…la religione vegan animalista ai tempi di Mahavira

Mahavira

Il giainismo, fondato da Mahavira un contemporaneo di Budda, Senofane, Lao tzu, Talete, Eraclito, Zarathustra, Isaia, Geremia, è una corrente religiosa nata all’interno dell’induismo, fondato nel VI secolo a.C. da Mahavira, un membro dell’alta aristocrazia al tempo dei Veda. 23 sono i massimi maestri (chiamati Costruttori del ponte), l’ultimo dei quali, il 24°, era Mahavir, che significa il grande coraggioso, colui che aveva vinto paura, lussuria, ira, ecc.

Mahavira, al termine di dodici anni di pratiche spirituali, giunse all’illuminazione e dedicò i rimanenti trent’anni della Sua vita al benessere di tutte le creature. Rifiutò i tanti dogmi, pregiudizi, false dottrine, superstizioni che popolavano l’India; si oppose ai sacrifici animali e umani, abolì la divisione in caste e il divieto allo studio per le donne e per le classi povere. Promosse il cammino della nonviolenza, del distacco, della consapevolezza, dell’austerità, dell’equanimità.

L’Ahimsa nello giainismo è il fulcro della più antica dottrina della nonviolenza, sistema religioso sorto da una scissione dell’antico induismo.

Dispute all’interno della chiesa giainista finirono col provocare nel 79 a.C. due correnti: quelli vestiti di bianco e quelli vestiti di spazio (cioè nudi), da cui ebbero nacquero altre varie sette.

Benché ridotta a circa un milione e mezzo di adepti e a sei milioni di aderenti, la comunità giainista conserva una notevole importanza economica in quanto i suoi membri praticano soprattutto attività commerciali, perché in base alla teoria dell’Ahimsa sono loro vietati mestieri manuali. Ma malgrado il numero esiguo rispetto al totale della popolazione, in India i giainisti occupano posizioni importanti nel mondo degli affari e in quello della scienza. Godono anche di una certa importanza nella cultura indiana, avendo contribuito in modo significativo allo sviluppo della filosofia, dell’arte, dell’architettura, della scienza e della politica dell’intero paese.

Il giainismo ha lo scopo di guidare l’anima verso la via della liberazione per il raggiungimento del Nirvana attraverso tre mezzi: la via diritta, la conoscenza diritta, la condotta diritta.
Perr il gianinismo l’anima e la materia sono sostanze identiche: l’una cosciente, l’altra incosciente. Esistono due categorie di anime: quelle libere o perfette (le anime dei profeti (l’ultimo dei quali è Mahavira), e le anime trasmigranti cui comprendono gli uomini, gli animali, i vegetali, i minerali.
Il giainismo è un’antica religione, inizialmente documentata come una fede a sé stante, ma soprattutto è una filosofia in quanto non implica divinità definite. È basata sugli insegnamenti di Mahavira che indicava la via alla perfezione umana sulla base della nonviolenza. Secondo la sua dottrina, la filosofia giainista diventa un modo di vivere e un modo di comprendere e codificare le verità eterne e universali che in tempi diversi si erano manifestate all’umanità e che più tardi riemergono negli insegnamenti degli uomini che avevano raggiunto l’illuminazione.

Per il giainismo la nonviolenza universale e il rispetto della vita di ogni essere è regola fondamentale. “Ovunque vi sia un essere vivente lì è Dio. Vivi e lascia vivere. Ama tutti, servi tutti”. Insegna che ogni singolo essere vivente, dal moscerino all’uomo, è un’anima eterna e indipendente, responsabile dei propri atti. I giainisti ritengono che il loro credo insegni all’individuo come vivere, pensare e agire in modo tale da rispettare e onorare la natura spirituale di ogni essere vivente, al meglio delle proprie capacità.

Dio è concepito come il Signore fra le anime che rappresenta l’infinita conoscenza, percezione, coscienza e felicità. L’universo stesso è eterno, non avendo né inizio né fine, per questo si ritiene che il giainismo sia una religione che non include la concezione di un Dio creatore.

Predicando un’assoluta nonviolenza, il giainismo prevede una forma estrema di veganismo: la dieta del fedele esclude anche molti vegetali; persino l’acqua viene filtrata al fine di non ingerire involontariamente piccoli organismi.

I giainisti credono che l’esistenza in questo mondo significhi inevitabilmente sofferenza: né le riforme sociali né quelle dei singoli individui possono impedirla. L’unico modo per sfuggire alla sofferenza è fuggire completamente dall’esistenza umana, anche se è molto difficile ottenere la liberazione dalla condizione umana, per questo credono che le vite, o reincarnazioni, sono in numero indefinito.

Conseguenza delle azioni cattive è un karma pesante, che costringe a scendere in un livello più basso nella scala dell’esistenza. Mentre conseguenza delle buone azioni è un karma leggero, che permette di innalzarsi nella vita successiva ad un livello superiore, dove c’è meno sofferenza da sopportare. Ma le buone azioni da sole non sono sufficienti ad attuare la liberazione. Il modo per eliminare il vecchio karma consiste nel ritirarsi il più possibile da tutti i coinvolgimenti del mondo.

