Tre minuti per me posson bastare…
La lancetta dell’«Orologio dell’apocalisse»
Sui grandi media, la notizia è passata quasi del tutto sotto silenzio.
Eppure a lanciare l’allarme sono noti scienziati dell’Università di
Chicago che, consultandosi con altri (tra cui 17 Premi Nobel),
valutano la possibilità di una catastrofe provocata dalle armi
nucleari in concomitanza con il cambiamento climatico dovuto
all’impatto umano sull’ambiente.
Il cauto ottimismo sulla possibilità di tenere sotto controllo la
corsa agli armamenti nucleari è svanito di fronte a due tendenze:
l’impetuoso sviluppo di programmi per la modernizzazione delle armi
nucleari e il sostanziale blocco del meccanismo di disarmo. Al primo
posto, tra le cause del rilancio della corsa agli armamenti nucleari,
gli scienziati statunitensi mettono il programma di «modernizzazione»
delle forze nucleari Usa, che comporta «un costo astronomico».
Confermano così quanto già documentato [1]: il presidente Obama –
insignito nel 2009 del Premio Nobel per la Pace per «la sua visione di
un mondo libero dalle armi nucleari, che ha potentemente stimolato il
disarmo» – ha presentato 57 progetti di upgrade di impianti nucleari
militari, con un costo stimato di 355 miliardi di dollari in dieci
anni. Il programma prevede anche la costruzione di 12 nuovi
sottomarini da attacco nucleare (ciascuno con 24 missili in grado di
lanciare fino a 200 testate nucleari), altri 100 bombardieri
strategici (ciascuno armato di circa 20 missili o bombe nucleari) e
400 missili balistici intercontinentali con base a terra (ciascuno con
una potente testata nucleare). Si stima che l’intero programma verrà a
costare circa 1000 miliardi di dollari.
Anche la Russia, indicano gli scienziati statunitensi, sta procedendo
all’«upgrade» delle sue forze nucleari. Lo conferma l’annuncio di
Mosca che esse svolgeranno nel 2015 oltre 100 esercitazioni. Secondo
la Federazione degli scienziati americani, gli Usa mantengono 1920
testate nucleari strategiche pronte al lancio (su un totale di 7300),
in confronto alle 1600 russe (su 8000). Comprese quelle francesi e
britanniche, le forze nucleari della Nato dispongono di circa 8000
testate nucleari, di cui 2370 pronte al lancio. Aggiungendo quelle
cinesi, pachistane, indiane, israeliane e nordcoreane, il numero
totale delle testate nucleari viene stimato in 16300, di cui 4350
pronte al lancio.
Sono stime approssimative per difetto, in quanto nessuno sa
esattamente quante testate nucleari vi siano in ciascun arsenale.
Quello che scientificamente si sa è che, se venissero usate,
cancellerebbero la specie umana dalla faccia della Terra. A rendere la
situazione sempre più pericolosa è la crescente militarizzazione dello
spazio.
Una risoluzione contro il dispiegamento di armi nello spazio esterno,
presentata dalla Russia alle Nazioni Unite, ha ricevuto il voto
contrario di Stati uniti, Israele, Ucraina e Georgia, e l’astensione
di tutti i paesi dell’Unione europea. Compresa l’Italia dove, violando
il Trattato di non-proliferazione, vi sono 70-90 bombe nucleari Usa in
fase di «ammodernamento», e per il secondo anno consecutivo si è
svolta l’esercitazione Nato di guerra nucleare.
Dove i grandi media, che sembrano illuminarci su tutto, spengono i
riflettori mentre la lancetta dell’Orologio si avvicina alla
mezzanotte.
(La lancetta dell’«Orologio dell’apocalisse», il
segnatempo simbolico che sul «Bulletin of the Atomic Scientists»
indica a quanti minuti siamo dalla mezzanotte della guerra nucleare, è
stata spostata in avanti: da 5 a mezzanotte nel 2012 a 3 a mezzanotte
nel 2015 ["Three minutes and counting", by Lynn Eden, Robert Rosner,
Rod Ewing, Sivan Kartha, Edward "Rocky" Kolb, Lawrence M. Krauss, Leon
Lederman, Raymond T. Pierrehumbert, M. V. Ramana, Jennifer Sims,
Richard C. J. Somerville, Sharon Squassoni, Elizabeth J. Wilson, David
Titley et Ramamurti Rajaraman, Bulletin of the Atomic Scientists,
January 19, 2015.]], lo stesso livello del 1984 in piena guerra
fredda.)
Manlio Dinucci
Fonte
Il Manifesto