Processo alla psicanalisi – Parziale accusa: Francesco Lamendola – Parziale difesa: Gianni Donaudi
Parziale difesa:
La Psicanalisi è un fenomeno molto eterogeneo e composito, che a volte a ragione, a volte a torto, ha trovato tanti avversari, apologeti e possibilisti tanto a SX quanto a DX.
A Sx essa era avversata da Gramsci che la liquidava (in parte con ragione) come “borghese”. Il liberalconservatore Croce dette di essa la definizione di “spazzatura”. Palmiro Togliatti affermava che essa “porta direttamente al Bordello”. Nei paesi dell’Est essa venne quasi sempre ostracizzata (fatta forse eccezione in Ungheria e Germania Est). Nella SX occidentale se essa ebbe alcuni meriti ebbe però il demerito di “sessualizzare” tutto e di essere vista unicamente in tale funzione. Ed ebbe non poca responsabilità nel crollo dei movimenti (dove accanto a tale interpretazione di Freud, di Reich, etc. vi fu la sciagurata penetrazione del PEGGIOR NIETZESCHE, vale a dire NON quello dell’ Uomo Differenziato, “capace, epperò, di generosità, di altruismo e di superamento della propria individualità…” ma il teorico del peggior EGOTI$MO. E’ quello il tale Nietzesche che ha portato tanti fighetti degli anni 70 e 80 a VENDER$I AL $I$TEMA, optando chi per il Polo berlusconiano e chi per la c.d. “SX” ufficiale.
A DX i pareri sono contrastanti . Se JVLIUS EVOLA, riconosce in parte la psicanalisi( almeno le sue origini) poi se ne allontana. Pur affermando che “…il NON-EBREO JUNG è piu’ pericoloso dell’ ebreo Freud” in quanto agisce su simbolismi spirituali.
Viceversa il cattolico, “tradizionalista” FRANCO CARDINI sembra molto apprezzare JUNG da lui giudicato piu’ “spiritualista” .
La Chiesa ufficiale da parte sua l’ ha permessa solo in casi estremi, sopratutto verso preti e religiosi che sembrava “dessero i numeri” . Ma per potersi recare dall’ analista i sovracitati dovevano avere assolutamente l’ autorizzazione del vescovo di zona
D’ altronde la Società Tedesca di Psicanalisi diretta da JUNG venne tollerata dal regime nazista almeno fino al 1941, anno che fu sciolta perché la gente doveva correre al fronte anziché accomodarsi sul lettino del terapeuta.
Naturalmente vi sono diverse interpretazioni . Una cosa che ci fa piacere è che in quest’ ultimo 10/15ennio si è persa la maledetta abitudine( sopratutto nelle metropoli) di una sgangherata diffusione della Ps.(PICIO/ ANALISI?)a livello di massa, tra i peggiori “lupi mannari”, microcefali, sotto-iniziati con gli occhi di fuori, rottinKulo, mentecatti in vena di imbrogliare o di far sentire in contraddizione altri lupi mannari, microcefali, mentecatti, vari più di loro.
Ricordiamo gli anni tra il 77 e il 95.
Se eri disponibile e mostravi solidarietà x gli altri “eri tu che avevi dei problemi” / se presentavi i tuoi amici ad altri “li utilizzavi per i tuoi oscuri scopi”, se ti mettevi le dita nel naso “avevi qualche problema sessuale irrisolto”, se in auto tenevi la maniglia “non ti fidavi di come guidava il / la conducente” , se amavi i luoghi d’ origine ” non avevi tagliato il cordone ombelicale” . Non potevi neanche an/ dare a CAGARE che c’ era per forza qualche oscuro motivo (”non superamento della fase anale?”).
Detto ciò penso che come tutte le cose anche la psicanalisi sia nata magari con buone intenzioni( NON dimentichiamo che Freud fu accusato di “metafisica” dai colletti duri del FONDAMENTALISMO DOGMATICO POSITIVISTA & MATERIALISTA OTTOCENTESCO!) . Ma che come tutte le cose si sia trasformata in un grande bu$ine$$, soprattutto OLTRE-ATLANTIKO.
