Perché l’Arabia saudita, compra armi e svende petrolio? Oscure ragioni geopolitiche dietro le scelte di Ryad
A proposito dell’Arabia saudita ecco un mio commento alle notizie in
arrivo oggi dalle borse mondiali. In questo momento, alle 16,00 circa,
Parigi e Milano perdono più del 6%. Il petrolio è a prezzi molto
bassi.
Queste mie analisi sono certamente ancora premature, ma non ho ancora
capito perché a novembre 2014 l’Opec, cioè l’Arabia saudita e i suoi
principali alleati del Golfo, non hanno ridotto la quota di produzione
Opec e con questa mossa hanno fatto crollare il prezzo da 75$ alle
cifre attuali (38$ WTI, 43$ Brent).
Le spiegazioni, diverse tra loro, fornite dai commentatori non mi
hanno convinto. E credo che la motivazione vera della scelta Opec di
novembre sia ancora sconosciuta. Per questo motivo segnalo la
questione, il potere di influenza sull’economia mondiale che hanno in
mano i sauditi è davvero enorme, e l’Arabia s. fa solitamente un
pessimo uso della sua spropositata ricchezza.
Di seguito il mio commento, più che altro un invito a seguire con
attenzione le vicende finanziarie-economiche legate al petrolio e alle
attività tutte (economiche e militari) dei paesi del Golfo.:
“…Il crollo delle borse mondiali di oggi e il calo degli ultimi
tempi molto probabilmente anticipano un calo dell’ economia reale. Una
nuova recessione o stagnazione.
Il prezzo del petrolio è già bassissimo, 38 $ WTI e 43 $ Brent,
nel 2008 l’ Opec dopo la crisi finanziaria tagliò la sua produzione da
28 milioni di barili il giorno a 24 milioni/bg.
Nel 2014 invece non ha toccato le sue quote affossando il prezzo da
75$ di novembre ai 40 $ attuali.
Se ci sarà nuova recessione o stagnazione
e l’Opec non taglierà la sua produzione,
ci potrebbero essere contraccolpi imprevedibili nell’economia
mondiale con default di una parte del settore, paesi o multinazionali,
del petrolio e del gas.
L’Arabia saudita ha in mano una bomba, se la utilizzerà nello stesso
modo criminale con cui utilizza le bombe nello Yemen, ci sarà davvero
da aver paura…”
Marco Palombo
Un video sugli investimenti in armi fatti dall’Arabia saudita: https://www.youtube.com/watch?v=0qw5XPnm5yg
Notizia di cronaca collegata: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-08-24/petrolio-brent-sotto-45-dollari-la-prima-volta-2009-085847.shtml?uuid=ACYvlql
…………………..
Commento ricevuto:
“Dal dopoguerra fino all’incirca il dissolvimento dell’URSS c’è stata una correlazione positiva tra le crisi in Medioriente e l’aumento del prezzo del petrolio. Poi i due fenomeni si sono disgiunti, o per lo meno la correlazione non è stata più così automatica.
Ci sono studi che mostrano che le crisi mediorientali (e quindi il rialzo del prezzo del greggio) scoppiavano regolarmente quando i profitti delle grandi società petrolifere scendevano sotto la media dei profitti delle maggiori imprese occidentali (quindi le grandi imprese cercherebbero un profitto differenziale, non la mitica “massimizzazione dei profitti”, concetto molto difficile da definire nelle imprese moderne, ancorché usato regolarmente dalla sinistra).
Questa correlazione è impressionante, vista la complessità delle dinamiche in Medioriente.
L’ascesa del prezzo del petrolio ha sempre trainato in quel periodo l’ascesa della vendita di armi ai Paesi produttori. Infatti si è parlato di “Weapondollar-Petrodollar Coalition”.
Dopo il 1991 – almeno io la penso così – il prezzo del petrolio è stato usato anche come arma geopolitica, sperando di mettere in riga alcuni competitor emergenti col suo rialzo e ora cercando di affossare le finanze russe col suo ribasso. Ho detto “anche”. Innanzitutto nessuno controlla globalmente il prezzo del greggio. Le spinte politiche non agiscono allo stesso modo su tutti i produttori, il Venezuela non è l’Arabia Saudita. In secondo luogo, interagiscono o interferiscono anche meccanismi economici e finanziari e sicuramente hanno il loro peso la lunghissima crisi dell’economia reale (ad oggi quasi 45 anni, con un breve intervallo dovuto alla cosiddetta “globalizzazione”) e la crisi del suo mostruoso palliativo, cioè l’economia finanziaria.”
Piotr – Piero Pagliani (pier.pagliani@gmail.com)
…………………………..
Mio commentino: “Una delle ragioni che mi vengono in mente sul continuo abbassamento dei prezzi del petrolio da parte dell’Arabia è che in tal modo mette in difficoltà quei paesi in cui l’estrazione ha costi maggiori (e sono paesi antagonisti agli USA), ma non solo questo, mette anche in difficoltà l’esportazione degli idrocarburi dalla Russia, che in questo momento è colpita dalle sanzioni economiche degli USA e UE… Da ciò si capiscono molte cose…” (P.D’A.)