…le pulci dell’Italicum, sorcio nero nato dall’inciucio “renzusconico”
“Nel medioevo oscurantista vennero sterminati i gatti perché espressione del demonio. Con il risultato che i topi, carichi di pulci infette e senza nemici naturali, infestarono di peste l’Italia” (Saul Arpino)
Questa è una critica fatta nel rispetto del gioco delle parti, diversamente da quello che farei io. Ma serve perché la leggano coloro che credono che gli asini volano. Forse riusciranno a farsi venire qualche dubbio. Sintesi:
1) nell’Italicum non funziona il meccanismo dei 100 capolista bloccati che produrrà un parlamento a maggioranza di nominati.
2) il capolista bloccato controllerà “pacchetti” di preferenze con cui … determinare l’elezione anche del secondo e del terzo arrivato [sistema monarchico]
3) questo nuovo assetto neo-centrista di un solo partito di governo pigliatutto come ai tempi della Dc, si realizzerebbe senza però che ci siano più le condizioni storiche che hanno consentito a quel sistema di funzionare per quasi cinquant’anni: la Guerra fredda come fattore di stabilizzazione di un bipolarismo senza alternanza, partiti strutturati e un sistema proporzionale e dunque interamente rappresentativo.
Miguel Gotor
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CARO MATTEO RENZI ECCO PERCHE’ L’ITALICUM E’ DA CAMBIARE: IL DIAVOLO SI NASCONDE SEMPRE NEI DETTAGLI
Lo so: il tema legge elettorale è noioso e tende allo specialismo. Chi si occupa di politica, però, e avverte il dovere di non pensare soltanto all’oggi e agli interessi contingenti di una parte, ma anche al dopodomani e al buon funzionamento del sistema nel suo complesso, è consapevole che deve muoversi adesso e con grande determinazione, quando ancora può farlo.
In primo luogo nell’Italicum non funziona il meccanismo dei 100 capolista bloccati che produrrà un parlamento a maggioranza di nominati. Infatti, le preferenze, che sono state inserite da Renzi e da Berlusconi in un secondo tagliando della legge, saranno usate da tutti i partiti, ma produrranno effetti elettivi soltanto per la lista vincitrice o quasi. Quindi chi sarà all’opposizione vedrà entrare in Parlamento solo i nominati dai partiti (esattamente come nel «Porcellum»), oppure i candidati scelti dal leader utilizzando il meccanismo delle dieci pluricandidature. Vi è inoltre una palese disparità di opportunità di partenza tra i candidati di una stessa lista presenti sulla scheda divisi in figli e figliastri: il capolista non si sottopone al vaglio dei cittadini, mentre gli altri competitori devono darsi battaglia per conquistare la preferenza degli elettori. E ancora: se il capolista bloccato controllerà “pacchetti” di preferenze che a lui non servono potrà determinare l’elezione anche del secondo e del terzo arrivato, dando vita a dei veri e propri feudi locali dentro un sistema monarchico di premierato assoluto senza adeguati contrappesi.
Il dato di fatto che la prossima Camera dei deputati sarà composta a maggioranza da parlamentari nominati non è accettabile soprattutto alla luce della riforma del Senato a cui il Parlamento sta lavorando. In futuro, infatti, avremo una sola Camera politica, con un solo rapporto fiduciario con il governo e un Senato composto da eletti di secondo grado, scelti direttamente dai consiglieri regionali che decideranno fra loro chi farà l’assessore e chi il senatore e, dunque, potrà godere delle conseguenti immunità.
Tutto ciò tenderà a impoverire ulteriormente la qualità della democrazia italiana che rischia di ridursi a un gioco di società fra nominati che inevitabilmente allargherà la frattura tra cittadini e istituzioni. Purtroppo il processo di verticalizzazione e di accentramento decisionale che si vuole introdurre non riuscirà a colmare quella spaccatura, in cui aumenteranno l’astensionismo e la frammentazione della partecipazione, e prospererà sempre più un ceto politico auto-referenzale, irresponsabile e asserragliato in un fortino.
Inoltre l’Italicum, che è stato impropriamente venduto come un «Mattarellum» rivisitato, costituisce in realtà un simulacro dei due principi cardine che qualificano una competizione uninominale degna di questo nome: da un lato, nega il rapporto privilegiato dell’eletto con il territorio perché stabilisce collegi di 600 mila abitanti, quattro volte più estesi del «Mattarellum»; dall’altro, impedisce un’autentica e virtuosa competizione dentro/fuori a livello di collegio in quanto fa rientrare dalla porta ciò che l’elettore, con il suo libero voto, avrebbe voluto buttare dalla finestra. Forse gli italiani non l’hanno ancora capito: se un partito metterà come capolista bloccato un candidato impresentabile, è vero che a livello di collegio il cittadino potrà non votarlo scegliendo una lista concorrente, ma, dal momento che il premio di maggioranza sarà ripartito su base nazionale, se quel partito lo vincerà, l’impresentabile si troverà lo stesso in parlamento con buona pace della volontà di quell’elettore.
