Imposte impietose – Appello a favore dell’AVA (Associazione Vegetariana Animalista)

Dieta AVA

Le problematiche finanziare sembra non finiscano per l’AVA. Nel 2009 durante la festa dei vegetariani ci fu comminata una multa di 8.300 euro perché alcuni espositori non avevano l’autorizzazione alla vendita.
Quando nel 2007 fu acquistato dal sottoscritto il locale per adibirlo all’attuale sede AVA la somma pagata fu successivamente contestata dall’Agenzia delle Entrate la quale valutava il locale 4 volte più di quanto era il suo valore reale e su questa somma chiese la differenza di tasse di circa 90 mila euro. Fu fatto ricorso tramite commercialista che fu accettato in parte facendo una media tra il valore da loro attribuito e quello realmente pagato. La media utilizzata porta ora l’attuale locale ad un valore a più del doppio del suo valore reale e invitano a pagare la differenza di circa 70 mila euro. Fu fatto un secondo ricorso che è stato rigettato perché assurdamente il commercialista incaricato ha fatto scadere i termini, e in attesa di valutare la situazione tramite un legale purtroppo non resta che pagare.

Praticamente, fuori di ogni logica di mercato la Commissione Tributaria è convinta che un locale interrato di 67 mq abbia un valore di circa 380 mila euro, che valga cioè più del doppio di quanto in realtà vale e su questa cifra mi chiama a pagare le tasse. E non è possibile fare ricorso in Cassazione: per lo Stato la questione è chiusa. Così vanno le cose in Italia. Da 2 anni cerco inutilmente di vendere il locale per meno della metà del valore attribuito dalla Commissione Tributaria il cui prezzo le agenzie immobiliari considerano ancora eccessivo.

L’AVA (a differenza di altre associazioni che possono contare sulle migliaia, o decine di migliaia, di quote associative) ha moltissimi simpatizzanti ma pochissimi associati, nel 2014 erano circa 120, che con una media di 30 euro a testa fanno circa 4.000 euro l’anno, a questi si aggiungono le quote del 5 x mille che sono circa altri 2.500 euro: questo è tutto il capitale dell’AVA, appena sufficiente a coprire le spese di gestione: Imu, condominio, luce, rifiuti ecc..

A causa di questo l’esistenza stessa della sede potrebbe essere incerta, ma in ogni caso il progetto di spostarsi in una nuova sede più idonea alle esigenze di un pubblico sempre più numeroso viene rimandata ad un eventuale futuro.

Considerate che la sede dell’AVA è costata al sottoscritto circa 220 mila euro, oltre la rinuncia a circa 1.300 euro mensili se il locale fosse affittato a terzi invece di essere ceduto gratuitamente all’Associazione. Considerate che l’esistenza dell’AVA è un bene per tutti e che la sua scomparsa sarebbe un danno gravissimo per la cultura vegan in Italia.
Infatti se non cedessi gratuitamente la sede per le conferenze settimanali l’AVA non potrebbe esistere e la differenza per tenere in vita l’attuale sede è a carico mio. Purtroppo mancano i filantropi, i mecenati, i benefattori, ma chi crede in un ideale deve essere anche disposto a pagare di suo. Ora a me tocca chiedere un mutuo per sopperire alla somma richiesta di 70 mila euro entro la fine di aprile. E’ estremamente antipatico parlare di queste cose, ma era è mio dovere informare chi ha a cuore l’esistenza dell’AVA come centro di diffusione della cultura vegan/animalista, unico in Italia. Se tra i nostri associati e simpatizzanti ci fosse qualcuno in grado di aiutarci se non altro ad arginare questo grosso problema gliene saremmo grati, diversamente saranno problemi seri.

Un saluto a voi.

Franco Libero Manco – Presidente AVA
“francolibero.manco@fastwebnet.it”

AVA

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