Quel che succede nello Yemen…. e quel che succede in Ucraina, parallelismi geopolitici
Il Presidente Yemenita Saleh, collocò lo Yemen nell’orbita USA, con un incontro al Pentagono che sancì il potere USA sullo Yemen, ma negli anni più recenti, gli USA hanno delegato alla monarchia Saudita, principale alleato dell’area, il compito di ‘gestire’ le questioni Yemenite.
Una rivolta che durava da anni, è sfociata in aperta ribellione, con i gerarchi del vecchio governo messi in fuga e riparati in Arabia Saudita, ..cosa fanno L’Arabia Saudita e il Qatar, insieme agli altri paesi già suoi soci nella aggressione terroristica alla Siria? Con la benedizione USA bombardano ed invadono lo Yemen.
Tutti, ma proprio tutti sanno che la Turchia, l’Arabia Saudita e il Qatar finanziano e sotengono politicamente e militarmente i terroristi sedicenti ‘islamici’ , già usati in Kosovo, Cecenia, Afghanistan, Iraq Libia, Siria …, ma ’stranamente’ l’Arabia Saudita e il Qatar si comprano mezza Europa e sono interlocutori privilegiati dei ‘ Democratici’ partiti e governi europei, Italia in primis..
Ora mettete UCRAINA al posto dello Yemen e la RUSSIA al posto dell’Arabia Saudita e degli USA , … così potrete meglio capire che nelle due similari situazioni (anche se l’Ucraina, a differenza dello Yemen, era parte integrante della Unione Sovietica prima e della Federazione Russa poi, cosa che non si può certo dire dello Yemen rispetto alla Arabia Saudita o ai lontanissimi USA) i media, i partiti e i governi servi della grande finanza ci raccontano balle incredibili, e (al pari dei loro alleati terroristi & aggressori della Siria o degli altri loro alleati naziNATO , golpisti in Ucraina) se ne strafottano dei morti e dei principi che dovrebbero regolare i rapporti internazionali.
Ma Obama ha avuto il Nobel per la Pace, e Putin è il pericolo per la pace e la ‘democrazia’…, al pari degli altri paesi che non accettano la globalizzazione del potere della grande finanza USraeliana…
Fernando Rossi
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Lo Yemen. Info da Wikipadia (..)
Nel 1967 i britannici, sotto la spinta di forze insurrezionaliste fomentate soprattutto dall’Egitto, si ritirarono e qui nel 1970 fu instaurato il regime comunista della Repubblica Democratica Popolare dello Yemen, anche noto come Yemen del Sud.
Nel 1978 iniziò nel Nord il governo assolutista di ʿAlī ʿAbd Allāh Ṣāleḥ. Dopo alcuni anni di trattative, il 22 maggio 1990 i due Stati yemeniti si riunirono in un unico Stato, l’attuale Yemen. Nel luglio 1994 alcuni ufficiali e politici di ispirazione marxista proclamarono la secessione della regione meridionale dello Yemen che assunse il nome di Repubblica Democratica dello Yemen con capitale Aden. Non riconosciuto internazionalmente, questo tentativo di secessione venne stroncato in due settimane di combattimenti dalle forze governative. Non si verificarono rappresaglie di rilievo e fu garantita l’amnistia ai combattenti e ai membri della frangia secessionista, con l’eccezione dei capi che riuscirono in buona parte a fuggire all’estero. Successivamente vennero avviate riforme politiche allo scopo di evitare nuove possibili ribellioni, in particolare venne stabilita l’elezione del presidente della Repubblica con voto popolare.
Il 27 febbraio 2012 Ṣāleḥ ha formalmente ceduto il potere al suo ex vice, ʿAbd Rabbih Manṣūr Hādī[7].
Il 22 gennaio 2015, a seguito di un tentativo di colpo di Stato da parte della maggioranza zaydita Huthi, il presidente, ʿAbd Rabbih Manṣūr Hādī, e il Primo ministro, Khālid Baḥāḥ, uomo di compromesso fra il passato regime e le figure uscite dalla Primavera Araba, hanno rassegnato le dimissioni. La Costituzione del Paese affida dunque la carica di presidente ad interim al presidente del Parlamento, figura ritenuta vicina al predecessore di Hādī, Ṣāleḥ. A seguito della situazione di caos istituzionale quattro amministrazioni regionali del sud del Paese hanno confermato di non prendere più ordini dal governo centrale.
Il 21 febbraio Hādī abbandonò Sana’a per Aden, sua città natale e sua roccaforte nel Sud del Paese. Immediatamente diramò una trasmissione televisiva in cui smentiva le proprie dimissioni, condannava il colpo di Stato e invocava il proprio riconoscimento quale Presidente costituzionale dello Yemen.[8] In marzo, Hādī dichiarava Aden “capitale transitoria”.[9]
Il 25 marzo 2015, forze di terra e dell’aeronautica militare dell’Arabia Saudita – forte del sostegno di 10 Paesi arabi (quelli del Golfo, oltre che dell’Egitto e della Giordania) – hanno colpito le posizioni degli Huthi, nell’evidente tentativo di riportare al potere ʿAbd Rabbih Manṣūr Hādī e la minoranza sunnita, acquisendo il totale controllo degli spazi aerei yemeniti.