Da Rapallo a Milano: “Peggio di così si muore!”

Rapallo il Tigullio

Quando ero ragazzino, due o quattro secoli fa, mio padre e mia madre portavano mia sorella e me in vacanza a Rapallo, che era ancora Rapallo, e non ancora diventata un sobborgo di Milano, o un quartiere di Torino. Non c’era sabbia, ed il mare sprofondava subito: quindi si imparò a nuotare per necessità. Ogni tanto il mare si adirava, e si verificavano quelle che comunemente si chiamavano mareggiate. Davano anche visivamente la misura della piccolezza dell’essere umano e facevano capire, a chi aveva cuore e cervello, cosa è l’umiltà e la misura di se stessi. Anche ad un ragazzino di dieci o undici anni.

Ricordo quei tre o quattro metri di acciottolato che degradavano nel mare pieni di tronchi, di cespugli, di rottami che il mare aveva estirpato e scaricato a terra: giorni di lavoro per i bagnini, che erano anche protezione civile, infermieri, tutori dei minori. Amici, forse ….

Mi è tornata alla mente la visione della “spiaggia” , dell’acciotolato dei bagni “Tigullio”, devastati da rifiuti e legname marcio d’acqua. Mi è sembrata la metafora della nostra società contemporanea.

Fateci caso: i suicidi sono in un aumento esponenziale, anche se i media hanno avuto ordini precisi di apporre il silenziatore. Lo fece anche Mussolini, ma lui, vivaddio, aveva un progetto ed una meta: far uscire l’Italia dal medioevo e collocarla fra le Potenze mondiali. E ci riuscì, al punto che anche un personaggio da me disprezzato, Churcill, scrisse che se fosse stato italiano non avrebbe potuto non essere Fascista.
Mordacchia sui crescenti suicidi, strage dei più deboli che non reggono più l’impatto di una congrega di grassatori, ladri, incapaci ed usurai che hanno sempre più bisogno di quattrini per coprire l’emissione di titoli di debito pubblico, derubando il Popolo di soldi, di case, di beni. Un cane che si morde la coda.

Ed, inevitabilmente, oltre ai suicidi, si sono affacciati sul proscenio della nostra ….. “civiltà” altre due figure da apocalisse: vandalismo e omicidi.
Anch’io, credetemi, fui un giovane ribelle, come tutti gli adolescenti di tredici – quindici anni. Giravo in motorino a Milano, col teschio da morto, ritagliato da un vecchio lenzuolo, sulla schiena del giubbotto jeans, e cucito dalle comprensive mani della sorella. Ma tutto finiva lì, e la naturale aggressività la si sfogava allo stadio, urlando il nostro amore per la pazza, gloriosa, incredibile Inter, (unica mai andata in B, ovviamente).

Ma ci si poteva sedere in mezzo a quelli là, ai cugini rossoneri, e ci si sfotteva reciprocamente, senza neppure pensare al pestaggio, alla spranga di ferro, al coltello o alla pistola.

Oggi il più educato imbratta muri, autobus, treni… Ma sono sempre più comuni atti di vandalismo feroce e stupidamente gratuito. Sono il messaggio del malessere, del rifiuto, della rivolta di gioventù che avrebbe bisogno solo di essere ascoltata e rispettata. Ma potenti ed istituzioni sono sorde da quell’orecchio: sono troppo occupate ad ascoltare le sirene corruttrici, bancarie, finanziarie. Sono un campanello d’allarme che dovrebbe mettere sull’avviso chi ha stuprato il potere e lo gestisce per il proprio tornaconto: il pericolo della resa dei conti lo vedono lontano, miopi sociali come sono. Ed invece quel pericolo si avvicina sempre più velocemente. Accelerazione apocalittica.

Ed aumentano anche gli omicidi. Personali, per lo più contro le donne, per incapacità di affrontare la lotta, la guerra quotidiana, e rifiuto alla ricerca dentro di sé del punto di riferimento della vita. Esempio tragico e doloroso: uccisione del coniuge, uomo o donna che sia, od addirittura dei figli, quale “punizione”. Pazzia pura.

Ed aumento anche di omicidi sociali, con stragi contro una società che si sente lontana e nemica.

Chi c’è, c’è.

E purtroppo aumentano e sono sempre più frequenti, e si spara nel mucchio, distruggendo vite, affetti famigliari, colpendo non solo le persone ma anche le comunità, che si sentono indifese e alla mercè dell’assassino di turno.

E non parlo di furti, di zingari (maledetto Alessandro Magno, che li portò dall’India!), di droga, di bullismo, di pedofilia…. E’ ben vero che dopo la mareggiata il mare, che è una persona seria e uguale per tutti, torna calmo, azzurro, affascinante e irresistibile. E’ la speranza che si rintana timidamente in un angolino del nostro cuore: che il mare della Storia torni calmo e vivibile. In questo momento ha riempito l’acciotolato dei bagni “Tigullio” di Rapallo di rifiuti, di tronchi sradicati, di legni distorti. E lo spettacolo non è bello. Speriamo che i bagnini si diano da fare a ripulire, buttando la casta nel raccoglitore di rifiuti, nell’inceneritore della Storia.

E che facciano presto, per favore.

Fabrizio Belloni

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