I negoziati sul nucleare iraniano rischiano di bloccarsi a causa del disaccordo sulle sanzioni militari

Vienna negoziati sul nucleare iraniano

A Vienna i negoziati sul nucleare iraniano rischiano di bloccarsi a causa del disaccordo sulle sanzioni militari. La delegazione di Teheran, guidata dal ministro degli Esteri Javad Zarif, chiede di abolire tutte le sanzioni sulle forniture militari e balistiche e tale posizione ha il sostegno di Russia e Cina ma trova la ferma opposizione di Usa e Ue. «Le sanzioni militari devono essere abolite, questa è la posizione dell’Iran, della Russia e della Cina» afferma un diplomatico iraniano all’Ap.

Proprio ieri i presidenti di Russia e Iran, Vladimir Putin e Hassan Rouhani, si sono incontrati a Ufa, in Russia, per discutere il rafforzamento della cooperazione militare. Usa e Ue si oppongono a tale richiesta. Una fonte europea a Vienna definisce «inaccettabile» tale ipotesi nel momento in cui manca ancora l’intesa con Teheran sul sistema di verifiche all’accordo sulla ridefinizione del suo programma nucleare.

«L’abolizione dell’embargo militare non è mai stato nell’agenda» aggiunge la fonte Ue, esprimendo «sorpresa» per la decisione di Teheran di giocare questa carta in un momento cruciale per l’esito della trattativa. Il braccio di ferro sull’embargo militare è la causa che ha impedito di raggiungere un’intesa a Vienna entro la mezzanotte del 9 aprile. «Ci sono ancora buona possibilità di raggiungere l’accordo ma non resteremo qui per sempre» ammonisce il Segretario di Stato, John Kerry. «Resto a Vienna ma abbiamo questioni molto serie ancora sul tavolo» aggiunge il ministro francese Laurent Fabius.

Zarif risponde su Twitter con una citazione di Abramo Lincoln per far presente agli Stati Uniti che “non si torna indietro dalle intese fatte”. Superata l’ennesima deadline, i negoziato di Iran e del Gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna più Germania) rimangono a Vienna nel tentativo di superare lo stallo. Aver fallito l’accordo entro il 10 luglio comporta che il Congresso di Washington avrà 60 giorni di tempo per rivedere le eventuali intese e durante questo periodo le sanzioni non potranno essere tolte.

MAURIZIO MOLINARI
(LA STAMPA 10 luglio 2015)

I commenti sono disabilitati.