AIPAC pronta ad intervenire per inficiare il trattato nucleare con l’Iran
Faccio una previsione: entro breve tempo l’”intesa” sul programma nucleare tra Stati Uniti (P5 + 1) e Iran diventerà carta straccia. A questo sta lavorando alacremente l’AIPAC, l’organizzazione lobbistica che pianifica la politica estera statunitense da lungo tempo e che, come sottolineano compiaciuti loro stessi, riesce “più di ogni altro gruppo di pressione a imporre l’agenda del governo israeliano agli Stati Uniti”.
Tutti i suoi uomini presenti al Congresso sono mobilitati in tal senso, ed è noto agli osservatori che chiunque provi ad opporvisi o anche solo eccepire qualcosa non verrà mai più ricandidato. Game over. La politica americana costa cara e chi non è finanziato adeguatamente può togliersi dalla testa di ambire a una carica rappresentativa. Il solo Sheldon Adelson, multimiliardario ebreo-americano che controlla il gioco d’azzardo di Las Vegas, nel solo 2012 ha versato $92,8 milioni di dollari al Partito repubblicano per renderlo, come dire, più “sensibile” ai suoi desiderata. Non c’è nulla di “complottista” o “cospirazionista” in ciò, ma tutto avviene alla luce del sole. E’ semplicemente il sistema politico americano, che contempla in Costituzione il finanziamento lobbistico della rappresentanza istituzionale.
Invece di compiacersi per aver ottenuto con l’Iran un risultato diplomatico notevole, il ministro della Sicurezza Pubblica Gilad Erdan, parlando alla Radio dell’esercito israeliano, ha detto che il suo governo “sta facendo ogni sforzo per evidenziare e spiegare al mondo tutti i buchi di questo accordo” e “spera che il Congresso e il Senato americano comprendano presto la verità”. Ricordiamo che tutte le guerre recenti (Afghanistan, Iraq, Libia, Siria) hanno seguito il medisimo copione, con l’AIPAC e l’intero arcipelago della Israel Lobby a guidare le danze che poi Congresso e Presidenza hanno fatto proprie.
Parliamo di un paese, Israele, che possiede un arsenale stimato in 300-400 testate atomiche e che non ha mai firmato, in barba alla “Comunità Internazionale”, il Trattato di non-proliferazione nucleare, ma che si sente investito di decidere la politica energetica e militare in casa altrui. Del resto il loro punto di vista in materia è molto “chiaro”, come hanno sempre espresso in pubblico famigerati neocon di “lotta e di governo”. Il messaggio di costoro è stato invariabilmente e ossessivamente in tutti questi anni uno e solo uno: “Bomb, Bomb, Bomb, Bomb, Bomb Iran” (Bill Keller, Bomb-Bomb-Bomb, Bomb-Bomb-Iran, “The New York Times”, 22 gennaio 2012). Quando si ha una vocazione così spiccata per la pace, che altro si può fare?
Paolo Sensini
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