“Il gregge si muove dove il pastore vuole”
La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.
1) La strategia della distrazione, fondamentale, per le grandi lobby
di potere, al fine di mantenere l’attenzione del pubblico concentrata
su argomenti poco importanti, così da portare il comune cittadino ad
interessarsi a fatti in realtà insignificanti. Per esempio,
l’esasperata concentrazione su alcuni fatti di cronaca.
2) Il principio del problema-soluzione-problema: si inventa a tavolino
un problema, per causare una certa reazione da parte del pubblico, con
lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far
accettare. Un esempio? Mettere in ansia la popolazione dando risalto
all’esistenza di epidemie, come la febbre aviaria creando
ingiustificato allarmismo, con l’obiettivo di vendere farmaci che
altrimenti resterebbero inutilizzati.
3) La strategia della gradualità. Per far accettare una misura
inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni
consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socio-economiche
radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni
degli anni 80 e 90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà,
flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più
redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una
rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4) La strategia del differimento. Un altro modo per far accettare una
decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e
necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, al momento, per
un’applicazione futura. Parlare continuamente dello spread per far
accettare le “necessarie” misure di austerità come se non esistesse
una politica economica diversa.
5) Rivolgersi al pubblico come se si parlasse ad un bambino. Più si
cerca di ingannare lo spettatore, più si tende ad usare un tono
infantile. Per esempio, diversi programmi delle trasmissioni
generaliste. Il motivo? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se
avesse 12 anni, in base alla suggestionabilità, lei tenderà ad una
risposta probabilmente sprovvista di senso critico, come un bambino di
12 anni appunto.
6) Puntare sull’aspetto emotivo molto più che sulla riflessione.
L’emozione, infatti, spesso manda in tilt la parte razionale
dell’individuo, rendendolo più facilmente influenzabile.
7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Pochi, per
esempio, conoscono cosa sia il gruppo di Bilderberg e la Commissione
Trilaterale. E molti continueranno ad ignorarlo, a meno che non si
rivolgano direttamente ad Internet.
Imporre modelli di comportamento. Controllare individui omologati è
molto più facile che gestire individui pensanti. I modelli imposti
dalla pubblicità sono funzionali a questo progetto.
9) L’autocolpevolizzazione. Si tende, in pratica, a far credere
all’individuo che egli stesso sia l’unica causa dei propri insuccessi
e della propria disgrazia. Così invece di suscitare la ribellione
contro un sistema economico che l’ha ridotto ai margini, l’individuo
si sottostima, si svaluta e addirittura, si autoflagella. I giovani,
per esempio, che non trovano lavoro sono stati definiti di volta in
volta, “sfigati”, choosy”, bamboccioni”. In pratica, è colpa loro se
non trovano lavoro, non del sistema.
10) I media puntano a conoscere gli individui (mediante sondaggi,
studi comportamentali, operazioni di feed back scientificamente
programmate senza che l’utente-lettore-spettatore ne sappia nulla) più
di quanto essi stessi si conoscano, e questo significa che, nella
maggior parte dei casi, il sistema esercita un gran potere sul
pubblico, maggiore di quello che lo stesso cittadino esercita su se
stesso.
Si tratta di un decalogo molto utile (alcuni lo attribuiscono a Noam Chomsky, ma vi sono dubbi al proposito) . Io suggerirei di tenerlo bene a mente, soprattutto in periodi difficili come questi.
Maria Doss