Tuttavia per criticare la PS o x lo meno la MODA che ne è seguita NON penso ci sia bisogno di arrivare a critiche metafisiche. Basta fare una critica sociale e di costume. Tutto il resto lascia il tempo che trova
Gianni Donaudi – gio.donaudi@gmail.com
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Parziale accusa:
Non diciamo nulla di particolarmente originale quando affermiamo che
la psicanalisi è una forma di magia nera. Lo avevano già osservato
studiosi del calibro di René Guénon e, più recentemente, di Ivan
Illich e Jean Osipovici.
Quel che merita di essere sottolineato è la conseguenza implicita in
una tale affermazione: lo psicanalista evoca delle forze oscure di cui
non sa assolutamente nulla; peggio, che crede di conoscere ma sono
tutt’altro da quanto egli crede. Le conseguenze sono terribili, per il
paziente e anche per l’analista; anzi, per l’analista forse ancor più
che per il paziente. In effetti, si tratta di una forma di possessione
da parte delle forze infere; e, se si pensa che, oggi, milioni e
milioni di persone si sottopongono alla psicanalisi credendo di
trovare un sollievo ai loro tormenti, mentre invece si consegnano a un
male irrimediabile, si può facilmente comprendere quale immensa
minaccia questa pseudo-scienza rappresenti per la salute spirituale
della società contemporanea.
Ci sia consentito citare per esteso una pagina de La scienza
oscurantista di Jean Osipovici (Milano, Rusconi, 1968, pp. 134-140),
singolare figura di filosofo e psichiatra francese la cui vita è stata
tutta una battaglia per affermare la visione di una scienza non
materialista, aperta alla trascendenza e alla complessità spirituale
del soggetto umano.
“(…) la limitazione che fissa il rapporto terapeuta-malato su un
piano non spirituale lo trasforma in rapporto paziente-carceriere. La
conclusione è evidente: non possono sussistere in questa relazione
interpersonale che zone oscure, campi propizi a conflitti
interminabili, estenuanti e senza via d’uscita. Ciò spiega l’effetto
antiterapeutico, quasi inevitabile per il suo stesso meccanismo, della
cura psicanalitica. La quale insidiosamente conduce nel corso dei mesi
e degli anni a stringere, tra paziente e carceriere, uno strano
rapporto sado-masochista. Il rito stesso del trattamento suscita
reminiscenze di bassa cerimonia religiosa. L’officiante, suo malgrado
talvolta, si fregia degli attributi d’una funzione quasi magica.
“Nell’ascesi spirituale compare il concetto di scala. ‘Il momento in
cui un uomo che cerca la via incontra un uomo che la conosce, è
chiamato la prima soglia o il primo gradino. A partire da questo
incomincia la scala. Tra la ‘vita’ e la ‘via’, c’è la ’scala’.
Soltanto attraverso la ’scala’ l’individuo può incamminarsi sulla
‘via’: Egli sale la ’scala con l’aiuto della sua guida; non può
salirla da solo. La via incomincia in cima alla scala; ossia dopo
l’ultimo gradino o l’ultima soglia, a un livello ben più alto della
vita ordinaria (Ouspensky). Come in tutto ciò che si muove, accade
inevitabilmente che l’aspirante dubiti delle proprie forze, della
giustezza della sua scelta, anche dei poteri del maestro. Ma a
differenza della terapia analitica, è teso nello sforzo l’elevazione
che la scala gli impone e non si ritrova prigioniero delle buie e
angosciose giravolte del labirinto psicanalitico.
“Ci si può anche domandare se il trattamento non consista in una
interminabile operazione di magia nera. Per chi conosce bene
l’argomento, la magia nera poggia su due fattori principali:
“a) la possibilità illimitata di agire sulle debolezze umane;
“b) l’utilizzazione di persone – qualunque sia lo scopo proposto:
egoistico o altruistico – senza che i soggetti in questione ne siano a
conoscenza, e senza che possano neppure intravedere dove questa presa
di possesso può portarli.
“La guarigione ricercata attraverso la manipolazione dell’ambiente e
dello scenario è uno degli atti tradizionali della medicina,
tristemente trasfiguratosi in questo secolo XX. Lo psicanalista
obbedisce – lo voglia o no – al mimetismo d’un ruolo simbolico che il
metodo analitico imprime alle relazioni interpersonali, con
conseguenze di totale dipendenza da parte del paziente,
quotidianamente osservabili.
