L’amore e l’etica sorgono dal cuore… non stanno nei libri (più o meno sacri)
Non v’è pensiero che non sia condizionato dal cuore, la parte di noi che più di ogni altra qualifica il nostro livello di sensibilità (frutto della nostra vera evoluzione interiore) mai disgiunto dalla dimensione spirituale. Diceva l’illuminata scrittrice francese Simone Weil: “La compassione è un miracolo più grande del camminare sulle acque”. Ma c’è una virtù al di sopra di tutte, la CONDIVISIONE, che nasce dalla volontà di immedesimarsi nella condizione dell’altro e condividerne l’esigenza vitale: attitudine della più alta conquista umana.
E’ il cuore che rende positivo il pensiero, se c’è la volontà di lasciarsi permeare dalle sue vibrazioni. Chi ha un grande cuore non è mai ingiusto, violento, egoista: l’egoismo, infatti, figlio dell’indifferenza, è agli antipodi del cielo. Tutta la storia dell’uomo passa attraverso il cuore della gente. Chi potrebbe nuocere al suo simile se condividesse le sofferenze della sua vittima? Come si potrebbero concepire le tirannie, gli stupri, la schiavitù, le droghe, le mafie, il razzismo, i campi di sterminio… se nel cuore dell’uomo albergasse la bontà e la condivisione?
Come potrebbe un assassino uccidere se percepisse il devastante dolore che produce alla vittima e alla sua famiglia? Come potrebbe il ladro, lo spacciatore di droga prestarsi a tali pratiche se condividesse il danno della vittime? Come potrebbe il vivisettore lasciare la scimmia, il cane o il gatto nell’agonia del cranio trapanato? Come potrebbe la gente mangiare carne avesse la capacità di immedesimarsi nel terrore del vitello, agnello o coniglio che ha nel piatto? Come potrebbe il cacciatore spezzare il volo di un uccello?
Se c’è la guerra nel mondo dipende dal cuore degli uomini, incapaci di percepire il valore della vita, il dramma della morte, della devastazione. Se c’è la fame nel mondo, le malattie, la miseria, l’emarginazione, dipende dal cuore dell’uomo insensibile alla condizione e al dolore degli altri, al diritto di ognuno di una vita degna di essere vissuta.
Nessuna azione delittuosa potrebbe essere concepita dalla mente, e poi messa in atto, se il cuore non la condividesse. Nessun delitto potrebbe mai essere concepito. Nessuno sarebbe senza lavoro, senza casa, senza aiuto, senza sostegno. Nella sensibilità del cuore e della coscienza umana sta il segreto di un mondo migliore.
Il pensiero di tutti i grandi pilastri della morale e della spiritualità del mondo, coloro che rappresentano il meglio dell’umanità, hanno indicato non la scienza, non la politica, non l’economia ma il cuore come fonte di risoluzione dei grandi problemi umani.
Per rendere più giusto e sensibile il cuore dell’uomo è necessario conoscere le cause del suo male; occorre chiedersi perché mai l’essere umano, per sua natura animale mite, sprovvisto di ogni arma naturale ad offendere (artigli, zanne, corna, zoccoli) sia divenuto la creatura più violenta e crudele, volta all’annientamento della sua stessa specie.
Probabilmente la causa risale ai nostri antichi progenitori, che dopo milioni di anni vissuti da pacifici fruttariani, si trasformarono in raccoglitori/cacciatori/predatori. Per necessità di sopravvivenza iniziarono ad uccidere gli animali, si abituarono alla vista del sangue, alla soppressione dell’altro, alla morte, all’insensibilità verso la vittima. Il processo inverso richiede inevitabilmente il superamento di questa sanguinosa lotta tra noi e il resto del creato, superando la nefasta visione antropocentrica che considera solo l’uomo degno di diritti e lascia inalterata la sua propensione a massacrare ogni forma di vita, compresa l’umana.
E’ inutile sperare nel buon comportamento dell’uomo verso il suo simile se è abituato a causare ogni sorta di ingiustizia e di violenza nei confronti di miliardi di animali senzienti, ad ignorare la loro sofferenza e il loro diritto alla vita. Solo la coscienza biocentrica che valorizza e rispetta il “piccolo”, induce al rispetto anche del “grande”. Il processo inverso (che considera solo l’essere umano degno di diritti) ha prodotto danni nella coscienza e solo sventure.
Non si può amare solo un componente la famiglia e ritenere legittimo massacrare il resto dei componenti e poi sperare che l’uomo non abbia attitudine al delitto, che non si ferma a seconda della specie. E’ come autorizzare un bambino a rompere ogni oggetto di casa, eccetto uno, per poi stupirsi della sua propensione alla distruzione. Ma se si educa il bambino a valorizzare e a rispettare le piccole cose come potrebbe non valorizzare e rispettare le grandi? Come potrebbe l’uomo uccidere, torturare, schiavizzare il suo simile se nutre riguardo per l’animale? Non v’è essere umano abituato al rispetto del lombrico, della farfalla, della formica, dell’albero che si sia manifestato violento verso i suoi simili, salvo eccezioni. Non v’è essere umano attento a non privare le api del loro miele, le uova alle galline, il latte alle mucche che possa poi manifestarsi ladro verso le cose degli uomini.
Franco Libero Manco