L’irresistibile discesa di matteo renzi
Alla deriva strisciante, quanto prevedibilmente inarrestabile, si sta condannando (e con lui noi tutti ndr) il giovane premier d’assalto, con cieca, determinata ostinazione, in un crescendo che ha trovato, al momento, il massimo punto d’approdo nella cosiddetta riforma “la buona scuola”, a fronte della quale siamo quasi portati a rimpiangere la disattenzione dedicata al sistema Istruzione da parte di altri precedenti governi. Né sono valse, a farlo arretrare, le reiterate proteste di piazza e sul web. Oggi la vistosa perdita di consensi tra i suoi, la manifesta insoddisfazione di larghe fasce di cittadini che avevano riposto nella sua anomala ascesa alla Presidenza del Consiglio convinte aspettative di esiti salvifici… Puntualmente smentiti da interventi di facciata spacciati per “significative innovazioni”; da dichiarazioni rocambolesche al limite dell’impudenza da presumibile sindrome da onnipotenza sotto il cielo made in Italy, controbilanciata da imbarazzanti balbettii al di fuori dei confini nazionali.
Ed ora che il dado è tratto, quale antidoto -purtroppo solo psicologico- a questi effetti per noi nefasti, ci sentiamo di intonare un bellicoso peana, di classica memoria, con sottese invocazioni agli Dei dell’Olimpo, perché espungano, sine die, dalle pagine del nostro vocabolario politico la lettera “R”. “Erre” come “riforme”
(e come renzi ndr).
Adriana Izzi
(Stralcio di un articolo apparso su “Il Bene Comune” di agosto – settembre 2015).
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