Il secondo problema di sistema riguarda il ballottaggio che, così com’è configurato, rischia di funzionare più come una nuova elezione che non come un secondo turno vero e proprio. Questo ballottaggio all’italiana ha la particolarità di non eleggere direttamente una carica monocratica (un presidente della Repubblica, un sindaco), ma un organismo collegiale (il Parlamento) che parteciperà solo indirettamente al secondo, ma decisivo momento elettivo, quello che individua il partito vincitore e dunque il futuro presidente del Consiglio. Se è vero che a livello comunale il collegio così eletto lega la sua esistenza alle sorti del sindaco, noi non possiamo collegare in modo così esplicito le sorti del Parlamento ai destini di colui che detiene il potere esecutivo: ciò vorrebbe dire che stiamo costruendo un premierato arbitrario e privo di opportuna regolamentazione in termini di equilibri e contrappesi, che la nostra Costituzione, fino a prova contraria essendo ancora in vigore la democrazia parlamentare, non prevede. Un premierato scaturito da una straordinaria iniezione maggioritaria, in cui un solo partito, che prende meno di un quarto o di un quinto dei voti al primo turno, può da solo, senza alcuna alleanza, conquistare la maggioranza assoluta dei seggi.
Per affrontare questi problemi è decisivo rendere possibile l’apparentamento tra il primo e il secondo turno: ciò avrebbe l’effetto non solo di allargare la base elettorale della partecipazione al ballottaggio e di legittimare maggiormente la proposta di governo prevalente, ma anche di inserire un elemento di flessibilità nel sistema che potrebbe rivelarsi prezioso nel caso in cui un giorno al ballottaggio andasse una forza dichiaratamente anti-democratica e anti-costituzionale.
Infine l’assenza di un meccanismo di apparentamento favorirebbe l’affermazione di un partito, o per meglio dire di un listone indifferenziato, necessariamente neo-centrista, il solo perno di un sistema condannato inevitabilmente ad ampliare i suoi tratti consociativi e trasformistici e ad avere ai bordi opposizioni sempre più frammentate, identitarie e radicali. Ciò significa superare lo schema competitivo della democrazia dell’alternanza, che mi sembra costituire la conquista più preziosa dell’ultimo ventennio politico, per ritornare ai tempi della Prima Repubblica. Non sarebbe la prima volta nella storia d’Italia che la restaurazione del passato si presenta sotto le mentite spoglie della rottura e della promessa di un grande cambiamento senza aggettivi e colore. È quello che sta avvenendo anche oggi, ma non si sta considerando a sufficienza che questo nuovo assetto neo-centrista di un solo partito di governo pigliatutto come ai tempi della Dc, si realizzerebbe senza però che ci siano più le condizioni storiche che hanno consentito a quel sistema di funzionare per quasi cinquant’anni: la Guerra fredda come fattore di stabilizzazione di un bipolarismo senza alternanza, partiti strutturati e un sistema proporzionale e dunque interamente rappresentativo.
Dopo il voto della Direzione nazionale del Pd il confronto sull’Italicum si sposterà nelle aule parlamentari ed è facile prevedere che sarà particolarmente acceso. Spero però che i singoli deputati non si dimentichino che in virtù dell’articolo 67 della Costituzione essi hanno il dovere di rappresentare anzitutto la Nazione: e non si tratta di difendere la libertà di coscienza, ma di affermare la necessità politica di tutelare gli interessi comuni e indivisibili della democrazia italiana.
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Notizie ricevute da Giorgio Mauri che inoltre commenta: “Solo la pressione dell’opinione pubblica può far saltare questo indecente assalto alla democrazia. La volontà di riproporre la DC è follia pura, perché mancano le condizioni al contorno affinché essa possa funzionare (la guerra fredda). Quello che accadrà non sarà assolutamente DC, ma semplice e banalissimo fascismo. E sarà così anche se dovesse vincere Grillo, che sia chiaro a tutti. Un sistema che si allontana dalla democrazia è condannato alla catastrofe.
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Commento di Roberto Polidori: “L’Art. 116 del Regolamento della Camera dice chiaramente che, in caso di votazione segreta su legge elettorale, la fiducia NON PUO’ ESSERE CHIESTA (ed è lapalissiano: il voto di “fiducia” è per sua natura palese). A sua volta il voto segreto scatta se richiesto da almeno 30 parlamentari. La “minoranza di sinistra” del PD, se esiste, deve dimostrarlo ora: è l’ultima occasione.”
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Scrive Giorgio Mauri a commento/integrazione dell’articolo: “Renzi ha una foto in cui, giovanissimo, è tra Andreotti e De Mita. E’ ovvio che un ragazzotto privo di personalità e di qualità ma stracolmo di miti non può creare niente di nuovo. Si limita a ricalcare i percorsi dei suoi maestri, a cui va aggiunto Berlusconi, non per contatto diretto, ma per la mediazione di Verdini. E così assistiamo alla proposta di una riforma istituzionale e ad una proposta di legge elettorale che sono orribili, prova ne è il fatto che non sa nessuno che cosa accadrebbe, in Italia, se dovesse vincere un Salvini, o Grillo stesso ! Un senato che è ridotto a zona demilitarizzata per ricercati e farabutti di ogni tipo, un parlamento di nominati con un premio di maggioranza enorme, sono due bestemmie inaccettabili. E le proposte dell’”idiota”, il suo “compra/vendi” da piazza del mercato, testimoniano che quelle nomine non sono un caso, ma la precisa volontà di usarle come MERCE !…”
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Commento di Vilma Moronese: “RENZUSCONI HA SBAGLIATO LA LEGGE ELETTORALE
Scritta con i piedi, Renzi e Berlusconi hanno fatto un errore incredibile, che vergogna, non sono stati capaci nemmeno di scrivere una legge elettorale, fatelo sapere a tutti: https://www.facebook.com/vilmamoronese.it/videos/864493010289000/?fref=nf“