La democrazia di Socrate: “amaro calice…”
Le vicissitudini greche di quest’anno, con la loro conclusione improvvisamente deludente e drammatica, ci impongono di chiederci quale sarà il nostro futuro. Cercare di prevedere, naturalmente, è sempre rischioso, ma talvolta vale la pena di riflettere.
Si è assistito, in Grecia, ad un esito orribile,negativo dal punto di vista economico e politico, con una nuova distruzione di democrazia e libertà.
Eppure io penso che tutto questo chiuda le porte al cambiamento solo a breve termine.
Di certo, a breve, non possiamo attenderci vere iniziative di cambiamento dalle classi politiche, che a maggioranza sono composte da imbecilli o mascalzoni: i primi sono coloro che non capiscono cosa stanno facendo (e probabilmente, data l’ignoranza diffusa, sono la maggioranza), i secondi sono coloro che capiscono, ma sanno che il loro potere dipende dallo stare dalla parte del padrone, e il padrone è chi apre e chiude la cassaforte, padrone bancario di un eurosistema che produce colossali guadagni per la finanza speculativa e le rendite parassitarie. Da una simile classe dirigente servile (le cui lodevoli eccezioni sono una minoranza) non possiamo aspettarci niente di buono, che non sia una ostinata difesa dei privilegi parassitari costruiti, a vantaggio dei grossi gruppi bancari.
Ora potremmo avviare, volendo, una lunga analisi delle numerose contraddizioni che l’euromeccanismo genera, rendendo impossibili le normali pratiche di economia politica necessarie alle nazioni per gestire il proprio sviluppo, ed agli inconvenienti che minano dall’interno la stabilità del sistema, ma non è strettamente necessario affrontare tutte insieme le vaste controversie di una simile discussione, perché possiamo anche limitarci ad esaminare un fatto fondamentale molto semplice.
A lungo termine, infatti, abbiamo dalla nostra parte la storia: nessuna unitone monetaria tra paesi ed economie diverse ha mai retto alla prova del tempo.
Si concluse con la guerra di indipendenza l’unione monetaria tra l’Inghilterra e le sue colonie nordamericane.
Si disintegrò il cambio fisso in oro che c’era in Europa all’inizio del XX secolo.
Si dissolse nel 1920 l’unione monetaria scandinava, pur tra soli tre paesi vicini (Svezia, Norvegia, Danimarca).
Si sfaldò lentamente, nel corso dei decenni, l’insieme di accordi di Bretton Woods, fino alla perdita di monopolio internazionale del dollaro con la costituzione del fondo monetario alternativo Brics.
L’euro, che è una unione a caratteristiche estremamente rigide, non potrà durare, prima o dopo le sue contraddizioni diventeranno insostenibili per tutti.
E non sono certo i politici a fare e disfare la storia, è vero in realtà proprio l’opposto, sono gli sviluppi storici dei rapporti di forza tra le parti sociali a fare e disfare i politici e i loro movimenti.
Gli eventi della storia degli ultimi secolo ci indicano, dunque, che l’euromeccanismo è destinato ad un inevitabile declino, fino alla sua conclusiva dissoluzione, provocata da irrisolvibili contraddizioni interne.
Vincenzo Zamboni