“Abbiamo incontrato, durante le nostre ricerche psico-fisiologiche,
centinaia di psicanalizzati, la cui cura era per alcuni durata quattro
anni, con rovina del patrimonio familiare. Nessuno si è dichiarato
guarito. ‘La magia bianca della medicina tradizionale, che sosteneva
gli sforzi del paziente per guarire, è divenuta magia nera’, constata
coraggiosamente Illich in Nemesi medica; e più avanti aggiunge: ‘Le
pratiche mediche diventano magia nera quando, invece di mettere in
moto i poteri di autoguarigione del malato, lo trasformano in
spettatore inerte e mistificato della propria cura. Le pratiche
mediche diventano un culto morboso quando s’identificano con riti che
concentrano in sé tutto ciò che il malato attende dalla scienza e ai
suoi funzionari, , invece d’incoraggiarlo a cercare un’interpretazione
creativa del proprio stato o a trovare un esempio degno d’ammirazione
in certi esseri – morti a tempo o a lui vicini – che hanno imparato a
soffrire. Le pratiche mediche aggravano la malattia con una
degradazione morale quando esse isolano il malato.
“L’assurdità della pseudo-scienza moderna si rivela nel fatto di non
capire esattamente a che cosa si applica; mentre il suo modo di
operare , senza la minima base culturale qualifiata da un’antica
tradizione ,mette continuamente in moto elementi il cui carattere
sottile le sfugge. Lo psicanalista – apprendista stregone del secolo
XX – maneggia così in modo irresponsabile forze di cui ignora la
precisa natura.
“È sintomatico constatare che Freud studia il Super-io, ma il
Supercosciente. Al contrario, dedica le sue cure più attente a ciò che
stagna nei bassifondi dell’uomo, il Subconscio – serbatoio d’entità
nocive. Ora il sondaggio retrogrado dei ricordi è un genere
d’intervento particolarmente pericoloso, visto che porta a perforare
una zona d’oblio mediante la punta affilata della rievocazione. La
propulsione verso il basso, che distrugge l’inerzia protettrice che
copre il subconscio, provoca un fenomeno di contro-illuminazione.
“Il paziente, a causa di quest’apertura insidiosamente socchiusa e da
quel momento mai richiusa, si trova alla mercé degli influssi malefici
che l’invadono. La maggior parte dei casi di possessione provengono
dalla lenta ascesa di quest’acqua putrida, fatta di rifiuti che il
filtro della coscienza aveva respinto per timore di contaminazione. La
maggior parte dei malati affetti da psicosi sono in realtà degli
aspiranti alla possessione, che la psicanalisi finisce di trasformare
in posseduti veri e propri. In termini esoterici, voler far passare
nella coscienza ciò che deve restare nel subconscio in virtù d’una
difesa naturale dell’organismo, è non solo gettare ‘acqua sul fuoco’,
ma rischiare di paralizzare il superiore riportando l’inferiore al suo
livello; ossia ’spegnere per sempre il fuoco’. Ma la pseudoscienza che
preferisce l’oscurità dogmatica al riconoscimento dell’occulto,
rifiuta d’abbandonare la sua dimensione rassicurante, artificialmente
razionale, tradendo così il fine stesso della scienza autentica, per
la quale nessun campo è proibito. Colui che decide di progredire sulla
strada giusta deve adoperarsi coraggiosamente per sostituire alla
ragione chiusa, quantitativa, una ragione aperta, qualitativa.
“In merito alle falsificazioni che la terapia freudiana trae con sé.,
tre ultime osservazioni s’impongono:
“1. Lo psicanalista, per definizione, rivolge le sue cure a un essere
umano in stato di turbamento e di debolezza, preda tanto più facile di
ogni sovversione dello psichismo inferiore: a differenza dello Yoga,
la cui pratica è di pertinenza solo d’individui equilibrati,
infiammati da un’alta esigenza, già impegnati sulla via della
spiritualità. A questo proposito, segnaliamo la funesta attività di
quelle scuole di Yoga che fioriscono un po’ dovunque in Occidente per
motivi di lucro, e che servono da rifugio soprattutto a esseri
angosciati incapaci di adattamento, tormentati da nevrosi diverse.
“2. Esaminare i sogni ordinari attraverso una vasta gamma
d’interpretazioni non può portare che a un falso simbolismo privo di
quei contenuti superumani che, soli, rendono autentici i simboli. In
realtà, per ignoranza o per incapacità di risalire alle fonti, le
considerazioni psicanalitiche dei sogni portano alla ribalta solo
l’infraumano nei suoi aspetti più degradanti.
