Ucraina – Giornalista arrestato per appello alla nonviolenza
Questo è un invito alla mobilitazione, si può cogliere l’occasione per
manifestare anche contro l’invio di armi a Kiev. Per evitare che le
informazioni restino al “nostro” interno e si faccia la guerra e la
pace al computer, occorre sia organizzare manifestazioni per strada -
cercheremo a Roma di farne una davanti a Ue o ambasciata Ucraina – sia inviare la richiesta “NO armi a Kiev! No condanne” al ministero degli
esteri e a parlamentari sensibili.
Salviamo il refusnik Ruslan che rifiuta di andare a uccidere nel Donbass ed è stato arrestato dal governo ucraino…
Marinella Correggia
Il giornalista ucraino Ruslan Kotsbaba è stato arrestato a
Ivano-Frankovsk, città dell’Ucraina occidentale, e rischia un processo
per tradimento dello Stato. Intorno al 20 gennaio, Kotsbaba, che
lavora per il canale televisivo 112, aveva diffuso un video
(https://www.youtube.com/watch?v=YKpo856d_Ig&feature=youtu.be) nel
quale dichiarava la sua indisponibilità a essere arruolato e invitava
di fatto i suoi concittadini alla diserzione di massa. Una
dichiarazione che ha destato scalpore sia per la notorietà del
giornalista sia perché l’Ucraina occidentale è percorsa da un vento
sciovinista che arriva a riabilitare come eroi patrioti perfino i
collaborazionisti nazisti.
Nel video, camminando veloce nella sua città natale, Ruslan
dichiarava: «Preferisco andare in carcere che andare a combattere
contro miei compatrioti nel Donbass». «Uso il fatto di essere
conosciuto per dire ufficialmente che non sono disposto a ricevere
nessuna chiamata alle armi, non importa se sarà la terza, quarta o
quinta mobilitazione. Se andassi in guerra potrei uccidere i miei
compatrioti, perché questa è una guerra civile. La mobilitazione
generale è legale solo quando c’è una formale dichiarazione di guerra
fra due paesi, ma non è così. Non c’è dichiarazione di guerra con la
Russia, anche se l’Ucraina lo dice. Il codice penale stabilisce una
pena da due a 5 anni per la diserzione. Ma per me è più facile andare
in galera che uccidere compatrioti. Dobbiamo capire che quelli che
vivono nell’Est capiscono che il governo di Kiev è niente e non
vogliono stare sotto questo governo. So che mi accuseranno di essere
agente di Putin ma suggerisco a tutti di disertare. Non è possibile
che nel secolo XXI si faccia guerra e si uccida solo perché altri
vogliono stare per conto loro. Spero che molti ascoltino e facciano
come me. In Donbass non c’è l’esercito russo». E’ auspicabile una
mobilitazione internazionale a suo favore.
La storia dei conflitti è percorsa da continui coraggiosi inviti alla
diserzione. Al tempo della spedizione coloniale in Libia, nel 1911, il
soldato di leva e muratore anarchico Augusto Masetti ferì un ufficiale
al grido di «fratelli ribellatevi»; finì in manicomio, non vollero
farne un martire. E nella Prima guerra mondiale furono migliaia i
giustiziati per diserzione, e decine di migliaia i diffamati e
umiliati (si veda la mostra fotografica www.centoannidiguerra.org di
No War Napoli). Dopo cento anni, alcune autorità italiane sembrano
avere l’intenzione di riabilitare come caduti di guerra quelle vittime
della ferocia. Si è pronunciato a favore di questa scelta di civiltà
anche il vescovo ordinario militare monsignor Santo Marcianò che
ritiene la loro fucilazione «un atto di violenza ingiustificato e da
condannare».
Pochi anni dopo la fine del Grande macello, il pacifista tedesco
Ernest Friedrich che aveva rifiutato di arruolarsi e per questo aveva
conosciuto manicomio e prigione, nell’introduzione al suo potente
libro fotografico Guerra alla guerra (1924) scrive: «Meglio affollare
le carceri, gli istituti di pena e i manicomi di tutto il mondo
piuttosto che uccidere e morire per il capitale. (…) Ripetete queste
parole: “Io mi rifiuto!”; mettetele in pratica, e la guerra in futuro
sarà impossibile. (…) E voi donne, non lasciate che i vostri uomini
vadano al fronte! (…) Donne di tutto il mondo unitevi!». Ricordiamo
anche Marcondiro, di F. De André: «Ci salverà il soldato che non
sparerà (…)».
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Commento inviato via email il 30 marzo 2015:
Sig. D’Arpini, da nonno a nonno, ho letto le sue note biografiche e le sue molteplici iniziative per la libertà, l’ambiente, contro le multinazionali, per cui penso potrebbe essere interessato al video-appello dell’obiettore ucraino Ruslan Kotsaba contro la guerra ed eventualmente aiutarmi a diffonderlo con la petizione che ho iniziato per la sua liberazione. Ruslan Kotsaba é un giornalista ucraino del Kanal 112 che, con grande coraggio, ha dichiarato pubblicamente di rifiutarsi di andare a combattere ed uccidere altri civili nel Donbass ed ha invitato i connazionali a fare come lui, perché quella é una guerra scatenata dagli interessi degli oligarchi ucraini che si poteva e si può evitare con l’autodeterminazione dei popoli, con la diplomazia.
Per questo atteggiamento e per il suo appello, é stato arrestato ed é sotto processo.
Mi é sembrato un bel messaggio contro la guerra da diffondere e Ruslan Kotsaba una persona coraggiosa da sostenere.
Cordiali saluti
Ireo Bono- Savona
Video-appello di Ruslan Kotsaba e la petizione per la sua liberazione