit Bank AG
Fonte: http://iosostengoilm5s.blogspot.it/2015/10/il-muro-di-gomma.html