“3. Sottolineiamo infine un’esigenza significativa dell’incongruità
antinomica del trattamento: l’obbligo per chi voglia diventare
psicanalista d’essere egli stesso prima psicanalizzato. È riconoscere
al candidato, per praticare, la necessità di una trasformazione contro
natura. L’operazione che, come s’è visto, ha per risultato di
scacciare lo spirituale a vantaggio dello psichismo inferiore, è un
atto di magia nera – parodia della scienza vera -, realizzandosi la
trasmissione iniziatica in maniera subalterna, senza il sostegno di
alcuna conoscenza del divino. E l’aspirante analista, per avere
ciecamente seguito questa ‘via a ritroso’, si ritrova dall’altro lato
della vita, quello sbagliato.
“Aggiungiamo che lo psicanalizzato – medico o paziente che sia – se
riesce a sottrarsi a un certo punto della cura alle forze nefaste a
cui è stato irresponsabilmente consegnato, ne porterà quanto meno, per
il resto dei suoi giorni, il segno indelebile. E questo si manifesterà
attraverso una mente dai contorni divenuti rigidi. A questo proposito
René Guénon osserva acutamente che non bisogna confondere la terapia
freudiana con la ‘discesa agli Inferi’ iniziatica, sperimentata dai
grandi poeti e dai mistici: ‘Nella discesa agli inferi, l’essere
esaurisce definitivamente certe possibilità inferiori per potersi
elevare poi agli stati superiori; nella caduta nel pantano, le
possibilità inferiori s’impadroniscono invece di lui, lo dominano e
finiscono per sommergerlo completamente.
“In conclusione, si ha il diritto di domandarsi se si debba disperare
della psichiatria. Non lo crediamo, perché esiste una terapia
salvatrice situata al polo opposto della scienza moderna.
“la psicanalisi considera la condizione del malato mentale come
definita dalla sua storia personale. Immaginiamo il paziente che
risale il corso del tempo, alla ricerca di tutti gli incidenti che
hanno potuto ferirlo, delle vergogne che ha lasciato dietro le spalle,
delle debolezze, delle viltà ricacciate nell’oblio. Davanti a queste
realtà svelate, che egli non può negare Né disconoscere, l’infelice
diviene consapevole di trovarsi nella trappola d’una situazione senza
uscita e perciò senza aspettative, perché non si può rifare il proprio
passato. Lo psicanalista ha ottenuto il bel risultato di costringere
il suo paziente a rifiutarsi ogni perdono.
“la sola terapia positivamente rinnovatrice è quella che permette al
malato mentale, cancellando il carattere distruttivo di ciò che è
stato, di volgersi con decisione all’avvenire; e a questo scopo
obbligarlo a operare sul presente. Come? Adoperandosi a rivitalizzare
l’essere che soffre, restituendogli la pace e l’equilibrio, suscitando
in lui la speranza, eliminando pazientemente angosce, autopunizioni,
false pieghe dell’anima; facendone un essere nuovo per il quale la
vita comincia fin d’ora con possibilità intatte. Condurre il paziente
ad affrontare l’esistenza, vuol dire innanzitutto attrarlo ad operare
su se stesso. Scoprirà allora che il presente contiene in germe le
determinazioni future, e che i problemi del momento hanno il loro
giusto valore.”
Nella cosiddetta terapia psicanalitica, quindi, lo psicanalista – che
a sua volta è un posseduto – opera come uno stregone che evoca dallo
psichismo inferiore del paziente le forze più basse e distruttive, con
grave pericolo per entrambi e con la certezza di infliggergli, nel
migliore dei casi, delle ferite nell’anima che solo il tempo potrà
poi, parzialmente, lenire, ma non più cancellare. Ciò avviene perché,
nella prospettiva freudiana, non c’è il minimo spazio per la
dimensione spirituale dell’uomo (per non parlare del divino), quindi
la discesa nelle tenebre dell’inconscio è, propriamente parlando, una
evocazione di forze oscure dalle quali, poi, non sarà più possibile
liberarsi, restando esse imprigionate nell’io cosciente senza alcuna
catarsi e senza alcuna redenzione. Allo stesso modo nelle forme
maldestre e superficiali dello Yoga, – allorché esso sia inteso come
mera pratica salutistica o genericamente ‘liberatoria’, il pericolo è
quello di evocare forze assai potenti che si annidano nei recessi
dell’io – il magico serpente Kundalini – che solo in una superiore
prospettiva iniziatica ed ascetica possono svolgere una funzione
positiva, altrimenti esse svolgeranno un ruolo non dissimile da quello
di una incauta evocazione demoniaca, possedendo letteralmente
l’incauto apprendista stregone.
