…c’era una volta il PCI
A proposito di comunismo fallito, pseudoargomento da strapazzo continuamente bombardato dalla pubblicistica propagandista di regime goebblesiano d’Occidente: nel frattempo il capitalismo è fallito così tanto che non riesce nemmeno a vivere un sol giorno senza guerra.
Sono 24 anni di fila che l’Italia è partecipe di guerre di aggressione coloniale imperialista contro gli altri popoli, senza sosta alcuna nè interruzione di sorta, manco il tempo per tirare il fiato e respirare, una fallimento umano e civile miserabile quant’altri mai, una vergogna sanguinaria così radicale e profonda che tutti (quasi) fanno finta di niente ed evitano persino di parlarne, hanno paura anche della parola, sopraffatti e asfissiati dalla valanga dell’ideologia di “Nato uber alles”, e della devastante sionistra alleata militare della destra imperiale.
Una nazione assassina (assieme a tante altre sue pari e sodali, per completezza), più comodo nascondersi dietro il dito del “comunismo fallito”, come i bambini con le dita sporche di marmellata che strillano “c’è il babau” per distrarre la mamma !
Penoso, oltre che intellettualmente vigliacco.
Bisognerebbe provare ad aggiustare le cose a casa nostra, fino a potersi dire civili, invece di distrarre l’attenzione con scuse da quattro soldi.
Si può sempre provare a ricominciare, e riconvertire questo paese a vita degna di essere vissuta, trascinandolo fuori dalle sabbie mobili del sanguinario depravato imperialismo militare da serial killer di stato e di massa (perché sono le masse a votare i partiti della guerra), non è mai troppo tardi, come diceva il maestro Alberto Manzi, per la prima alfabetizzazione.
E infatti siamo socialmente al livello dell’alfabetizzazione elementare
Proviamoci ancora, e facciamo presto, che è tardi: mai dire mai.
No assoluto ai partiti della guerra, tutto da capo, per un mondo di pace, coesistenza, cooperazione e mutuo disarmo progressivo.
Provate anche solo a immaginare quanto benessere per tutti si ricaverebbe da una politica di riconversione civile della produzione bellica, nel quadro politico internazionale di reciproca distensione.
“L’immaginazione al potere”; si diceva nel ‘68: ecco, proviamo a immaginare qualcosa di bello ed utile di questo genere, e vediamo un po’ come va.
In effetti, non vorrei parlare di corda a casa degli impiccati, ma faccio notare che le gioie del neoliberismo turbocapitalista iperprivatista e supermeritocratico imperialista non è che abbiano diminuito la disoccupazione, casomai, poveri noi, la hanno aumentata, deprimendo nel frattempo il reddito medio e amplificando la forbice di ricchezza.
Infatti, sono gioie per plutocrati, non per la gente comune…..un fallimento conquistato a fatica, al costo di tanto sangue e tanta stupidità.
Forse è proprio meglio provare a riazzerare tutto e ricominciare da capo.
Give Peace a Chance,
Hari Om, Sarvamangalam.