Laudato si’… – L’enciclica papalina sulla cura della casa Comune, con commento di Gabriele La Malfa
LETTERA ENCICLICA
LAUDATO SI’
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
SULLA CURA DELLA CASA COMUNE
« Laudato si’, mi’ Signore », cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricor¬dava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».
2 Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Sia¬mo cresciuti pensando che eravamo suoi pro¬prietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malat¬tia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del parto » (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.
5 San Giovanni Paolo II si è occupato di que¬sto tema con un interesse crescente. Nella sua pri¬ma Enciclica, osservò che l’essere umano sembra « non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo ».4 Successiva¬mente invitò ad una conversione ecologica globale.5 Ma nello stesso tempo fece notare che si met¬te poco impegno per « salvaguardare le condi¬zioni morali di un’autentica ecologia umana ».6 La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli « stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società ».7 L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona uma¬na, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale e « tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un si¬stema ordinato ».8 Pertanto, la capacità dell’essere umano di trasformare la realtà deve svilupparsi sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio.
6 Il mio predecessore Benedetto XVI ha rin¬novato l’invito a « eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente ».10Ha ricordato che il mondo non può essere ana¬lizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché « il libro della natura è uno e indivisibile » e inclu¬de l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, « il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana ».
Papa Benedetto ci ha proposto di riconoscere che l’ambiente naturale è pieno di ferite prodotte dal nostro comportamento irresponsabile. An¬che l’ambiente sociale ha le sue ferite. Ma tutte sono causate in fondo dal medesimo male, cioè dall’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti. Si dimentica che « l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura ».12 Con paterna preoccupazione ci ha invitato a riconoscere che la creazione risulta compromessa « dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è semplicemente proprie¬tà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non ricono¬sciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vedia¬mo soltanto noi stessi ».
8 Il Patriarca Bartolomeo si è riferito partico¬larmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché « nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici », siamo chiamati a riconoscere « il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravol¬gimento e alla distruzione dell’ambiente ».14 Su questo punto, egli si è espresso ripetutamente in maniera ferma e stimolante, invitandoci a ricono¬scere i peccati contro la creazione: « Che gli esse¬ri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compro¬mettano l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati » Perché « un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio ».
Il mio appello
13 La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci crea¬to. L’umanità ha ancora la capacità di collabora¬re per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringrazia¬re tutti coloro che, nei più svariati settori dell’at¬tività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Merita¬no una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambia¬mento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze de¬gli esclusi.
14Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dia¬logo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondia¬le ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Pur¬troppo, molti sforzi per cercare soluzioni concre¬te alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinte¬resse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i Vesco¬vi del Sudafrica, « i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato
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Commento/integrazione
Profonde e concrete le osservazioni che il Papa Francesco fa sull’attuale crisi ambientale. Qualcuno pensava che si sarebbero ripetuti pensieri e riflessioni banali, invece sono usciti concetti dettati da una profonda conoscenza del problema. Non solo, Papa Francesco va trovando anche le soluzioni per risolvere alla base il problema. Il nostro Papa non si è limitato ad enunciare i problemi, ma ne ha affrontato anche le cause; cause ancora una volta dettate dalla bramosia dell’avere a dall’ingordigia del potere. Se si adottasse da domani quanto chiede Papa Francesco, allora potremmo sperare veramente in un domani migliore e vivibile.
Consiglio di leggere tutta la lettera enciclica perché è capace di risvegliare in noi quel senso di cittadini del creato e non di piccoli sudditi degli interessi delle multinazionali, delle banche e del denaro.
Ringraziamo Papa Francesco perché si è accorto di noi, ambientalisti convinti e rompiscatole dei distruttori dell’ambiente, non solo menzionandoci, ma esprimendo sentimenti di riconoscenza su quanto abbiamo e stiamo facendo per salvare l’ambiente. Ci ha anche spronato a continuare nella nostra missione ambientalista. Finalmente una persona importante e saggia, come il nostro Papa, ha riacceso in noi l’orgoglio di sentirci più vicini al Creato e alle sue creature; orgoglio che invece si era sopito a causa dell’indifferenza dell’attuale società. Grazie Francesco!
Gabriele La Malfa