Renzi alla barra, raccontato da Bruno Barra
La storia “maestra di vita” dovrebbe pur insegnare qualcosa.
Se solo si riflettesse sul fatto che il “divide et impera” è stato nel tempo il migliore espediente di una tirannide qualsiasi per controllare e governare un popolo è dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie, forse il nostro capo del Governo si sforzerebbe di limitare i devastanti danni sociali che ha sempre prodotto nel tempo questa deprecabile tecnica politica.
Renzi Matteo (alias Matteo Renzi)
Ha iniziato con il dividere in modo aggressivo e violento il suo partito.
Ha dichiarato guerra al cosiddetto consociativismo, spiazzando i sindacati e auspicando un ritorno ad una sorta di corporazione unica che faciliti il dialogo con il governo, creando disorientamento tra le forze sindacali e difficoltà nel ritornare procedure di concertazione condivise.
E quel che è più grave, ha fomentato conflitti generazionali istigando, profittando della crisi economica, i giovani contro gli anziani considerati, quest’ultimi, indegni di esercitare elementari diritti acquisiti legalmente nell’arco della loro età lavorativa, e da rottamare in blocco in quanto utili forse (a detta della Moretti) solo ad accogliere nella loro casa un immigrato clandestino (63% di quelli accolti quest’anno) che il più delle volte si spaccia per rifugiato.
Un leader che fa passare per ricchi (per bocca del suo Sottosegretario Zanetti) pensionati che percepiscono al netto € 1800 di pensione e che a detta di questo signore arcistipendiato (circa 12.000 Euro mese e che rappresenta meno dello 0,2 degli italiani), dovrebbero vergognarsi di richiedere quanto lo stato ha loro rubato.
Ancora, grazie al suo Ministro per l’economia innesca conflitti tra poteri dello Stato (esecutivo e giudiziario), criticando il massimo livello delle sentenze, quelle della Corte Costituzionale.
E a pensare che fino a ieri Renzi con i suoi compagni fiorentini – per la condanna di Berlusconi – ci ha fatto una “capa tanto” sul fatto che le sentenze si rispettano e basta.
Ma ritorniamo al motto Divide et Impera esplicitato per la prima volta per descrivere una tecnica socio-politica romana, utilizzata in tutti gli ambiti in cui, per ottenere il risultato, è in primo luogo necessario o vantaggioso spezzare o dividere ciò che si oppone alla soluzione, ovvero un determinato problema iniziale.
Orbene questo motto fu attribuito a Filippo il Macedone, un tiranno, che come capita a tutti i tiranni della storia, fu assassinato.
Un delitto consumato, nel caso di Filippo il Macedone, da una sua considerata fedelissima guardia del corpo.
Certo i tempi sono cambiati e oggi non sempre si ricorre alla eliminazione fisica quando è sufficiente l’eliminazione politica (Renzi ne sa qualcosa….ancora risuona nelle nostre orecchie quel “stai sereno” detto a Letta poco prima di trombarlo).
Meditate gente….. meditate gente…. il tempo è galantuomo e occorre saper aspettare.
Bruno Barra (La Tua Voce)