Benvenuto Cellini, singolare figura di artista-avventuriero nella Roma
del XVI secolo, narra nella sua autobiografia come un giorno, con un
prete siciliano esperto di magia, partecipò a una evocazione di forze
diaboliche nel Colosseo, di notte, all’interno del cerchio magico.
L’esperienza fu sconvolgente perché le presenze si rivelarono molto
più numerose di quelle evocate e, a un certo punto, sembrarono sul
punto di voler penetrare entro il cerchio magico e fare a pezzi gli
imprudenti. Per tutta la notte assediarono il cerchio, mente il prete,
battendo i denti dalla paura, alimentava il fuoco e pronunciava
formule per indurre i demoni ad allontanarsi. Solo all’alba l’assedio
finì; ma un assistente di Cellini giurò di aver visto ancora due
demoni che continuavano a seguirli, correndo lungo i tetti delle case,
quasi non rassegnandosi a versi sfuggire la preda. Ebbene, lo
psicanalista si comporta in modo analogo a Benvenuto Cellini e a quel
prete-mago siciliano: evoca forze di cui non sa nulla e mette a
repentaglio la sua anima e quella del paziente, senza possedere alcuno
strumento che gli consenta di trasformare o di elaborare quelle forze
nell’unico piano di realtà ov’esse potrebbero venire dissolte: quello
spirituale.
Su una cosa soltanto non possiamo concordare con Josipovici, e cioè
sull’affermazione che riportare a galla il pantano dello psichismo
inferiore non può che nuocere, per il fatto che non si può rifare il
proprio passato. Al contrario, la forma più alta dell’Opera alchemica
consiste proprio nella trasmutazione del passato al fine di restaurare
l’equilibrio interiore dell’uomo e di insignorirlo di tutte le sue
facoltà psichiche le quali, a causa di traumi ed errori pregresse,
poco alla volta gli si sono rivoltate contro. Egli, cioè, deve
trasformare le energie vibrazionali negative in positive, il che è
possibile a determinate condizioni, prima delle quali innalzare
l’anima dal piano di esistenza fenomenico a quello noumenico, ossia
delle realtà in sé, sottratta alle contingenze spazio-temporali in
cui, per l’ordinario, siamo immersi come rane nello stagno. È questo
che intende J. H. Reyner nel Diario di un moderno alchimista (Torino,
MEB, 1976, pp. 113-114 e 117-118).
“Se io faccio un viaggio fino ad una località vicina, molti oggetti
compaiono ai miei occhi e scompaiono man mano che procedo; il luogo e
gli edifici della mia destinazione nasceranno miracolosamente dal
nulla e, alla partenza, spariranno. Eppure io non credo che essi siano
stati creati al momento del mio viaggio e che cessino di esistere
quando me ne vado.
“La stessa cosa accade per gli oggetti e gli eventi del mondo
fenomenico, che vengono materializzati dal transito della coscienza.
Non sono che l’apparenza in termini di tempo di cause non manifeste
del mondo noumenico, , che esistono sia prima sia dopo il passaggio
ella coscienza specifica che le ha messe in atto.
“In particolare, tutti gli eventi e le esperienze della mia vita sono
manifestazioni di un complesso di possibilità che esiste in permanenza
nel mondo nooumenico. Questo complesso forma il mio tempo-corpo e mi
appartiene da sempre e per sempre, anche se le esperienze fisiche che
ne derivano vengono archiviate nel ‘passato’. [.]