Da un lato, ci sono i monaci, che praticano un rigido ascetismo e si sforzano perché questa loro nascita sia l’ultima. Da un altro lato, ci sono i laici che perseguono pratiche meno rigorose sforzandosi di ottenere la fede razionale e di fare buone azioni in questa vita.
Nel loro sforzo di liberazione i giainisti credono che nessuno spirito o essere divino possa aiutarli in alcun modo. Questa deve essere raggiunta dagli individui attraverso gli sforzi personali. Infatti, neppure gli angeli possono raggiungere la loro liberazione finché non siano reincarnati come umani e subiscano le difficili prove di rimuovere il karma.

Il codice etico del giainismo, riassunto nei Cinque Giuramenti, seguiti sia dalle persone laiche sia dai monaci, è il seguente: Nonviolenza, Verità, Non-furto, Castità, Non-possesso. Per le persone laiche ‘castità’ significa confinare l’esperienza sessuale al rapporto matrimoniale. Per i monaci e le suore, significa totale celibato.

La nonviolenza implica la necessità assoluta di essere rigorosamente vegani. Esistono alcuni giainisti che indossano maschere su bocca e naso per evitare ogni possibilità di respirare minuscoli insetti.

I principi morali giainisti sono intrecciati con la religione al punto che non è possibile stabilire dove finiscono gli uni e dove iniziano gli altri. Tra i principi morali induisti e quelli giainisti c’è stata molta reciproca influenza che è difficile determinare quale parte abbia influenzato l’altra.

Le passioni nascono dall’ignoranza della reale natura dell’anima e del mondo fisico.
L’ignoranza può essere rimossa con l’attento studio degli insegnamenti dei maestri liberati.

Le tre gemme del giainismo sono: la giusta fede, la giusta conoscenza e la giusta condotta: giusta fede per ottenere la giusta conoscenza; buona condotta per fare il bene degli altri. Per ottenere questo si deve prestare i cinque grandi giuramenti:
1) praticare estrema attenzione nelle azioni quotidiane, al fine di evitare di recare danno a qualsiasi essere vivente;
2) tenere a freno pensieri, parole e azioni fisiche;
3) perdono, umiltà, chiarezza (ovvero assenza di inganno), sincerità, pulizia, autolimitazione, austerità, autosacrificio, distacco dai beni materiali, celibato.
4) meditare sulla verità;
5) vincere tutti i dolori e i disagi che nascono da fame, sete, caldo, freddo, ecc. attraverso la volontà.
Tutto questo a seconda la propria capacità e volontà, che devono essere rafforzate.
Questa filosofia di vita sembra abbia favorito la nascita del pensiero buddista; lo stesso Gandhi fu profondamente influenzato dalla filosofia giainista che non danneggia nessuno e che integrò nel suo personale stile di vita.

Il giainismo attualmente è una religione che sta raccogliendo proseliti anche negli Stati Uniti e a Londra agli inizi del Novecento.
Veganismo, pacifismo, tolleranza, altruismo, non assolutismo, ecumenismo, sono le regole fondamentali. I giaina acquistano animali dal macello per liberarli. Hanno anche ospedali per animali.

La divinità è la Vita. Ovunque vi sia un essere vivente lì è Dio. Ogni singolo essere vivente, considerato divino e sacro, contiene un’anima individuale eterna, potenzialmente perfetta.

Si annoverano diverse incarnazioni di Dio in varie forme di animali tra cui il pesce, il cavallo, la tartaruga, il cinghiale. Tutti gli animali in India sono rispettati, compresi quelli ritenuti impuri e tutti come gli umani hanno la possibilità di raggiungere le alte vette della spiritualità.

Più rigoroso del buddismo nel quale si paga per le intenzioni, nello giainismo anche per gli errori inconsapevoli.
L’Ahimsa cardine del giainismo è tra le dottrine orientali quella che più si è evoluta in merito al rispetto per gli animali. Alcuni spazzano per terra prima di camminare. Accanto ai templi giainisti si trovano spesso rifugi per animali anziani o feriti.

Gli asceti giaina, i più perfetti, non possiedono nulla. Contrariamente a quanto accade presso altre religioni, dove con il salire nelle gerarchie ecclesiastiche si acquista un sempre maggiore prestigio, nel giainismo con il progredire sul piano spirituale aumentano le rinunce e le restrizioni: i monaci e le monache possiedono solo un abito bianco, una ciotola per elemosinare il cibo e l’acqua, un bastone, una scopa per rimuovere gli insetti dal loro cammino ed una pezzuola sulla bocca per non nuocere ai batteri dell’aria.

Il giainismo, attualmente diffuso pressoché esclusivamente in India e in USA, è costituito da due scuole principali: Digambara (vestiti di cielo) e Svetambara (vestiti di bianco).

Franco Libero Manco

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