“Possiamo ora introdurre l’aspetto più significativo e affascinante
del tempo-corpo, e cioè che esso può essere modificato. Se vado a
fare una passeggiata in campagna posso prendere diverse strade: posso
tenermi sulla via principale, come posso vedere una zona più
interessante su un lato, magari in salita, e quando trovo il passaggio
adatto posso esplorarla. Può darsi che io scopra così un sentiero fra
i prati del quale non conoscevo l’esistenza e decida di seguire questa
via fin da principio, la prossima volta. Esistono innumerevoli
possibilità (anche se non illimitate). La stessa libertà di movimento
esiste nel mondo noumenico, dove ci sono colline e valli, altipiani e
paludi dove il transito della coscienza può prendere vie diverse. Non
solo, ma la strada può cambiare in qualsiasi momento, per evitare le
zone più fangose e prendere un sentiero più pulito. Stiamo parlando
per analogia, necessariamente, ma per inferenza si può comprendere che
in qualunque punto del tempo-corpo un livello di coscienza diverso
attuerà possibilità diverse entro il disegno eterno, per cui il
tempo-corpo ne risulterà cambiato.
“Il nostro pensiero normale darà di questo concetto un’interpretazione
limitata al futuro, perché ci è facile comprendere come un
comportamento più cosciente possa cambiare il corso ella vita. Il
concetto di tempo-corpo ha invece un significato molto più profondo
perché, come abbiamo appena detto, si presta ad essere modificato in
qualunque suo punto e tale modifica può riguardare quelle esperienze
che sono state attuate in ‘passato’. Abbiamo visto che i livelli
superiori di coscienza (che possediamo ma normalmente non usiamo)
godono di una certa libertà di movimento entro il mondo reale e perciò
possono riattivare una qualsiasi parte del tempo-corpo.
“Di questa idea esistono varie interpretazioni. La teoria della
ricorrenza (.) sostiene che si può rivivere l’intera vita, ma in
questo modo bisogna attendere la morte per ricominciarla da principio,
mentre invece è possibile tentare l’impresa fin d’ora. Come ho etto, i
livelli superiori di coscienza hanno una certa libertà di movimento
entro il mondo reale, e ad ogni evento prende parte più di una
coscienza. Un ‘avvenimento’ viene creato al transito ella coscienza
cosmica (che crea il tempo d’orologio), ma le manifestazioni
psicologiche che lo accompagnano sono create dal transito della
coscienza individuale che rende attuali e concrete alcune possibilità
accessorie esistenti nel mondo noumenico. Il tempo-corpo contiene
perciò almeno due fili intrecciati.
“Il filo individuale può attraversare livelli diversi ed in effetti il
suo percorso è tortuoso perché anche in condizioni normali il livello
ella coscienza non è costante ma varia continuamente. Nella stessa
persona i momenti di ansia o di emozioni negative si alternano a
momenti più distaccati o addirittura di auto-consapevolezza.
“In stato di maggiore consapevolezza, il tempo-corpo può essere visto
nel suo insieme e si può cominciare ad eliminare alcune delle
deviazioni del ‘passato’ e addirittura tracciare un cammino di livello
superiore. Ciò è possibile perchè le possibilità materializzate in
precedenza non sono stabilite irrevocabilmente, ma possono essere
modificate.”
Con buona pace di san Tommaso d’Aquino, il quale pensava che neanche
Dio – in tutta la sua onnipotenza – potrebbe far sì che le cose
accadute non siano accadute (Summa Theologiae, Parte I, Quest. XXV,
art. 4), è dunque impresa difficilissima, ma non assolutamente
impossibile, modificare il proprio passato. Ma chi possieda la forza e
gli strumenti per realizzare un’opera così straordinaria, quasi agli
estremi confini delle possibilità umane, certamente non andrà a
distendersi sul lettino di uno stregone-psicanalista. Non lui, quindi,
subirà qualche danno dalle incaute evocazioni della pseudo-scienza
freudiana, ma la persona comune che si rivolge al terapeuta credendo
di ricevere un aiuto alle proprie sofferenze, aprendogli le oscurità
più tenebrose della propria anima. A tutti costoro bisognerebbe
rivolgersi con le parole di Minosse a Dante (Inferno, V, 19-20):
guarda com’entri e di cui tu ti fide;
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!
Parole che potrebbero applicarsi, in verità, non solo alla
psicanalisi, ma a tutto l’edificio imponente e malsicuro della moderna
pseudo-scienza che, dal tardo XVI secolo ad oggi – principalmente ad
opera di Francesco Bacone, Galilei, Cartesio e Newton – si è
arrogantemente posta fra noi e la verità del cosmo vivente in cui
abitiamo, fra la nostra anima e l’anina mundi di cui siamo parte più o
meno consapevole.
Francesco Lamendola – http://www.nwo.it/psicanalisi.html
………………….
Articolo collegato:
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